Franz Ferdinand
Tonight Franz Ferdinand
Vendere oltre un milione di copie in piena era file-sharing non è roba da tutti i giorni, eppure è quanto accaduto al quartetto scozzese con l’omonimo, magnificato, album d’esordio: il secondo lavoro, compilato in fretta e furia per ovvie ragioni, deluse (a buon diritto) le aspettative dei palati più esigenti dell’intellighenzia critica.
Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare della agognata (!) svolta dance dei Franz Ferdinand, ed eccola qui servita in un impeccabile packaging dominato dallo scatto black & white della front cover ispirato alle istantanee di Wee Gee, celebre paparazzo di cronaca nera anni ’50.
Dunque "svolta dance" ... non che al quartetto fosse mai mancata la componente danzereccia nelle sue precedenti mescolanze, con il nuovo album i Franz digitalizzano semplicemente il loro suono offuscando parzialmente "l’intonazione" vintage che li ha caratterizzati fin qui; per la produzione si avvalgono di Dan Carey, già produttore di Emiliana Torrini e remixer di successo per Hot Chip e Sebastien Tellier. Il primo frutto dell’inedito abbinamento è il singolo Ulysses, lo scheletro della partitura è quello di sempre: le strofe cadenzate e ammiccanti, il bridge (punto di forza del marchio FF) che conduce al ritornello è accattivante quanto il ritornello stesso; è nella nuova veste estetica l’unica novità di rilievo, le spigolosità del passato, per quanto si possa parlare di spigolosità nel caso dei Franz, sono totalmente smussate da una produzione più radiofonica, e l’uso dell’elettronica invade lo spettro sonoro come mai in precedenza.
Chi ha amato Kapranos e soci nella versione nuda e cruda non ha di che preoccuparsi però, già con le seguenti Turn It On e No You Girls la band si rimette in carreggiata con riffetti funk e linee di basso prominenti noleggiate presso il vasto catalogo post punk 78/84, Twilight Omens sotto le chitarre nasconde melodie sixties che nella successiva Send Him Away disegnano imprevisti fondali di ghiribizzo west coast. Live Alone potrebbe essere la giusta scelta per un singolo grazie ad un basso contagioso di chiara reminiscenza Clash - The Magnificent Seven, e se Bite Hard riporta agli albori dell’ondata post punk/garage revival capitanata dagli Strokes, What She Came For è sano funkazzeggio di ottima fattura.
Torna a fare capolino nel finale l’elettronica, quasi otto minuti per Lucid Dreams, un plastic-psychedelia di chitarre pesanti e cavalcate percussive con sintetizzatori di matrice electroclash, Dream Again è la traccia più inusuale del loro intero catalogo, una elettro filastrocca downtempo...pienamente centrata, tra umori sci-fi e inclinazione new romantic.
Probabilmente è ancora troppo presto per lo strappo, per il taglio netto, l'ora delle decisioni irrevocabili non è ancora scoccata, ma i Franz Ferdinand si stanno muovendo, l'universo sonoro comincia ad ampliarsi: bentornati.
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