Soundsick
Astonishment
Il motivo fondante per cui ci decidiamo alfine a segnalare lesordio del power trio di Fabriano sta, in sostanza, nella lunga (-hissima) gestazione incontro alla quale sono passati gli undici brani di Astonishment, quivi rifiniti, ma già sparpagliati di qua e di là su piccoli demo ed incisioni artigianali autoprodotte dal 1998 in avanti. E sì che proprio pivelli i Soundsick non lo sono, soppesata la nutrita attività live che li ha portati, nel corso degli anni, ad aprire per Il Teatro Degli Orrori e Zu sugli altri. Combinazione quanto mai bislacca, sintende. Ilario e Alexander Onibokun, fratelli dorigine nigero-venezuelana e pilastri della formazione (alla quale si aggiunge anche Valentino Teodori al basso), nulla fanno per dissimulare la loro diretta filiazione artistica dal ribollente magma (post-)grunge col baricentro, in verità, spostato in avanti più nella seconda che nella prima metà degli anni 90, come degli Alice In Chains tricolori sopravvissuti senza scosse e drammi alluscita di scena di Layne Staley.
Criticamente ed esteticamente parlando, il disco si attesta sulla sufficienza. Aggiungiamo noi mezzo punto, sulla base di due principali motivazioni. Dietro la (prevedibile) scorza chitarre rocciose, voci roche, ritmiche quadratissime si nasconde qualcosa che, almeno in parte, aiuta a stornare la prevedibilità del platter. Sono piccole, discrete, ma sostanziose iniezioni di psichedelia sottocutanea, stille di acido che penetrano allinterno dei robusti tessuti dacciaio della sei corde e ne disgregano, al contempo tingendolo di inedite sfumature, limpatto. In altri termini: per quanto banale vi possa suonare il canonico mid di Loneliness (cè, ahimè, il peggior rock FM americano) e telefonato lassalto hard rock di Asphixia, le accensioni spaziali di Lena, il piantato rifferama tooliano di Moleskine (con tentazioni di deliquio noise sempre dietro langolo), il valzerino per piano e synth à la Mellon Collie di Grandparents, le chitarre accecanti di Disco Rat, la densissima cavalcata conclusiva di Candies & Cum pareggiano tranquillamente il conto.
Il secondo motivo? Lottima preparazione tecnica. Che permetterà ai ragazzi, lo spero, di guardare oltre, superandole, le infatuazioni meno giustificabili, come i muri di suono di risibile cifra qualitativa, ad un passo dal nu metal, della title track. Noi abbiamo detto la nostra. Ora tocca a voi.
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