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5/10

The Temper Trap

The Temper Trap

1 Giugno 2009. Nei negozi di dischi è possibile trovare un album la cui copertina raffigura il volto di una bambina circondato da un nero profondo: l'esordio dei Temper Trap, "Conditions". Passati alle cronache come il gruppo che ha partorito 'Sweet Disposition', il singolo usato nella colonna sonora di “(500) giorni assieme”, la band australiana registra un buon lavoro che mostra un suono romantico, intriso su tappeti musicali anni '80, assimilati alla voce in falsetto di Dougy Mandagi. Nulla di scintillante, ma comunque godibile e rilassante, creando buone premesse e aspettative future. Premesse che, nel 2012, non hanno trovato continuità.

Dopo 3 anni di pausa, viene data alla luce la seconda fatica studio: 'The Temper Trap'. Bene, non aspettatevi nulla di nuovo: nonostante l'apertura danzereccia di "Need You Love" che all'inizio poteva dare l'idea di un cambio di sonorità, lo stile dell'album segue la falsa riga dell'esordio: solito alone di romanticismo che tanto piace alle coppie di adolescenti ai primi amori, che accompagna costantemente gli interi 46 minuti di ascolto conditi da un pop a tratti smielato che non ha molto da pretendere. La voce di Mandagi non ha subito cambiamenti, risultando sempre piacevole, soprattutto quando viene accompagnata da basi più elettroniche, come in "Where Do We go From Here", che in alcuni punti rimanda fortemente l'udito e la memoria ai primi Depeche Mode. Brani come "The Sea Is Calling" o "Miracle" ci mostrano invece i soliti Temper Trap, divisi tra richiami agli U2 di Bono e a leggeri quanto (stavolta) prevedibili synth. "Trembling Hands" con il suo costante arpeggio rende tutto noioso e stucchevole, e non si vede l'ora di passare alla traccia seguente. Il senso di ripetitività è probabilmente il difetto più grande dell'album, che pecca di pesantezza e mancata spontaneità, tralasciando colpevolmente l'effetto emotivo che fece fortuna nel primo lavoro. Rispetto all'esordio, che per quanto positivo non è stato certamente clamoroso e scoppiettante, in questo caso mancano soprattutto quei due/tre pezzi che hanno fatto apprezzare il precedente lavoro.

La sensazione, dopo aver concluso l'ascolto, è quella di trovarsi davanti a un gruppo impantanato nelle sabbie mobili del suo stesso sound, da cui sembra non abbia nessuna voglia di uscire. La carriera dei Temper Trap è appena agli inizi, e i nostri avranno sicuramente occasione per dimostrare il proprio talento, e la necessità di una svolta sonora potrebbe essere l'inizio migliore. Dicono che "chi ben inizia è a metà dell'opera", ma l'altra metà è appena iniziata e c'è molto da lavorare.

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Voto degli utenti: 5,3/10 in media su 3 voti.
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mintaka 5,5/10

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