R Recensione

8/10

Terry Riley

Rainbow in Curved Air

La musica di Terry Riley sfugge a una precisa classificazione, tra i vari termini che gli sono stati coniati quello forse più appropriato è di "musica minimalista".

Il primo disco di Riley è "In C" composizione destinata a fare scuola. In C (titolo derivato dalla persistente pulsazione in Do del pianoforte che ne guida lo svolgimento) è del 1964.

Questa suite che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo è certamente il suo lavoro meno accessibile. Gli strumenti partono uno dopo l'altro fino ad accavallarsi, seguendo ognuno singolarmente uno schema assai semplice, in modo che i musicisti possano suonando esprimere e trasmettere dei sentimenti, delle emozioni primordiali. Cinque anni dopo nel '69 esce questo "A Rainbow In A Curved Air", in Italia esce nel '74, ben cinque anni dopo la sua pubblicazione. L'opera che molti considerano il suo capolavoro, e anche il disco che maggiormente ha influenzato altri musicisti: i "Soft Machine", specialmente con il loro massimo capolavoro che è "third", la scuola tedesca dai Tangerine Dream in giù, e per finire gli Who che gli dedicarono il brano Baba O' Riley pubblicato nell'album "Who's Next".

L'opera è un inno alla gioia, con gli strumenti sovrapposti che intessono un'atmosfera da "paradiso". Terry da solo suona organo, clavicembalo e percussioni. I suoni sono ed evocano una struggente saga della nostalgia, dei mondi vaganti e sassofoni impazziti, un rotolare meravigliosamente verso l'Io, senza inganni, un suono nuovo nella mente, con delle figure musicali inafferrabili come i sogni.

Questo è Terry Riley, molto sinteticamente. Musica dello spirito. Musica dell'inconscio. Musica della gioia. Musica della danza. Musica della nostalgia. Musica del pianto liberatore, dell'emozione pura, della pace psicofisica, interiore.

L'ascolto di questo disco provoca, e non può essere diversamente, una certa riflessione:

"Bisogna essere molto coscienti dell'azione che il suono ha su di noi, il modo secondo cui ci influenza. Non dirsi: faccio questo esperimento perché è nuovo, ma vedere quale effetto esso ha su di noi, dentro di noi. Chi fa musica ha una responsabilità, perché fabbrica le vibrazioni. E' come fabbricare un prodotto chimico, un profumo. I musicisti hanno questa responsabilità: trovare come fare le migliori vibrazioni possibili".

V Voti

Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 12 voti.
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Cas 9/10
rael 8/10
ThirdEye 10/10
apixx 10/10

C Commenti

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loson (ha votato 10 questo disco) alle 19:33 del 19 giugno 2008 ha scritto:

CAPOLAVORO

C'è bisogno d'aggiungere qualcosa?

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 12:12 del 20 giugno 2008 ha scritto:

grandissimo lavoro d'avanguardia, importantissimo, seminale e folgorante....ci mancava proprio nell'archivio di storiadellamusica!

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 12:20 del 20 giugno 2008 ha scritto:

Minimalismo psichedelico allo stato puro. In effetti come ogni opera di avanguardia non mi entusiasma del tutto ma ovvio che la sua importanza sia immensa. E poi ha il merito di farsi comunque sentire agevolmente dai. Un bravo il Bottaro se lo merita cmq che non era facile affrontare tale disco.

Lux alle 23:54 del 6 luglio 2008 ha scritto:

Solo a me non piace?

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 11:59 del 5 novembre 2008 ha scritto:

disco da isola deserta

immenso geniale un caledoscopio infinito di suoni bizzarri logici

Utente non più registrato alle 12:39 del 14 dicembre 2012 ha scritto:

Gran disco che serve inoltre a capire quanta ispirazione abbiano tratto i gruppi citati (a cui aggiungerei i Pink Floyd).

A sua volta Riley (e non solo lui) fu influenzato dall'immortale John Coltrane...

Complimenti al recensore per averlo preso nella giusta considerazione.

apixx (ha votato 10 questo disco) alle 15:29 del 10 aprile 2019 ha scritto:

da ascoltare al buio con una buona dose di tolkeniana erbapipa