R Recensione

9/10

Unsane

Unsane

Quando si ha a che fare con opere “eccessive” o comunque senza compromessi, l’opinione dell’ascoltatore non può che essere altrettanto drastica, ovvero di disgustata repulsione o di attrazione fatale. Difficile dunque dare un giudizio tiepido su questa prima opera degli Unsane ma, prevedibilmente, chi scrive propende per la seconda ipotesi.

Il gruppo nasce a Bronxville (New York) nel 1984 dall’unione di Chris Spencer (voce e chitarra – fratello del più noto Jon, leader dei “Blues Explosion”), Charlie Ondras (batteria) e Peter Shore (basso). Dopo una serie di cassette registrate nel corso dei primi anni, la band approda al primo album soltanto nel 1991, forse anche a causa della proposta non proprio in linea con le produzioni del periodo oltre che decisamente di non facile fruibilità. A proposito di questo, tuttavia, è bene sgomberare subito il campo da equivoci: “Unsane” è sì un capolavoro rumorista a tratti decisamente ostico, ma è anche un’opera rock più accessibile di quel che possa sembrare al primo ascolto. I dodici brani proposti dalla band hanno quasi tutti la “forma canzone”, sono cioè costruiti musicalmente sull’alternarsi di strofa e ritornello. In altre parole esiste una quadratura del pezzo, anche quando si va alla deriva come nel baccanale di puro rumore che conclude “Exterminator”: c’è pur sempre un tempo in 4/4 e c’è il basso che tiene la nota dominante mentre è la chitarra che se ne va per la tangente. La durata dei brani, poi, non supera mai i tre/quattro minuti. Manca quindi la completa disgregazione sonora di altri maestri rumoristi, come i Trobbing Gristle, o la caotica casualità dei Royal Trux di “Twin Infinitives”.

Tutto questo non significa che il disco possa essere tranquillamente messo su al ballo della scuola. La chitarra ipersatura di Spencer (tra l’altro qualcuno sottolineava l’inusuale scelta di una Telecaster per il genere) è un muro impenetrabile: ogni accordo rappresenta musicalmente quel muro che crolla. Sulle macerie infieriscono le percussioni maniacali di Ondras, un Keith Moon del noise, ed il basso a mitraglia di Shore. Alla fine del brano lo scenario è quello di una città dopo un bombardamento a tappeto. A rendere ancora più terrificante l’incubo sonoro c’è poi la voce (sempre di Spencer) filtrata e distorta, agghiacciante e disperata, ma anche furibonda e rabbiosa come poche altre. Il disco rimane veramente devastante quanto a tragicità ed enfasi sonora: è un viaggio senza ritorno nell’incubo di uno scenario post-atomico. Peraltro il brano conclusivo “White hand”, tra i più orecchiabili, trasmette anche un senso di angosciosa impotenza di fronte a tale catastrofe.

Ma nonostante questo inferno i conti quadrano. Gli Unsane sono cioè una band che spesso e volentieri costruisce i propri pezzi su un riffone da hard-rock/heavy-metal (e quest’attitudine verrà fuori in modo più evidente nel secondo album “Total destruction”) o su un giro di accordi chiuso e ripetuto, come ad esempio nel pezzo “Slag” e come avviene nella miglior tradizione del rock’n’roll. Il gruppo quindi ha sicuramente studiato bene la lezione dei Sonic Youth, ma si trova ad essere più vicino ai Jesus Lizard che non ai primi Pussy Galore, più vicino ai Big Black che non ai Cows.

Probabilmente questi vertici non saranno più raggiunti in seguito da una band che, nel corso degli anni e dei dischi, si è mantenuta assai fedele al suo stile ma che, proprio per questo, si è forse fossilizzata troppo attorno alla stessa collaudata forma espressiva.

V Voti

Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 14 voti.
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loson 9/10
Cas 8/10
Noi! 8/10
B-B-B 9/10

C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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loson (ha votato 9 questo disco) alle 9:11 del 7 ottobre 2008 ha scritto:

Ottima recensione per questo capolavoro del noise-rock. Complimentoni, Marco!

Nucifeno (ha votato 7 questo disco) alle 1:04 del 17 ottobre 2008 ha scritto:

Non il migliore...

Preferisco Scattered Smothered & Covered

matteolostrambo (ha votato 7 questo disco) alle 16:58 del 15 giugno 2009 ha scritto:

grande, di loro avevo Lambhouse: The Collection 1991-1998, che era una raccolta se non mi ricordo male... mi sono piaciuti parecchio

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 10:41 del primo marzo 2010 ha scritto:

me lo sono appena riascoltato d'un fiato...che piacere!

un vortice rabbioso, mai un attimo di tregua...imperdibile!