Sleater-Kinney
One Beat
Sleater-Kinney Road è una delle tante strade suburbane abbellite da ventosi e alti abeti stile Twin Peaks che si trovano a Olympia, capitale di quarantamila anime dello stato di Washington. Siamo nel profondo nord-ovest statunitense di freddo, pioggia e nulla, tana della nuova ondata femminista anni Novanta, un movimento che nelle istanze musicali prenderà il nomignolo di riot grrrls. Fu quellincrocio sulla Interstatale a ispirare nel 94 il nome del più importante trio rock femminile in circolazione: le Sleater-Kinney (appunto) delle chitarriste Carrie Brownstein e Corin Tucker e di Janet Weiss, metà-storica dei Quasi subentrata alla batteria nel 1997.
Parliamo di fox-rock, vagina-rock e altre amenità assortite? No, parliamo semplicemente di una grande band, perché suonare sano e vigoroso rocknroll non è certo prerogativa dei maschietti, o uno stucchevole ghetto sessuale in cui decidere chi fa cosa. E le ragazze in questione sono proprio quelle che in gergo maschilista amiamo definire, superficialmente, con le palle: toste, idealiste e dai forti connotati politico-sociali. One Beat è il più completo esempio della bravura e consapevolezza dei propri mezzi espressivi della Weiss e compagne, e segue i già ottimi The Hot Rock del 99 e All Hands On The Bad One (2000).
La musica delle Sleater-Kinney accarezza con le trame intimiste di un indie-rock comunicativo e sincero, dal continuo call & response delle due voci, ma è anche capace di vibranti schiaffoni alternative/garage. I testi affrontano ingiustizie e problemi della cosiddetta democrazia americana post-11 settembre, punti interrogativi di una società controversa e falsa, sinterrogano, domandano, accusano, inveiscono con dolcezza e rabbia, e un orgoglio mai indulgente. La rullata di tamburi iniziale e il sostenuto jingle-jangle elettrico della title-track sono unesplicita dichiarazione dintenti, mentre lappassionato canto della Tucker scuote laria come un filo teso allestremità del cuore.
One Beat vive di momenti catartici e introspezione: dallepicità vedderiana, di pieni e vuoti, dellinsinuante Faraway al pathos umorale e schietto del ruvido punk-blues Light Rail Coyote, dai sussulti post-grunge di The Remainder al reggae-Clash barricadero di Combat Rock. Nella lista di fragranti melodie pop dal guscio garage-sixties spiccano inoltre Step Aside, che incespica baldanzosa tra le possenti bacchette della Weiss, lurlo liberatorio di Corin e la sua chitarra accordata a mo di basso, e i saluti finali al vetriolo della rollingstoniana ballad anti-W. Bush Sympathy.
Le Sleater-Kinney sono musiciste dal solido background sulle spalle: dietro gli strumenti abbiamo persone che credono in ciò che fanno e lo esprimono con forza e verità. Il suono compatto, deciso che sprigiona questUnico Battito, prodotto da John Goodmanson al Jackpot! Studio di Portland, è un uppercut ben assestato a certe convenzioni da rocker-machisti, e le tracce dellalbum pulsano continuamente di sangue e vita. Come linnodico ritmo new-wave delle elettriche intrecciate dalla coppia Brownstein/Tucker nella stupenda Funeral Song, ed ecco quelle frasi, quelle parole pesanti che non riesci a smembrare dai tuoi futili pensieri. E sera, nessuno sembra capire il tuo distacco e disagio, e nel silenzio qualcosa apre un solco
Stay away from the haunted heart You swore to yourself that you'd make a new start But you just love the demon with the poison dart There's nothing left to see Turn out the light
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