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R Recensione

5/10

Maximilian Hecker

I Am Nothing But Emotion, No Human Being, No Son, Never Again Son

Solamente un anno dopo aver pubblicato “One Day”, Maximilian Hecker torna con un nuovo album dal chilometrico titolo “I Am Nothing But Emotion, No Human Being, No Son, Never Again Son”.

La sesta fatica del cantautore tedesco non cambia di molto le carte in tavola rispetto al passato: anche in quest’occasione infatti si possono ascoltare ballate melodrammatiche accompagnate da testi decisamente amari. L’unico elemento di novità è che il piano diventa lo strumento principale con il quale Hecker trasmette tutto il suo sconforto.

Il disco parte subito bene: dopo la breve intro “Blue Soldier Night”, “Holy Dungeon” ammalia l’ascoltatore con piano malinconico e voce pacata. Ma la traccia in questione è una delle poche a salvarsi in un album caratterizzato quasi esclusivamente dalla presenza di passaggi di piano molto simili tra di loro e di una voce che ha sempre la stessa tonalità eccessivamente lamentosa. È il caso soprattutto di canzoni come “Nana”, a cui non basta l’aggiunta della chitarra acustica per far cessare gli sbadigli, “No One’s Child”, “Your Kingdom in Gold” o "Court My Eyes Alone", ballate ad alto grado di stucchevolezza incapaci di toccare nel profondo. Meglio, o perlomeno meno peggio, “Glaslights”, che ricorda un po’ Erik Satie e che è la versione riuscita di “Your Kingdom in Gold”, “You’ll Come Again”, con il suo refrain efficace, e “Grandiosity”, riscattata da un timbro vocale più profondo che la fa spiccare.

Resta la piattezza di un disco che fatica a sollevarsi da una dolorosità slavata tutta di superficie, amplificata dai due brevi intermezzi, del tutto interlocutori (la già citata “Blue Soldier Night” e “Open Arms Of Gold”), e da una tediosa versione solo per piano di “Nana”.

Sul suo sito, Hecker spiega che con questo disco ha cercato di mettere a nudo la sua anima e le sue emozioni più pure. Il risultato però sono 14 brani che trasmettono a chi ascolta solo un'eco sbiadita di intensità emotiva: tutto il resto è noia. “I Am Nothing…”, come d’altronde i precedenti tre lavori del 33enne musicista berlinese, è un disco del cui acquisto non si sente affatto la necessità, e certifica come purtroppo Hecker sembri essersi perso (irrimediabilmente?) dopo i primi due convincenti album.

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Voto degli utenti: 4/10 in media su 1 voto.
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