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R Recensione

8/10

The Great Nostalgic

Hope We Live Like We Promised

L’America non l’ho mai vista davvero.

Eppure ne ho in testa paesaggi, odori, contraddizioni, nostalgie e promesse: un quartetto e il suo secondo album per fil(r)mare tutto .

A tre anni dall’esordio con l’omonimo album, i The Great Nostalgic tornano con quattordici brani per la King Electric Records e spostano ulteriormente l’orizzonte delle colline di Austin. Se l’incipit del primo lavoro era stato affidato a un brano con pianoforte da atmosfera incantata, la rotta viene invertita: “Spirit World” parte al fulmicotone con chitarra e basso in crescendo e la voce di Abram Shook a punteggiare pause e riprese. I texani chiamano con addebito gli Sparks e risponde Brian Ferry. “Morning Light” vira verso atmosfere più barocche in cui Bowie vestito da Pierrot gioca coi cambi di tempo, mentre la successiva “Islands” ipnotizza grazie al ripetuto “You are the shadow at my window, you are the language I can’t speak”.

Il tocco/produzione di Stuart Sikes (che vanta collaborazioni con la gattina Power, Hot Hot Heat, Modest Mouse e The Walkmen) si rivela in tutta la sua evidenza attraverso il piano cristallino di “Portuguese Lessons”: tra corsi di lingua, lavanderie e le proposte di redenzione dei versi “Make me clean with the help of this machine”, si inseriscono i corni e le seconde voci di Rachel Samartin.

Finalmente James Milles decide di conquistare la scena e imbraccia un basso groove retrogusto Police con cui possono riprendere i ritmi serrati di “Ink Spots”, mentre un uso magistrale del synth pensa a impreziosire e addolcire i riverberi da apocalisse dell’intro di “Wilderness" e le atmosfere atemporali ed eteree di “1993”.

I quaranta secondi della filastrocca a più voci e battiti di mani “Neighborhoodlums” preludono all’ultima parte dell’album, ove “Mohair Sweater” e “Empty Hands” scavano tra suoni ovattati per  portare nell’aria ricordi invernali e la voce tremula di Shook sostiene un delicato melting pop Whitest Boy Alive/Arcade Fire. È lo stesso frontman dei The Great Nostalgic a fissare il telefono e non riuscire a ricordare il numero; le dita sono immobilizzate davanti ai tasti, ma “Scrapbook” può aprirsi ai sincopati raggae e a nuovi inizi/ritorni sentimentali, chiudendo il cerchio (e rilanciandolo in loop) con “Hustlers and Junkies”

“Hope We Live Like We Promised” è un disco eterogeneo e nello stesso tempo monolitico, sembra sfiorare il banale se ascoltato in modalità random, ma seduce in quella sequenziale: forse proprio perché  era stato concepito per la produzione in vinile. Al di là del nome, nella band non v’è nostalgia né rancore per occasioni – soprattutto musicali – passate, solo passione per un certo tipo di (glam) rock d’annata e la lucidità d’essere immersi negli anni duemila.

E' il fascino retromoderno dell'America.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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target (ha votato 7 questo disco) alle 14:23 del 20 maggio 2011 ha scritto:

Mmm, il pezzo qua sopra non è affatto male, e i sample qua accanto incuriosiscono (mi ricordano i Born Ruffians, indie rock un po' circense e svirgolato - e sparskiano, in effetti - che non piace a nessuno - tant'è che di questi non ne ho mai sentito parlare da nessuna parte - non sono neppure censiti su Rate Your Music... - ma a me sì!). Brava Mell: ascolterò.

target (ha votato 7 questo disco) alle 12:52 del 2 luglio 2011 ha scritto:

Confermo le impressioni di allora, ascoltato il disco un po' di volte. Indie rock vivace e incidentato, col produttore giusto (Hot Hot Heat, Modest Mouse, Walkmen: la famiglia è quella, anche se i Born Ruffians rimangono la cosa che sento più vicina), la voce giusta, e tutto a posto. Qualche pezzo di troppo, ma gli highlights ce stanno ("Ink spots", "1993", "Hustlers..." e non solo). Uscito 4-5 anni fa avrebbe fatto altro rumore: ma i dischetti in ritardo, pure un po' svagati, ci piacciono anche un po' per quello. Difficile da trovare, peraltro; qua lo streaming per chi volesse: http://jpapadop.blogspot.com/2011/02/review-great-nostalgic-hope-we-live.html

Mell Of A Hess, autore, alle 14:31 del 2 luglio 2011 ha scritto:

Grande Target che promise di ascoltare e così ha fatto!

"Uscito 4-5 anni fa avrebbe fatto altro rumore": questo è il finale che manca alla mia recensione. P.s. A me era piaciuto anche il loro esordio, molto delicato