Sonic Youth
Confusion Is Sex
“I maintain that chaos is the future and beyond it is freedom, confusion is next and next after that is the truth.” Suonano come una profezia tali versi tratti da ‘Confusion is Next’, brano manifesto di quel piccolo capolavoro sonico datato 1983.
Era la voce della controcultura newyorchese, erede illegittima del punk e della new wave, attratta dai cavilli metallici di una nuova avanguardia, figlia delle ossessioni beat e della cultura pop, nell’ america post – industriale. L’hanno chiamata no wave.
Chi per fortuna o sfortuna è annoverato al ventre torbido della nuova ondata, proviene dall’ambiente underground e porta nell’anima i semi dell’alienazione urbana, le nevrosi di una città dalla planimetria infernale, l’incubo di una grande mela svuotata dall’interno. Ecco allora la teenage riot decisa a farsi sentire, determinata nel propugnare una nuova rivoluzione, il flower power metropolitano, sostenuta da band quali i Jesus and the Jerks, Live Skull, Mars, Contortions, e dalle audaci sperimentazioni di nuovi guru urbani come Glenn Branca.
È proprio da quest’ultimo che ha inizio la storia della gioventù sonica.
L’incontro fra i due chitarristi Lee Ranaldo (che aveva militato nell’ensemble di Branca) e Thurston Moore avviene nel 1981, durante il Noise Fest organizzato da Moore al White Columns. Completano il quartetto la bassista e studentessa d’arte Kim Gordon, compagna di Moore e una tastierista dell’entourage di Branca, che presto lascerà la band. I batteristi che si contendono la formazione nei primi anni ottanta sono tre: Richard Edson, Bob Bert e Jim Sclavunos ( questi ultimi due si spartiranno i meriti del disco in questione).
Ciò che caratterizza il quartetto newyorchese è il saper mescolare la tracotanza del rock ‘n’ roll più selvaggio (quello di Velvet Underground e Stooges, tanto per capirci) con la sperimentazione più ardita. La loro musica è avanguardia popolare, fondata sui principi della dissonanza, della forma disorganica, della violenza caotica. Violenza che gioca, più che altro, un ruolo emotivo, come ha dichiarato la Gordon in un’intervista a Guido Chiesa del 1983. Ciò non toglie che la sevizia chitarristica applicata da Moore e Ranaldo ai propri strumenti è innegabile e ha fatto storia. La sperimentazione applicata dai due sonici alla chitarra ha travalicato i limiti di ciò che si credeva possibile fare con questo strumento, aumentandone la capacità espressiva: quando Moore infila una bacchetta fra le corde arrugginite o quando Ranaldo percuote il manico e tormenta l’accordatura, la voce della chitarra si fa lamentosa e sembra manifesti in grida la propria tortura.
La sezione ritmica, che si snoda spesso intorno ad un tema principale, sostiene i vari tormenti chitarristici, che convergono (citando il critico Eddy Cilia) in un “fluire (dis)armonico”.
Per di più, tale forma adottata calza a pennello con le tematiche affrontate: difficilmente si è potuto riscontare nella storia del rock una formazione tanto ‘azzeccata’ al contesto nella quale è vissuta: i Sonic Youth erano la band giusta, al momento giusto, nel luogo giusto.
“Confusion is Sex” (Neutral, 1983) ne è la prova tangibile; alienazione, psicosi urbana, caos, rivoluzione; in due parole, New York.
Il brano di apertura ‘(She’s in a) Bad Mood’ suggella simili premesse. L’incipit è sconvolgente: un muro di chitarre dissonanti rompe il silenzio, il pattern ritmico alterna cavalcate percussive a tempistiche lente ed ossessive, l’atmosfera è oscura ed ipnotica; il tutto intricato al ‘cattivo umore’ evocato dalle parole del testo, trascinate da Moore in una sorta di litania infernale.
