Nosound
Lightdark
I Porcupine Tree non mi sono mai piaciuti. Pur riconoscendone il valore artistico e l’assoluta perizia musicale, non sono mai riuscito ad ascoltare per intero un album della prog-band inglese.
Da oltre dieci anni, Giancarlo Erra gestisce il sito e la community italiana dedicata alla musica dei Porcupine Tree. Inoltre, è leader e chitarrista dei Redshift, formazione attiva da diversi anni come cover-band dei (guarda un po’) Porcupine Tree.
Con tali premesse, si potrà capire l’entusiasmo del sottoscritto di fronte a questo “Lightdark”, seconda opera dei Nosound, nati come solo-project di Giancarlo Erra e recentemente diventati una band a tutti gli effetti, con l’innesto di alcuni componenti dei Redshift.
Più o meno lo stesso stato d’animo di chi si concede una pausa dalla dieta e finisce in un ristorante vegano.
Invece “Lightdark” si rivela opera di spessore, perfettamente bilanciata tra adesione al modello di riferimento ed espressione di una precisa identità artistica. Il semplice riferimento al modello si trasforma in organica riconduzione filologica al modello stesso, laddove le sonorità prog-rock dei Nosound si riallacciano alla psichedelia dilatata dei Pink Floyd fine anni ’80 (“Places Remained”) o all’ambient liquido dei Bark Psychosis, o meglio, dei No-Man, vista la presenza di Tim Bowness alla voce in “Someone starts to fade away” (questa volta non servirebbe neanche citare i Porcupine Tree). Altre volte il suono diventa fibroso, come nel morbido ed evocativo post-rock di “Kites”, fino a rasentare la noia nella conclusiva “Lightdark”, dove l’intreccio di chitarre “floydiane” non basta a colmare l’assenza ritmico-melodica. Spicca invece la bella e pretenziosa sezione centrale, composta dal mantra teso e cupo di “The misplay” e dai quindici minuti e mezzo (!) di “From Silence to noise”, vero e proprio viaggio sviluppato su centri concentrici e progressivi, dalla stasi iniziale fino all’esplosione psichedelica, passando attraverso nebbie fittissime e laghi ghiacciati.
Le cose sono due. O sono particolarmente bravi i Nosound, o dovrò provare a riascoltare i Porcupine Tree.
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