The Vaccines
English Graffiti
Rompere le regole e forgiare un suono che sia espressione del presente, capace di catturare i tratti esclusivi di questo 2015. Queste le intenzioni dei Vaccines che, tornati in studio di registrazione dopo un deludente sophomore, oggi sembrano avere le idee molto chiare sulla direzione da dare alla loro proposta.
Prodotto dalla coppia Dave Fridmann (Mercury Rev) e Cole M Greif-Neill (Ariel Pink's Haunted Graffiti), English Graffiti esprime una radicale voglia di cambiamento, per un consapevole tentativo di ridefinire le coordinate di un viaggio che, appena giunto all'inizio, aveva rischiato di avvitarsi pericolosamente su se stesso. Il garage-britrock degli esordi è qui riproposto in versione pompata (power pop?), arricchita e distorta: un muro di suono spectoriano dove però la grana risulta impastata e sporca, per landscape sonori dominati da tremolo, riverbero (usato già abbondantemente ai tempi dell'esordio) e fuzz a profusione.
Handsome è l'ideale manifesto di questo nuovo corso: il marchio di fabbrica è lo stesso, tra armonie anni Cinquanta e tiro garage, ma il sound è talmente addensato e amplificato (lo spettro udibile è coperto dal muro di chitarre che sembra voler inglobare ogni altro elemento salvo la voce di Justin Young, sempre in primo piano) da sembrare irriconoscibile. Così il riff glam di Dream Lover, che nonostante si quieti in coloriture ambientali nelle strofe (ci si possono sentire i Foals), torna prepotente a dominare la scena nei bridge, per erompere definitivamente nel refrain, creando espansioni spaziali e psichedeliche. Questo suono chitarristico rinforzato è la cifra stilistica dell'album, che sia declinato nel pickup alla Strokes di Minimal Affection o nel fragore punk alla Ramones dell'irresistibile ed altamente contaminata Radio Bikini.
La nuova formula, però, va oltre i muri di sei corde. La maggiore caparbietà in sede di produzione e arrangiamento si riflette su una maggiore dimensione elettronica e, al contempo, su una rinnovata verve compositiva. In 20/20, ad esempio, troviamo un variopinto mischione surf-garage che sommerge i Vampire Weekend sotto tonnellate di fuzz, mentre in (All Afternoon) In Love si dà vita ad una soffusa ballad di piano e sintetizzatore, liquida delicatezza psych-pop dove l'assenza delle chitarre è perfettamente sostituita da un sound densissimo. Una dimensione, questa, che è un'altra delle appetitose novità elargite da questo English Graffiti, il quale dimostra di sapersi giocare più assi nella manica (si prenda Denial, saltellante assaggino di esuberanza pop che procede in un gioco di accostamenti tra armonizzazioni vocali, riff graffianti, repentini campi di registro ed estemporanee espansioni sonore, il tutto in tre minuti e poco più). Want You So Bad e Maybe I Could Hold You, dal canto loro, espandono le (ricche) trame e rallentano il ritmo, per pezzi dove le textures si liquefanno immergendosi in strati di riverberi aleggianti di synth.
Sinceramente non so immaginare come questo disco potrà suonare tra una decina d'anni, se davvero sarà capace di fornire una testimonianza del come suonava il rock nel 2105. Certo è che i Vaccines si sono rimessi pesantemente in gioco, allargando sensibilmente le loro prospettive e le loro ambizioni. Se Come of Age rappresentava una tarda adolescenza un po' svogliata, English Graffiti è il raggiungimento della maturità. Senza mettere la testa a posto, però. Chissà, forse ne vedremo delle belle.
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