L’apatia esistenziale si stempera anche nella sonata successiva ‘Protect me You’, dove, in un languido giro di basso e chitarre dal gorgheggio metallico, le parole sussurrate da Kim Gordon descrivono le diverse fasi della vita di una ragazza adolescente, alle prese con l’indifferenza del mondo ed il suo bisogno di protezione. Si inaugura qui un personaggio caro alla Gordon, quello della ragazza incompresa, bistrattata dalla materialità maschile, spesso spinta dalla debolezza e dal giudizio della società a trasformarsi nella ninfetta mefitica, armata d’innocenza nichilista.
Tale è la tematica del quarto brano ‘Shaking Hell’ che, dopo il breve sipario offertoci dalla violenta cover degli Stooges ‘I Wanna be Your Dog’ ( cantata dalla stessa Gordon), erompe in un incipit incalzante, presto diluito in pochi soffusi intrecci di chitarre (qui si noti la capacità dei due chitarristi di ottenere un effetto synth sfregando velocemente una bacchetta di legno sulle corde dello strumento). Il cantato della Gordon è scandito dai battiti irruenti di un tamburo che sembra voglia emulare il ritmo del cuore umano in un momento di sofferenza; l’atmosfera si incupisce man mano che alla voce si affaccia lo sconforto: questa volta la giovane incompresa non ce l’ha fatta; le sue ultime parole sono grida indemoniate, di una tristezza infinita (“ I’ll take off your dress/ I’ll shake off your flesh); il nefasto arabesco chitarristico sembra ridere della sconfitta.
I due brani seguenti (‘Inhuman’/’The World Looks Red’) , invece, sono cantati da Thurston Moore che impersona, dopo i soliloqui esistenziali della Gordon, la figura del ribelle, del maschiaccio anticonformista, dell’adolescente punk. La musica, infatti, è fondata su giri di basso violenti ed ossessivi, una sezione ritmica tribale e le sferzate metalliche e dissonanti delle chitarre. I testi ritraggono affreschi metropolitani, personaggi psicotici cresciuti fra i labirinti della Babilonia moderna, maschere ‘inumane’ in un mondo irriconoscibile; le parole strillate dal biondo Peter Pan sonico non lasciano equivoci (“The memory drained/The life from the dull/An ocean of insects/Worked like a sheet” e ancora “My body is a past time/My mind is a simplejoy/I learned my lesson/The hardest way/But you don't know me/Complete inhuman”).
Ma è nel brano successivo che sta la forza di reagire; con la sua percussività sinuosa, il basso barcollante e le chitarre lamentose, ‘Confusion is Next’ rappresenta il testo profetico, il manuale d’istruzione, la bibbia alcalina della rivoluzione sonica. Come nel brano d’apertura, il cantato di Moore riesce ad essere lagnoso e prorompente, allucinato e consapevole, lobotomizzato ed espressivo; le chitarre fremono in gemiti e grida, atmosfere perverse, orge caotiche, orgasmi solforici: il baccanale industriale è compiuto.
Rimane il tempo per un ultimo sguardo alla società della decadenza; ‘Making the Nature Scene’ propone il mito delle origini nella società dell’ordine e del progresso ma dove “l’unità non è insegnata a scuola”. Il rap nevrastenico della Gordon incalza il ritmo sensuale delle percussioni mentre le chitarre sibilano nel sottosuolo. Le ultime frasi del disco prima del brano strumentale di chiusura ‘Lee is Free’ (pot – pourri cacofonico di Ranaldo, profondamente influenzato da Branca) sono una triste presa di coscienza (“There is no resistance to”), ma anche un’invocazione, uno spiraglio di luce fra i grattacieli del mondo (“Salvation means to count on you”).
Negli anni a seguire i Sonic Youth sigleranno quelli che, a detta di molti, sono considerati i loro dischi più notevoli, ancorando però ad uno stile molto più traducibile e di più facile fruizione.
‘Confusion is sex’ rimane la voce di una generazione di passaggio, quella no wave ormai post, la generazione sonica che cede il passo alla Ciccone Youth (come ironizzerà la stessa band in un disco del 1988).
Caos e Rivoluzione: ce l’avevano quasi fatta.
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