R Recensione

7/10

Richard Hawley

Lady's Bridge

A due anni di distanza dal fortunato Coles Corner, torna nei negozi Richard Hawley, il più conservatore dei solisti in circolazione. Coccolato dagli appassionati di standards e traditional pop a là Frank Sinatra, dopo il vuoto incolmabile lasciato recentemente da Lee Hazlewood, viene addirittura salutato come ultimo baluardo della forma canzone più tradizionale, esagerazioni che gli valgono l’appellativo di the crooner of the north.

Come per il precedente disco, il titolo dell’album Lady’s Bridge prende il nome da uno snodo cruciale della sua città natale Sheffield, si tratta del ponte più antico che attraversa il fiume collegando la parte ricca del capoluogo del South Yorkshire con quella piu’ modesta, e funge da spunto per metafore più o meno intriganti.

Valentine è l’apertura con violini e violoncelli a profusione, andamento epico, schegge di romanticismo classico e melodie dimenticate, Roll River Roll  srotola ricordi della tremenda inondazione che mise in ginocchio la città a metà del diciannovesimo secolo, musicalmente si rivela un downtempo sofferto, impreziosito da splendidi fraseggi dal retrogusto barocco del pianista jazz Jon Trier. Serious è un gradevole skiffle rivisitato rockabilly, il singolo apripista è Tonight The Streets Are Ours, uno spiraglio di sole appena gradevole che puo’ ricordare i Divine Comedy, mentre Dark Road riprende il dondolio, qui appena accellerato, di The Ocean, uno degli highlights del precedente album: inutile aspettarsi sorprese da Mr. Hawley… difatti non ce ne sono, tutto procede come da copione, con svisate di slide guitar ed ampio uso di chitarre vintage d’ogni tipo, harmonium sospirosi, archi sognanti, passaggi doo wop, umori malinconici e ritmi sostenuti, . Tutto accuratamente bilanciato, ed è ottimo il finale con l’ombrosa The Sun Refused To Shine: tom tom effettati e ripetitivi, il vibrafono del solito Jon Trier vero valore aggiunto del disco, e la doppia voce femminile dell’ospite Sally Doherty cantante di latin jazz a rendere impalpabile la melodia.

Un disco di semplici canzoni, molto personali ed eleganti, nelle quali la voce impostata di Mr. Hawley seduce ininterrottamente, prendere o lasciare.

Concludo con due righe del protagonista estratte dal comunicato stampa di presentazione dell’album : “Non voglio reinventare la ruota o simili, scrivo canzoni e suono la chitarra, è tutto. Sono alla ricerca costante di qualcosa di magnifico, di melodie che colpiscano, trovo difficoltà a spiegarlo talmente tutto è cosi semplice.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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Mopy 8/10
REBBY 5/10

C Commenti

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Marco_Biasio alle 9:01 del 28 agosto 2007 ha scritto:

:-§

Questo non l'ho ascoltato, e penso che non lo ascolterò nemmeno se mi torturassero a morte... Coles Corner valeva da solo più di duecento torture

Mopy (ha votato 8 questo disco) alle 20:28 del 28 agosto 2007 ha scritto:

God Bless Richard Hawley

Incanta, seduce..non saprei quale verbo usare! In riferimento all'ultima generazione di cantautori, Richard Hawley è quello che forse mi ha impressionato più di tutti; è innegabile che nella struttura dei pezzi sia un pò ripetitivo, ma con delle melodie così belle la cosa passa in secondo piano (almeno per me). Voce stupenda e stile chitarristico, per i tempi, inconfondibile (non sono azzardati, secondo me, i paragoni con Hank Marvin). A differenza di Coles Corner, forse in quest'album manca il "brano capolavoro", ma nell'insieme lo ritengo più lineare e meno discontinuo del precedente. D'accordo con il voto e con l'analisi dei brani. Tuttavia sia Lady's Bridge che Coles Corner sono almeno una "mezza stella" al di sotto di Late Night Final e Lowedges. Dopo lo scioglimento dei Longpigs, non potevo augurarmi di meglio!