R Recensione

7/10

The Manhattan Love Suicides

The Manhattan Love Suicides

Il quartetto Manhattan Love Suicide proviene da Leeds ed è guidato da Darren Lockwood (chitarra) e Caroline McCrystal (voce e tastiere) già attivi nei shoegazers Pop Threat, autori del genuino "Scum" del 2003 (imperdibile se avete amato gruppi come Jesus & Mary Chain e My Bloody Valentine).

Prendono il loro nome da una miniserie cult americana diretta da Richard Kern, storico regista dell'underground newyorkese tra anni ottanta e novanta (autore tra le tante cose nel 1992 del favoloso video dei Sonic Youth "Death Valley 69" ), e ghermiscono e filtrano avidamente moltissimo altro (musicalmente parlando) da almeno una dozzina di gruppi che hanno, proprio a cavallo tra '80 e '90 fatto la storia dell'indie. Questo nuovo progetto non viaggia lontanissimo dai precetti musicali stabiliti nei Pop Threat, ma vi è stata nel tempo una sorta di processo di aggraziamento, che ha lasciato lo shoegaze più spartano (a cui Darren era maggiormente legato) per dirigersi verso suoni che ricalcano band C-86, Creation e Sarah Records.

Apre con una schitarrata sorretta da suoni fuzz pop "Thinghs You've Never Done" e la voce dai toni strascicati della nostra Caroline, una sorta di mix-up tra almeno una decina di voci del twee pop d'annata, da Rosehips a Heavenly, passando per la malinconia e la frivolezza dalle tinte pastello dei Beat Happening (di cui coverizzano "Indian Summer" verso la fine) e Vaselines.

Si sentono ancora chiaramente i primi Jesus And Mary Chain nella ritmica e nelle chitarre di "Skulls" e "Crush Whatever"; La dolcissima "Thinking Is Killing Me" >prevede già dall' apertura chitarre acustiche e la soavità di una viola, la vocina sussurrata alla Rose Melberg coinvolge e segna un piacevolissimo intermezzo ben orchestrato e che conferma una crescita d' emotività presente anche nella successiva e splendida "Home".

Si ritorna a sonorità shoegaze contornate da riff in salsa bubblegum con "Suzie Jones" , "Kick It Back" e "Negative Push" (siam proprio sicuri che non siano i My Bloody Valentine...?).

"Indian Summer" fa pensare a come sarebbe stato un duetto a sorpresa con Calvin Johnson, (chissà magari un giorno… io la butto lì), e nel finale manco a dirlo la nostra affezionata pop "Providence" ci regala quasi quattro minuti e mezzo di psyco-pop intimo e dilatato, davvero una perla. E se dicessi che tra le righe non so in quale forma ed accezione si sente emergere di soppiatto lo spirito di Nico è un forse un azzardo di troppo ? Beh, se la mettiamo così, azzardo.

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