Clara Kindle
Moors
La scena sotterranea di Brighton oggi è illuminata da unetichetta interamente do it yourself che si chiama Woodland Recordings e che, oltre a produrre i dischi artigianalmente superando di rado le cento copie per opera e ricorrendo volentieri a pregevoli manifatture artigianali, ha il pregio di promuovere split, incroci, collaborazioni, lavori collettivi tra le proprie band con ritmo vorticoso. Lesito è una galleria di artisti che si coagula attorno a una linea musicale omogenea con arricchimenti reciproci.
Fai-da-te musicale significa, nella fattispecie, registrazione su cassetta, «home tape is music» essendo il motto della Woodland. Il nastro raccoglie rumori, voci spettrali, echi che sanno di scantinati, effetti naturali, sgocciolii, e sopra, mediamente, un folk lacustre dalle tinte scure, pieno di ipnotismi, meandri umidi, sfocature musicali. Cè Jandek mixato dagli Einstürzende Neubauten, è Boduf Songs in esilio tra le paludi assieme ai Black Heart Procession.
Di Birdengine si è già parlato su queste pagine, mentre qui è in ballo Daniel Michael Clark, alias Clara Kindle, che del primo è amico e collaboratore (in uno split-album targato Woodland e chiamato "Trunk") e che ha ceduto qualche pezzo sparso a compilation delletichetta. Questo Ep autoprodotto di dieci tracce, tra interludi strumentali e pezzi cantati, offre trenta minuti di folk nebbioso da brividi. Clark predilige al cantato un parlato abbattuto e quasi indolente che a tratti si alza a disegnare melodie esilissime, come in brevi intermezzi sognanti che spezzano la malattia; sotto, arpeggi ripetitivi, sostenuti da fruscii e vaghe intrusioni strumentali simili piuttosto a rumori nella foschia. Lo-fi spinto.
Così i battiti minimali che accompagnano Heart-Snatcher, capolavoro dellEp, sono, piuttosto che colpi di grancassa, tallonate a un pavimento in legno. Tutto il disco, in realtà, vuole dare unidea di claustrofobia in seminterrati, e così lacqua che segna il passaggio tra le due parti di Old Man Of The Lake fa scivolare lascolto in abissi tenebrosi e stagnanti. Straordinariamente evocativa la Part I, il cui arpeggio martellante conduce ad allucinazioni nere, approfondite dai duri rimbombi e dai brusii della Part II.
Non è un (post?) folk di sola voce e chitarra, insomma, quello di Clark. Organo, disturbi, rumorismi un po ambient un po industrial (o, meglio, agrarian), si intromettono ovunque (in Birdsong dominano, in mezzo a cinguettii e larsen metallurgici taglienti), tra tangenze con il folk più ossianico (i Crippled Black Phoenix nei cori nordici di Beast Of The Field) e onirismi kraut (Moors, che ha qualcosa dei Kraftwerk di Radioactivity applicato al folk). Limpressione è di avere tra le mani un lavoro pulsante, che cerca la sperimentazione con mezzi minimali; il packaging, disegnato e fatto-in-casa da Clark con materiale di riciclaggio e vecchie foto riusate, conferma e avvalora.
Scendere in cantina vale la pena.
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