R Recensione

9/10

Mulatu Astatke

New York - Addis - London – The Story of Ethio Jazz 1965 - 1975

Adesso non lo ferma più nessuno.  

Nel 1965 l’allora ventiduenne Mulatu Astatke era stato uno dei protagonisti della cosiddetta “swinging Addis Abeba”, un movimento musicale la cui vivacità costituiva una risposta al monopolio discografico fino ad allora imposto dall’imperatore Haile Seliasse. In analogia con altri grandi musicisti africani (uno su tutti, Fela Kuti), Mulatu aveva iniziato giovanissimo a girare il mondo per studiare musica. Nei primi anni ’60 si era trasferito in Galles, poi in Inghilterra (dove, proprio come Fela Kuti, aveva frequentato la London Trinity School of Music) ed infine negli Stati Uniti (prima al Berklee College of Music di Boston, poi a New York). Oltreoceano, nelle notti newyorkesi, il giovane Astatke aveva scoperto una musica nuova: il jazz. E proprio il jazz, filtrato con elementi soul e caraibici, sarà la base delle prime due incisioni di Mulatu, rispettivamente pubblicate nel 1964 (“Afro-latin soul”) e nel 1966 (“Afro-latin soul 2”) sotto il nome di Mulatu Astatke & His Ethiopian Quintet.  

I due volumi “Afro-latin soul”, sebbene acerbi e privi di qualsivoglia intervento “in studio”, rivelavano pienamente quale fosse l’intenzione di Mulatu Astatke: portare nella sua Etiopia, finalmente libera di aprirsi alla musica ed alle arti in genere, tutto quel mondo di note (jazz, soul, latini) che fino ad allora erano state proibite dalla dittatura culturale di Seliasse. Esattamente come fece Kuti in Nigeria, Astatke prese i suoni (verrebbe da dire gli standard) della musica etiope e li riprodusse attraverso la strumentazione e la molteplicità di soluzioni apprese nel mondo occidentale (il connubio tra strumenti moderni e tradizionali, l’utilizzo delle congas e dei bongos, il ricorso all’improvvisazione, lo spostamento dell’attenzione dal piano vocale a quello strumentale). L’aspetto “latino” è sempre molto presente in queste registrazioni, come si nota nelle parti vocali e nelle percussioni caraibiche di “I Faram Gami I Faram”, o negli up-tempo di “Girl from Addis Abeba”. Eppure questi elementi vengono spesso compressi da un respiro free a base di handclapping (“Shagu”) o semplicemente diluiti in contesti funk afroamericani tutti giocati su livelli altissimi (“Mascaram Setaba”).  

Da quel viaggio Re Mulatu tornerà in Etiopia (nel 1969) carico di idee e si dedicherà alla costruzione ed alla definizione della sua personale visione musicale attraverso l’incisione di numerosi singoli nonché del primo album registrato e pubblicato in Etiopia: “Ethio-jazz” (1974). In questo periodo l’ispirazione incontenibile di Mulatu cavalcherà l’entusiasmo della “swinging Addis” generando capolavori come la splendida “Yekermo sew”, ovvero quella melodia ariosa e grondante funk che rese celebre il quarto volume della serie ”Ethiopiques” (raccolta edita dalla Budha Musique nel 1998 e contenente brani già pubblicati sia come singoli che all’interno degli album “Ethio Jazz” e del precedente “Mulatu of Ethiopia”). E di quel disco, che per primo riuscì a far varcare i confini africani all’ethio-jazz, qui troviamo riproposto anche il jazz a schema libero di “Kasalefkut Hulu”, il sax lirico di “Tezeta”, l’andamento da big band di “Yègellé Tezeta”, i frementi vibrafoni di “Yèkatit” e la meravigliosa (non ci sono altre parole per definirla) “Ené Alantchie Alnorem”, un soffio di vento (letteralmente!) che sospinge gli intrecci di piano elettrico, flauto e batteria.  

C’è ancora spazio per danze jazz afro-cubane (“Emnete”), funk nero a base di vibrafono e Wurlitzer wah wah (“Mulatu” e “Dewel”, tratte da “Mulatu of Ethiopia” – 1972) ed alcune collaborazioni (pubblicate su 45 giri e poi raccolte nei vari volumi della serie “Ethiopiques”) con altri protagonisti della “swinging Addis”: Menelik Wossenatchew (che canta “Fikratchin”), Tilahoun Gessesse (qui alle prese con “Lanchi Biye”, una delle numerose collaborazioni tra Gessesse e Astatke, che era solito produrre e accompagnare Gessesse con la sua Mulatu Astatke & All Star Band), Seifu Jahannes (“Ebo Lala”, ritmi afro-caraibici e rumorismi decisamente “d’avanguardia”) e Muluken Melesse (“Wubit”).  

Nel 1975 un nuovo stop, a causa di una nuova dittatura imposta questa volta da una giunta militare chiamata DERG. Fine della “golden age” etiope, fine della “swinging Addis”, fine dell’ethiojazz. Per vent’anni.  

Il resto è storia recente: la Budha Musique pubblica gli “Ethiopiques”, Jim Jarmusch si innamora di “Yekermo Sew” ed infine arriva la Strut Records, che prima favorisce lo straordinario incontro tra Mulatu Astatke e gli Heliocentrics e poi batte il ferro finché è caldo pubblicando questo “New York Addis London – The Story of Ethio Jazz 1965 - 1975”. Come dire: la storia dell’ethio-jazz. E la storia di Mulatu Astatke, che poi è la stessa cosa.

Adesso non lo fermi più nessuno.

 

Internet:

http://www.myspace.com/mulatuastatke

 

Video

"Emnete" - http://www.youtube.com/watch?v=QYGgfXA0ZPs

"Yekermo Sew" (live/Heliocentrics) - http://www.youtube.com/watch?v=mlGmjXxnGgM

"Yekatit" - http://www.youtube.com/watch?v=6vq3n4plTM0

"Yegelle Tezeta" (live/Heliocentrics) - http://www.youtube.com/watch?v=B54bWq-QqOw

Mulatu al vibrafono - http://www.youtube.com/watch?v=a-CIQ1tbx8o

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C Commenti

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REBBY alle 10:11 del 19 gennaio 2010 ha scritto:

Un 9 addirittura dato da Fabio o-o Cos'è hai

ritarato la tua scala dei voti o questa antologia

ha per te un valore ancora maggiore dello

splendido album uscito, nello stesso anno, dalla

collaborazione con gli Heliocentrics?

fabfabfab, autore, alle 10:36 del 19 gennaio 2010 ha scritto:

Diciamo solo che questo è più rappresentativo, è un best-of con registrazioni vecchie e per questo "significative". E' tra le nuove uscite perchè in questo formato l'hanno pubblicato nel 2009, ma di fatto è un classico ristampato. Comunque se ti era piaciuto "Inspiration/Information", questo non devi perdertelo ...

REBBY alle 15:07 del 12 aprile 2010 ha scritto:

Uè, ne è saltato fuori un altro di Mulatu. Ho letto la recensione su Rockerilla, se ne parla

come del "miglior chitarrista etiope" uahahah

fabfabfab, autore, alle 15:36 del 12 aprile 2010 ha scritto:

RE:

Anche su Rumore. Terza recensione, terza volta che lo chiamano "migliore chitarrista etiope". Magari ho torto io, e lo xilofono lo suona per hobby....

REBBY alle 15:48 del 12 aprile 2010 ha scritto:

Si era Rumore non Rockerilla ho confuso io...

Io ho letto che suona anche congas e tastiere,

no chitarre. Quelle quando ci sono le suonan

altri.