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R Recensione

7/10

MoRkObOt

MoRkObOt

Milano 2005: esce il primo album di Lin, Lan, Len, ovvero i MoRkObOt. Sapete, la musica non è solo un commento melodico per certi momenti della nostra vita, un assolo emozionale: quello che viene proposto dal trio MoRkObOt è molto più fisico. L'impatto sonoro dei 2 bassi insieme alla batteria miscelati ad alto volume non può certo passare inosservato.

La loro musica è fatta per essere liberamente interpretata da ciascun individuo, o almeno questo è quello che emerge dai primi ascolti, lasciandoci trasportare dalla violenta psichedelia. Esaminando gli aspetti dello stile e della tecnica il sound inquadra in chiave moderna l'attacco di Jesus Lizard e Melvins con sottofondi elettronici in stile Nine Inch Nails e Skinny Puppy. Qualcuno potrebbe racchiuderli nell'industrial, altri nell'elettronica piuttosto che nello stoner (perché no?), fino ad ottenere denominazioni di difficile memorizzazione.

MoRkObOt piegano le proprie attitudini musicali al servizio dei propri scopi (i pezzi), talvolta poetici talvolta abbastanza violenti da far sanguinare le orecchie, riuscendo ad apparire, nonostante ciò, coloratissimi.

Gli strumentali sono vari e offrono un ascolto tranquillo, seppure relativamente. Il cantato inesistente lascia godere le immagini tessute, così che per una volta sia la nostra mente a cantare accompagnando le melodie.

I brani, come affermato in precedenza, "creature" a se stanti, sono tutti significativi per comprendere il “dio” (almeno per Lin, Lan, Len) MoRkObOt.

Chi vi scrive consiglia però l'ascolto di alcune tracce che, a suo modesto avviso, feriscono più di altre... in ordine di piacere:

1) A Nightwalk On No Ground

Una passeggiata notturna sul nulla. Il titolo rappresenta perfettamente la trasmigrazione che appunto permette per un istante alla nostra anima di rimanere sospesa. La cullante apertura sboccia in una serena melodia per poi chiudersi in maniera inaspettata: incazzandosi.

2) Troiote Tomaseu Gobobo

Ci permette di immaginare un ipotetico, rocambolesco inseguimento poliziesco. Questo è ciò che mi viene suggerito dall'incalzante giro di basso, che dialogherà timidamente con la batteria in un cadenzato gioco di accenti ritmici, risultando proprio per questo uno dei pezzi maggiormente espressivi

3) The Mechanical Birth Of The Morkobot Sons

Si distingue per semplicità e forza d'urto. Le parti sono 2: l'incipit è costituito da un sottofondo elettronico al limite dell'udibile che serve solo a rendere più doloroso quello che sarà il martellare all'unisono dei 3 strumenti che senza pietà terminerà finalmente (o forse no) senza preavviso. Difficile rendere a parole il tiro micidiale dell'esecuzione, paurosamente fisico.

Questi sono i MoRkObOt: gruppo italiano che sa produrre buona follia rock con un pizzico di poesia elettronica.

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 20:27 del 5 settembre 2010 ha scritto:

Disco davvero formidabile. Loro poi sono dei pazzi adorabili, da vedere almeno una volta dal vivo (sperando che le menti più friabili non si sfascino all'esecuzione di "MoRtO"). "Zorgongollac" è fantastica.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 20:29 del 5 settembre 2010 ha scritto:

Spe', credevo fosse "MoStRo": la tracklist mi aveva messo in confusione. Non importa, anche questo esordio è decisamente valido. Ma ci sono da correggere le tracce a lato della recensione.