Editors
An End Has A Start
E' il 2005. Lo tsunami della new new wave sta spazzando le orecchie di mezzo mondo. Sulla cresta di questa onda inarrestabile spuntano gli Editors con il loro The Back Room: vengono etichettati come risposta inglese agli Interpol e inizialmente lasciati nel brodo primordiale del purgatorio musicale. Però Munich è un gran singolo. Bullets è un pezzo che spacca. E dal vivo questi ci danno dentro come pochi per la gioia degli astanti.
Con il passare del tempo questi ragazzotti mancuniani si ritagliano una fetta di popolarità, risultando ben collocati nella mischia del nuovo trend, partendo in anticipo verso il canonico secondo album. Se non fosse che, nel frattempo, i nostri si preoccupano di pubblicare singoli farciti di b-sides, e queste ultime sono, nel peggiore dei casi, clamorose.
Invito i lettori a sbattersi in cuffia pezzi come The Diplomat, Come Share The View o From The Outside, e giudicare. Fatto sta che in due anni mandano alle stampe una raccolta sparsa di canzoni che, in caso di pigrizia, avrebbero potuto costituire la spina dorsale di un ipotetico nuovo album, chiamato questa volta The Front Room, capace di vendere a carriole e mantenere lo stile e l'impostazione della band in maniera egregia. Con queste premesse il sottoscritto attende la nuova prova dei ragazzi come se destinati a produrre la pietra miliare del movimento targato Interpol and co.
Invece.
IL famigerato Secondo Disco è sempre una grana non da poco. Per l'album d'esordio si usano pezzi rodati e limati, suonati dal vivo un milione di miliardi di volte, resi alla perfezione e maturati nel tempo. Per preparare un seguito si ha spesso a disposizione uno studio migliore, un sacco di grano per spremere le idee, un assistente personale per la band e un manager che si preoccupa anche della consistenza della carta igienica. Quello che manca è il tempo. Se il primo disco è un quadro dipinto con attenzione, cura e anni a disposizione, il secondo lavoro è una Polaroid, che imprime un'immagine in movimento, perciò un poco sfocata, ma a volte indicatore di un'evoluzione in essere.
Con il secondo album gli Editors hanno voluto imprimere una svolta, magari non rivoluzionaria ma certamente significativa. Si nota chiaramente il tentativo di affrancarsi da una determinata etichetta che, una volta assegnata, significherebbe il loro affondamento assieme al trend del momento. Non solo canzoni lineari, quindi, ma la ricerca di un suono più complesso, più stratificato, di una struttura musicale meno stereotipata e più aperta alle varie influenze esterne. Con questo i fan della prima ora avranno comunque di che essere felici: le prime due tracce del disco ricalcano e arricchiscono epicamente lo stile della band, e coloro innamorati di Bullets troveranno in Escape The Nest una splendida versione riveduta e corretta dell'originale. Il resto tenta di raggiungere direzioni diverse senza volersi separare completamente dalle proprie radici, e il risultato è come l'immagine di copertina: un pò fuori fuoco, ma comunque (o per questo) altamente suggestiva.
I ragazzi hanno talento, entusiasmo e energia da vendere. Questo disco farà contenti (ma non entusiasti) i fan della prima ora e avvicinerà nuovi appassionati. Potrebbe rappresentare una svolta o solamente uno stato provvisorio dei lavori, ma testimonia che gli Editors non si sono fermati e non vogliono certamente accontentarsi.
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