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R Recensione

8/10

The Cinematics

A Strange Education

Chi siano i Cinematics non deve interessare. Se proprio dovete farvi venire le paranoie, andatevi a leggere l'ultimo Sun (o l’NME, che è lo stesso) e scoprirete che sono quattro ragazzi scozzesi che, ad un certo punto della loro vita (più o meno intorno alla fine dell'adolescenza) si sono trovati davanti ad un bivio: ordinare un altro giro di pinte ed entrare ufficialmente nel club degli alcolizzati delle Highlands, oppure rimediare qualche strumento di seconda mano ed iniziare a suonare.

"A Strange Education" è così il loro primo album, in cui i quattro - che, nel frattempo, si sono trasferiti a Glasgow - non fanno mistero di aver passato gli ultimi anni a sentire e risentire i vecchi lp dei loro genitori, parenti, amici, macellai di fiducia, ecc. e a provare e riprovare svariate cover nel garage di quell'amico lì (con buona pace dei vicini di casa, che si sentivano scatarrare London Calling alle tre di notte). Quello che viene fuori è però una straordinaria compilation, in cui campeggiano le influenze britanniche più disparate: in pratica un bignami degli ultimi 10 (e forse pure venti) anni di brit-music, in cui - davvero! - non manca proprio nessuno (e se manca protestate, chè magari nel prossimo album ci infilano pure quello).

Il filo conduttore di questo intelligente e ragionato riassunto musicale è una "musica melodica ed emotiva" al tempo stesso, che poggia sul connubio chitarra-basso (come a dire: Bloc Party + Editors) e sui ritmi wave danzerecci che danno al disco un intenso senso di Eighties (e che hanno fatto la fortuna di band quali i Franz Ferdinand). Non è un peccato dunque se questi ragazzi partono con un saluto agli Hard-Fi ("Race The City") - il tessuto sociale da cui provengono è quello - si fanno un giro dalle parti dei New Order ("A Strange Education") e poi si cimentino in una specie di post punk ("Human") ed il vocalist si prenda pure la licenza di un falsetto ("Chase").

Il tutto - ripeto - è eseguito in maniera intelligente: non si tratta di Nike comprate dal povero extracomunitario di turno o di giubbotti di pelle Made in Hong Kong. Consigliato soprattutto a quelli che si sono persi gli ultimi decenni di British Invasion; a quelli che pensano che "Fabri Fibra è cool"; a chi si voleva trasferire dalle parti di Glasgow e non ce l'ha fatta.

Certo, prevedo già che mi arrivi tra capo e collo l'aggettivo "derivativo" da un momento all'altro.Ma - d'altronde - siamo un paese libero, come dicevano nel blocco sovietico fino a qualche anno fa...I giovanotti in questione sono comparsi pure su Playboy (come io ne sia a conoscenza, non è dato saperlo...): come non fidarsi?

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Voto degli utenti: 6/10 in media su 6 voti.
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C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 17:26 del 12 marzo 2007 ha scritto:

Eh no, ma adesso...

A parte l'otitma recensione, adesso ci devi spiegare come sai che sono finiti su Playboy!

nur alle 17:36 del 12 marzo 2007 ha scritto:

O_o

pamello oltre che su ifb ti trovo anche qui!

ma sei onnipresente!

PaMeLlO, autore, alle 15:54 del 13 marzo 2007 ha scritto:

muah ah ah! in effetti, questa su storiadellamusica è solo una delle mie sette vite (oltre a svariate extra ball), guadagnate spendendo mesi e mesi di paghette in monete da 200 lire nei vecchi arcade... ;-D

per quanto riguarda playboy (a proposito: grazie per i complimenti!), tutto è dovuto al fatto che il mio open office non si è interfacciato perfettamente con outlook, generando su explorer un indirizzo casuale, che era appunto... muah ah ah! ;-D

Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 17:03 del 23 agosto 2007 ha scritto:

Rock'n'roll senza troppe pretese

Dopo l'ascolto, mi pare un dischetto rock'n'roll scazzato come tanti. La recensione continua ad essere fresca e puntuale, ma questa volta mi trovo parzialmente in disaccordo "Race To The City" sopra gli altri...