R Recensione

7/10

Fratelli di Soledad

Fratelli Senza Paura

Superati i venti anni di carriera, con sei dischi alle spalle, innumerevoli partecipazioni in raccolte e compilation varie, e costante presenza su tutti i palchi grandi e piccoli d'Italia (ma anche spesso all'estero) i Fratelli di Soledad tornano con un nuovo disco, “Fratelli Senza Paura”.

La band torinese si conferma come uno dei migliori esempi italiani di combat rock, con riferimenti costanti alle radici della musica jamaicana quali ska, reggae e rocksteady (da Lee Scratch Perry agli Skatalites) e al punk inglese di fine anni '70 (su tutti i Clash, ma anche gli americani Ramones), senza dimenticare però l'amore per certa musica Italiana, in particolare Enzo Jannacci e soprattutto Rino Gaetano.

Non è un caso se ad inizio carriera, quando ormai Rino Gaetano era stato completamente dimenticato da tutti, i Fratelli non mancavano mai di eseguire i suoi brani in concerto. E anche in questo lavoro la musica, e soprattutto l'ironia di Gaetano sono presenti.

Ne è un esempio il brano “Je vous salu Ninì”, una delle composizioni più belle del disco, dove sembra davvero di aver trovato finalmente gli eredi del grande Gaetano. Canzone perfettamente riuscita, melodia allegra che cattura al primo ascolto, testo costruito accostando parole senza apparente legame tra loro, fino all'omaggio della citazione esplicita di “zio Gaetano”, il cantante con il cilindro e l'ukulele. In un mondo migliore, sarebbe la perfetta canzone dell'estate.

Ottimi anche gli altri brani dei disco, da quelli più vicini al rocksteady come l'iniziale e auto celebrativa “20 di rabbia” (“Un basso camicia rossa e anfibi neri / il sardo voce roca e Lucky Strike”) e “Condannato a vita”, altro grande testo.

Ma sono ben presenti anche le altre anime dei Fratelli, dal punk rock di “A viso aperto” al classic ska di “Agua morta”, con le sue chitarre in levare e gli inserimenti di un ottima sezione fiati. Torna anche il passato della band torinese, con uno dei loro cavalli di battaglia, “Col sangue agli occhi”, qui rivisitata in un ottimo arrangiamento in chiave rocksteady, con splendidi coretti vagamente anni '50, chitarre acustiche e ukulele.

Riuscitissimo anche l'esperimento dub, con la dub version del brano di apertura, giustamente rinominata “20 di dub”, che precede la conclusiva “Ninna nanna dei bastardi”, uno 'slow ska' nel cui testo è racchiusa tutta la poetica dei Fratelli di Soledad, fatta di rabbia e vita di strada.

Disco importante, che celebra una band che da sempre si propone non solo di far divertire gli ascoltatori con concerti coinvolgenti (sul palco i Fratelli danno sempre il massimo), ma anche di farli pensare, sempre disposti a lottare per le cause migliori. Una, band infine, che è sempre stata vicina alla nostra provincia, come dimostra la loro costante presenza in tutti i centri sociali d'Italia, a sostegno delle più varia iniziative, come riportano le foto delle locandine nel libretto del CD, tra cui spicca quella del concerto al Subbuglio di Alessandria in occasione di una serata per raccogliere fondi per i cittadini appena colpiti dall'alluvione del 1994.

 

V Voti

Voto degli utenti: 4,7/10 in media su 3 voti.
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Teo 7/10
target 5/10
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