R Recensione

6/10

The Ripps

Long Live The Ripps

Poteva essere un fiasco rovinoso, questo esordio dei The Ripps: formazione power pop di origini cilene con base a Convetry, Uk, supportata, per questo Long Live The Ripps, dalla Catskills. E proprio da questa strana accoppiatasi si genera una fitta coltre di sospetti: perché il fatto che un’etichetta universalmente nota per una downtempo dalla forte gradazione pop (Pepe Deluxe, Hardkandy, Husky Rescue per citarne alcuni) si butti su una formazione di questo genere può puzzare un po’ di tardivo salto sul carro del vincitore.

L’attacco di Loco pare confortare immediatamente tali sospetti: pop punk di infimo livello, roba da far sembrare i Blink 182 gli eredi dei Clash, e Vandals, power pop di bassa lega in una timida chiave modernista pare la pietra tombale definitiva.

L’impervio cammino del riscatto incomincia da Hypocrite: il suono si inasprisce leggermente e il gruppo sembra trovare la propria strada in un improbabile crocevia tra Green Day e Sex Pistols, prosegue spedito in levare sulle orme degli Specials con Vampires e sulla midtempo di Strangers.

Inarrestabile si butta sul carrozzone sgangherato del vaudeville british, e rimbalza ebbra sulla scia di antichi sapori brit pop e sulle spalle dei saltellanti Supergrass.

You Don’t Even Care sfoggia orgogliosa il suo accento cockney in quella che pare un’altra rilettura power pop dei Green Day e Cov Song tenta la carta di un punk rock abrasivo ma un po’ scipito.

Il pollice è indeciso se andare su o giù, la smorfia interdetta nel viso dell’ascoltatore potrebbe essere di approvazione come di sdegno.

La battuta torna a picchiare in levare su Nightmares, la testa ricomincia a ondeggiare, la caratura pop si fa un po’ più fina, Benefits trova finalmente il punto d’equilibrio, palesando una volta per tutte su quale terreno il gruppo anglo-cileno ha speranze di successo: nella sua sintesi leggera e elementare tra punk pop, power pop e brit pop vecchio e nuovo il gruppo riesce a divertire quanto i colleghi più blasonati. Ne siano controprova i 3-minuti-3 di britishness supergrassiana di Bad Influence. Chiude la spensierata demenza tardo-adolescenziale di i Don’t Like You Anymore.

Poteva essere un fiasco rovinoso, questo esordio dei The Ripps, e per fortuna non lo è. Resta però un disco un po’ al guado, indeciso se imitare i Libertines o i Green Day, i Ramones o i Supergrass: non gli chiediamo certo di cambiare il mondo, solo di intrattenerci degnamente per la mezz’oretta scarsa del disco.

Il problema è che il divertimento c’è. Ma col singhiozzo.

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Punchdrunk alle 11:45 del 21 aprile 2007 ha scritto:

mah

Tre stelle per un band che fa highschool rock di questo genere mi sembra troppo generoso. L'accenno ai Blink 182 non era dal tutto sbagliato.