LeSigarette!!
La Musica Non Serve A Niente
Sarà mancanza dautostima o eccesso di pragmatismo, ma non passa giorno che non mi ponga le fatidiche domande: dove sto andando, cosa sto facendo, a chi o a che cosa serve veramente quello di cui mi occupo? Risposte non ce ne sono, ma mi conforta non essere lultimo, né il più complessato. Jacopo DellAbate e Lorenzo Lemme, che hanno (in)coscientemente scelto di vivere di musica nellepoca prima nemica del music business, sintetizzano nel solito modo magistrale il paradosso del proprio mestiere-non mestiere: La musica non serve a niente, praticamente / Se la rapporti ad un telefono, una strada, un treno o un ponte / