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R Recensione

6/10

The Strokes

First Impressions of Earth

Non è facile parlare del terzo album degli Strokes. Non è facile perché sarebbe semplice stroncare un gruppo che ripropone per la terza volta consecutiva gli stessi suoni e le stesse canzoni. Sarebbe quasi doveroso prendere una posizione ostile.

D’altronde…

D’altronde si fa fatica a trattare male questo First Impressions Of Earth, perché nonostante tutto l’album è piacevole, non certo un capolavoro, sicuramente non sui livelli dell’esordio Is This It e forse nemmeno del seguito Room on Fire ma sicuramente a larghi tratti godibile.

I cambiamenti apportati dal gruppo sono minimi: cambio di produttore (David Kahne subentra a Gordon Raphael), voce più “aperta” e diretta di Casablanca con l’abbandono del “filtraggio vocale” e un (uno solo!) cambio di rotta sonoro netto: Ask Me Anything dove scompaiono chitarre e batteria e si fa largo un binomio archi-voce in un esperimento ben riuscito.

Di fatto gli altri tredici brani del disco possono essere ricondotti al sound ormai diventato tipico della band newyorkese. Inevitabile un po’ di disappunto per l’ennesima occasione mancata di dare una svolta al proprio percorso artistico.

Tuttavia…

Tuttavia succede che quando parte You Only Live Once ti tornano in mente gli episodi gradevoli di Is This It mentre Juicebox, introdotta da un’esplosivo riff di basso (che tanto ricorda il Peter Gunn Theme) suona comunque vibrante e robusta quanto basta per far muovere il fondoschiena. Quanto basta per far capire che gli Strokes sono ancora vivi e vegeti e che, anche se non hanno la minima intenzione di rivedere le proprie coordinate musicali, sono ancora in grado di sfruttare alla grande il filone che hanno contribuito a riscoprire. Heart In A Cage non fa che confermare questa impressione: Hammond e Valensi sfoderano il meglio del loro repertorio con assoli pirotecnici, mentre il basso avvolgente di Fraiture e la batteria, più pulsante del solito, di Moretti accompagnano il cantato decadente e malinconico di Casablanca. Razorblade riporta a atmosfere più solari e estive con un pop trascinante e scherzoso alla maniera del primo album. Fin qui niente da dire. Sarà la solita solfa, ma è fatta estremamente bene. I primi segnali di stanchezza arrivano con l’insipida On The Other Side che però sembra solo una parentesi negativa prima della splendida Vision Of Division: Hammond e Valensi si travestono da Steve Vai e Joe Satriani sfoderando dal cilindro spettacolari assoli ipersonici dal vago sapore orientale. Dopo la già citata Ask Me Anything si ricomincia con la fresca Electricityscape.

La seconda parte è più incostante, con episodi minori come Killing Lies, Evening Sun e Red Light ma l’ascolto rimane comunque accettabile grazie ai crescendo emotivi di 15 Minutes e Fear Of Sleep e alla grazia chitarristica di Ize Of The World con un Casablanca che a tratti riesce ancora a emozionare con i suoi urli più incazzosi.

Alla fine rimane un grosso quesito: perchè allungare a cinquantatrè minuti complessivi la durata del disco per un gruppo che a malapena si era avvicinato ai trentacinque di durata nei due precedenti album? Forse è questo il limite maggiore di First Impressions Of Earth, ancora più del mancato rinnovamento sonoro. Un disco più compatto e breve avrebbe permesso di scartare i molti pezzi degni forse di essere nominate b-side ma non certo di comparire su un lp.

Il giudizio sul disco resta, comunque grossomodo, analogo a quello già espresso per Room on Fire: non aspettatevi cose nuove, i ritmi sono sempre i soliti però anche stavolta nonostante tutto fatti abbastanza bene da essere godibili per gli amanti del gruppo. Chi invece era già rimasto annoiato dai virtuosismi sonori di Reptilia si diriga verso altri lidi musicali. Per quanto mi riguarda in fondo sto ancora discretamente bene su questa spiaggia assolata. Speriamo solo che le nuvole all’orizzonte si diradino al più presto…

V Voti

Voto degli utenti: 6,4/10 in media su 22 voti.
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Sor90 8/10
Vikk 5/10
MinoS. 6/10
motek 3/10
lizarking 8,5/10
Brett 6,5/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 18:52 del 21 febbraio 2007 ha scritto:

Beh...

La recensione è scritta bene, ma da te, Peasyfloyd, ormai me lo aspetto sempre

Per quanto riguarda gli Strokes, li odio con tutto il mio cuore. Li ritengo una delle band più inutili cha abbia mai fatto capolino nella scena musicale. Mi disgustano proprio e, da quanto ho sentito di quest'album ("Heart In A Cage" e "You Only Live Once") mi sembra di una banalità impressionante. Scusa lo spataffione, ma quando si parla di Strokes... brr!

