R Recensione

8/10

Tokyo Police Club

A Lesson In Crime

Solo la polizia può dare una lezione in fatto di criminalità, come ha già suggerito A Clockwork Orange qualche decennio fa. Ma rimandiamo polemiche e politica ad altri luoghi, qui si parla di musica e la frase non è nient’altro che un gioco di parole per introdurre la lezione preparata dai canadesi Tokyo Police Club con il loro “A Lesson In Crime”.

Una lezione che ha il sapore di una medicina curativa, forse un purgativo , non certo per punire quanto forse per spurgare dalla sclerosi già incipiente - per molti, forse a ragione, più che incipiente già allo stadio avanzato - un genere comunque divertente e tutto sommato intelligente come il rock minimalista-alternativo di matrice newyorkese, che ha trovato negli Strokes e nella loro freschezza l’esempio più conosciuto nel mondo, grazie anche ai soldini di papà Casablancas.

Ma le otto tracce di questo piccolo, riuscitissimo disco, sembrano prendere non solo le componenti essenziali degli Strokes (i giri volutamente infantili, i suoni fintamente poco curati, la voce effettata equalizzata a tratti sui medi/alti, le canzoni costruite sul basso con addizioni di chitarra e la ricerca della melodia accattivante), ma anche una certa attitudine dal (post-)punk (la velocità e la confusione voluta di certi passaggi), certi marchi di fabbrica tipici di una certa new wave, anche la più recente (Franz Ferdinand, Killers, come la strofa di “The Nature Of The Experiment”), e la nostalgia e malinconia – completamente rivista, comunque – di buona parte del post rock di fattura ottima dell’ultimo decennio (le aperture melodiche di “Cut Cut Paste” potrebbero provenire da “Ok Computer”, così come l’apertura di “La Ferrassie”).

Il tutto preso, sbriciolato, rimontato e oliato alla perfezione: scorre che è una meraviglia, anche nell’animo di chi si era stufato di sentire certe cose. Non c’è una canzone fuori posto.

Ci si perde nei dettagli, in questo album: la voce, mai serva della musica (come negli Strokes), le plettrate di basso (magnificamente grezze eppure rotonde e piene), le aperture del charleston, i synth in sottofondo che riemergono qua e là nelle pause degli altri strumenti, ma soprattutto una scrittura davvero sorprendente per semplicità e scorrevolezza.

Il nuovo che avanza? Mai definizione è parsa così tanto fuori luogo, perché i riferimenti non sono certo nuovissimi. Ma pochi gruppi in questi tempi dimostrano una capacità di apprendere e sintetizzare le lezioni di genere quanto i Tokyo Police Club: che sia l’atto di nascita di uno dei nuovi grandi gruppi di domani, se avrà la forza di elevare la propria ricerca fino a canoni inediti, o “solo” un insieme di bravi musicisti innamorati della loro musica (che non è comunque poco), lo scopriremo al prossimo episodio.

Intanto godiamoci la più bella lezione sul crimine mai scritta.

V Voti

Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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gerogerigegege (ha votato 8 questo disco) alle 14:14 del primo giugno 2007 ha scritto:

baise la police

proprio come scrive Filippo, questo dischetto ha la capacità di coinvolgere anche chi di questi suoni ne aveva un pò le palle piene. Sarà l'urgenza con la quale eseguono queste otto canzoni o la malinconia di fondo, resta il fatto che questo titolo resiste al tempo molto meglio di quanto previsto!