R Recensione

7/10

The Vickers

Keep Clear

D’accordo, d’accordo, i nomi che si fanno per spiegare le proprie influenze non devono poi contare troppo. Resta che leggere una gamma di nomi che vanno dai Beatles ai Coldplay, dai Pink Floyd ai White Stripes, dai Led Zeppelin ai Muse è comunque stimolante.

Ecco che alle soglie del 2009, in quel d’Italia, arriva questo disco d’esordio che cerca di incastrare chi lo ascolta con un lavoro d’altri tempi. Una calma e semplicità a cavallo tra Inghilterra e USA, tra il suono classico degli anni ’60-70 e l’indie-rock britannico moderno.

Siamo davanti a un gruppo che si è fatto una sana gavetta italiana, arrivando anche a minacciare un suicidio collettivo nel caso non fossero riusciti a pubblicare il loro album (suicidio che per’altro avrebbe compreso l’eliminazione di chi avesse ostacolato il loro successo musicale).

In tempi di crisi e grandi movimenti di pathos (anche se tutto sembra muoversi perché poi tutto resti com’è) keep clear è una sorta di oasi inattesa, un punto di conforto e piacevole sosta.

Leggeri ma non chiassosi, paragonati da qualcuno a Turin Brakes e Thrills, riescono a costruire un suono personale dentro a trame già battute da padri nobili della musica. C’è molto Bob Dylan e Velvet Underground in Come on come on, così come è difficile non pensare ai Beatles in Bring the sun e, se non fosse abbastanza, in I’ll Wait si strizza l’occhio a Neil Young.

In generale, lungo le 12 tracce, ci si accorge che nei 45 minuti del disco c’è modo di perdersi in un gioco di richiami che tocca anche nomi meno antichi e più contemporanei, compresi Oasis e White Stripes.

Non c’è potenza di suono o velocità di chitarre ma i Vickers riescono, alla maniera del grandi internazionali, a trasmettere emozioni in modo quasi anonimo. Una sorta di inevitabile conquista di ment’e’core dell’ascoltatore. Qualcosa che appare inoffensivo e cerca invece di colpire in modo definitivo.

Un rock più duro in It’s Not Easy risponde alla calma corale di How are you e in generale il lavoro sembra ricercare una sintesi quasi definitiva di quello che è avvolto nei vasti confini del pop-rock.

Pensando che Mastropietro (voce, chitarra), Marchi (voce, chitarra), Sereni (basso, cori, armonia) e Biagiotti (batteria, percussioni, xilofono, cori) hanno iniziato solo nel 2006, c’è di che ben sperare per il loro futuro. Non è un caso che nel 2008 siano stati chiamati all’International Pop Overthrow per le date al Cavern di Liverpool (un posto qualsiasi insomma).

Il breve demo autoprodotto (The Vickers 2008), dove già avevano trovato spazio Everything is turning around e Silence, porta i quattro di Firenze sulle sponde della Foolica Records, con la quale arrivano a chiudere il periodo più duro di ogni gruppo.

Con keep clear c’è solo da attendere con grande interesse il prossimo lavoro e, nel frattempo, sostenere chi, nonostante l’aria che tira, riesce a mantenere la barra su acque da molti dimenticate.

Buona la prima quindi, più che buona, ma ora c’è da attendere un suono più personale, che riesca a navigare in acque più profonde.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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target 6/10

C Commenti

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target (ha votato 6 questo disco) alle 11:51 del 2 marzo 2009 ha scritto:

Sono davvero un concentrato pop rock american-brittofilo a 360 gradi, 'sti fiorentini. In tutta sincerità, non stonano affatto accanto a tanti nomi esteri in circolazione bombatissimi dalle riviste: è lo stesso discorso che si faceva gli anni scorsi per band come A Toys Orchestra e Canadians. Insomma, un disco piacevole, che forse ha l'unico difetto di voler essere troppe cose (persino Dylan in "I've got you on my mind"!). 6,5. Bella Dmitrij!