Alessandro Pascale, autore, alle 21:03 del 21 febbraio 2007 ha scritto:

Eh lo so...

(ti ringrazio per i complimenti immeritati)

D'altronde come ho già detto al boss del sito io sugli Strokes non riesco ad essere pienamente oggettivo. Provo un amore incondizionato per loro che mi impedisce di stroncarli...Capisco tutte le critiche che pioveranno su loro e me per la scelta (semi)-elogiativa, però aldilà di tutto non riesco proprio a vederlo come un brutto album. Scontato magari, quello sì, però finora non mi hanno mai deluso.

Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 21:58 del 21 febbraio 2007 ha scritto:

Ma quali complimenti immeritati?

Capisco: anch'io non riesco ad essere oggettivo in alcuni casi... E i complimenti sono tutti meritatissimi, altrochè!

DonJunio (ha votato 2 questo disco) alle 0:34 del 24 febbraio 2007 ha scritto:

gli strokes

a parte il primo album, discreto ma niente più, tutto il resto uscito dai 5 guaglioni di NYC è decisamente dozzinale, e quest'album non fa eccezione. Persino su "rumore" gli hanno dato solo 3 stelle, indice che ne vale probabilmente una sola.....

Alessandro Pascale, autore, alle 22:20 del 28 febbraio 2007 ha scritto:

Però quegli snob di ondarock

gli hanno dato ben 6,5 di voto (più del sottoscritto). E loro non li regalano mai i voti. Poi vabbè alla fine i giudizi dei vari critici-giornali-siti lasciano il tempo che trovano. Sicuramente cmq gli Strokes fanno discutere. Sempre e comunque.

Vikk (ha votato 5 questo disco) alle 0:42 del 29 maggio 2007 ha scritto:

il disco non convince: ok c'è stato un minimo tentativo di evolvere il proprio suono, ma davvero penso che sia la via sbagliata se una entertainment band annoia il pubblico. Troppi sbadigli.

Giaduzza (ha votato 6 questo disco) alle 20:56 del 26 luglio 2007 ha scritto:

Umm...

Gli Strokes non si possono stroncare perchè sono gli Strokes, i pionieri dell'indie, e poi perchè la prima metà del cd è così 'carina' che quasi giustifica la caduta di stile della seconda. Probabilmente senza Heart in a cage, Juicebox e You only live once (non a caso scelti come singoli) questo album poteva anche andare tra le fiamme.

Mannaggia. Che delusione.

fabfabfab (ha votato 6 questo disco) alle 17:42 del 11 luglio 2008 ha scritto:

Rischio di ripetermi, ma se gli "Strokes" sono i pionieri dell'indie io sono Miles Davis

KidInTheRiot (ha votato 9 questo disco) alle 9:59 del 22 maggio 2009 ha scritto:

Bravi!

Album che subito non mi ha preso...ma poi alla grande!You only live once e Red Light, che testa-coda dell'album, la dicono tutta..

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 21:52 del 3 giugno 2009 ha scritto:

La prima metà del disco è da infarto, bellissima, all'inizio ho creduto che fosse al livello di Is This It (purtoppo mi sono ricreduto). Secondo me è migliore di Room On Fire

DucaViola (ha votato 5 questo disco) alle 10:32 del 18 marzo 2010 ha scritto:

Così così...

carino, ascoltabile. Parte meglio di come evolve. Forse li preferisco nei brani lenti con gli archi... non eccelsi ma gradevoli. Però sinceramente... se non ci fossero gli Strokes si potrebbe anche fare a meno di inventarli. Al disco do un "mediocre" nel senso che va bene come sottofondo per una birra.

Brett (ha votato 6,5 questo disco) alle 16:37 del 16 novembre 2012 ha scritto:

L'album a me è piaciuto abbastanza, il migliore secondo me dopo l'ottimo Is This It, e forse il merito maggiore va alla "svolta elettrica" che tutto il gruppo fa in questo album e che puntualmente dopo deciderà di sopprimere visto il giudizio degli old-fan. Un po' di apertura mentale non farebbe male. Bella recensione, si capisce tutto ma da come lo hai recensito il voto mi sembra un po' striminzito, per me è un 7.

Mattifuma96 (ha votato 7,5 questo disco) alle 22:24 del 21 febbraio 2014 ha scritto:

Troppo poco il 6 ad un album del genere. Probabilmente la miglior raccolta dopo Is This It, contiene brani forti e aggressivi e allo stesso tempo melodici e delicati. Canzoni come You Only Live Once o Juicebox sono da considerare tra i loro migliori 5 brani di sempre