Other Lives
Mind The Gap EP
Thom Yorke, nelle date americane, ha espressamente voluto che aprissero i concerti dei suoi Radiohead. Così, in modo repentino, gli Other Lives hanno allargato prepotentemente il bacino di ascoltatori e aspettative. Bacino in verità già capiente e considerevole, riempito dal notevole esordio dellalbum omonimo e soprattutto dal trascinante Tamer Animals (2011), costruito e cesellato nellarco di sedici lunghi mesi, eccezionalmente denso, evocativo, filmico. Quella di essere filmici è dote rara e preziosa, che proietta o scaraventa mediante musica verso altri, lontani, incredibili habitat, in un viaggio spettacolare e memorabile. E dote propria del folk-rock degli Other Lives, impregnato di suggestioni, di note riflessive, di vaghe liriche metaforiche, allusive.
Nellep Mind The Gap questa capacità filmica è tuttavia svigorita, smorzata, rimpicciolita, frutto anche del risicato minutaggio dei soli quattro brani (tre inediti e un remix) e dellinevitabile respiro più corto che non è quello tipico di un disco. E un ep che certamente procede nel solco già scavato (mai evadendo chiaramente dalle impronte oramai riconoscibili degli Other Lives), ma volentieri devia, saltuariamente, da questo stesso solco: vira, si apre a nuove strade, a singolari itinerari che la band americana potrebbe calcare nel nuovo album, incline alla sperimentazione, allo sbocco inaspettato verso lelettronica.
Take us alive, nei violini virtuosi e nel piano cadenzato, rimanda ai loro lavori più recenti, in unatmosfera lugubre e graffiante, con Jesse Tabish che non placa il ritornello esasperato, mentre il brano non riesce a trovare sembianze lineari, compiute. Dead Can è il pezzo più riuscito di Mind The Gap: ipnotico, dal respiro synth-dream, con un falsetto distante, con ondulazioni che ricordano quelle tipiche di Yorke. Il leader dei Radiohead, con i suoi Atoms for Peace, è presente nel remix di Tamer Animals, che ne esce peggiorata, chiusa e sgualcita in un vortice stancante di elettronica. Dust Bowl, infine, è un chiaro richiamo a Dust Bowl III, punta di diamante del disco precedente: effetti ambientali e violini raschiano laria dellOklahoma, in questa malinconica tempesta di sabbia a cui gli Other Lives provano ad opporsi. E spargere, domani, nuove trame, magari altre (migliori) vite.
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