R Recensione

6/10

The Blood Arm

Lie Lover Lie

Difficile dire se un disco come questo Lie Lover Lie sarebbe potuto esistere senza l'esplosione del fenomeno Strokes: non che si possano esaurire in questo unico riferimento influenze e coordinate musicali del gruppo. Resta il fatto che però nell'esordio dei Blood Arm, quartetto di Los Angeles capitanato dal carismatico Nathaniel Fregoso, le assonanze col gruppo di Casablancas e co. siano parecchie, dallo stile ruvido del cantato alle acide chitarre che lo contrappuntano. Una similitudine immediata e appariscente che risulta comunque essere solo la proverbiale punta dell'iceberg ...

I Blood Arm vantano un approccio molto arty alla materia, sperimentano e scompaginano di continuo il canovaccio musicale, e intorbirdiscono le acque dell'epica strokesiana (derivatavamente velvetiana quindi) con bizze, deviazioni improvvise ed esperimenti. Un approccio molto free alla materia, quindi, che li vede partire in quarta con la trascinante di Do I Have Your Attention, tenere il tiro alto con Opportunity Knock, dove già cominciano a concedersi qualche libertà in più, muovendosi su una diagonale che taglia trasversalmente Franz Ferdinand e Fall, e sparare due canzoni dopo un refrain garage d'altri tempi come Can I Unwind.

Say Yes parte tagliente e rumorosa e si concede sul ritornello un'altra fetta di epica Strokes, Want X 3 è bizzosa e sopra le righe, World Class Traveler è una pop song dal cuore garage rock, How We Were Eaten By Wild Animals è uno dei momenti più istrionici da parte del gruppo e di Fregoso.La verve teatrale del vocalist non può che richiamare un altro grande gruppo di Los Angeles come i Doors, pare di intuire un altro chiodo fisso della band. E proprio questa vena istrionica, questa propensione ad uscire continuamente delle righe rappresenta contemporaneamente uno dei punti di massima forza e debolezza del gruppo. Da una parte, infatti, se la verve teatrale del gruppo tende inizialmente a conquistare e stupire, canzone dopo canzone si comincia ad avvertire una certa stucchevolezza, quasi che paradossalmente la volontà di stupire, spiazzare, sporcare la materia finisca col rendere il disco un po’ monocorde.

Consigliato dal medico, ma da assumere in piccole dosi, insomma.

V Voti

Voto degli utenti: 4,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 2 questo disco) alle 19:14 del 5 giugno 2007 ha scritto:

Non capisco una cosa...

...ma perchè, a distanza di cinque/sei anni dalla loro nascita, ci sono band che COPIANO SPUDORATAMENTE già adesso (!) Strokes e Franz Ferdinand? Ma che senso ha? La musica deve avere un'impronta personale, deve essere sentita. Qui non lo è, e che senso ha, dunque? Ottima recensione.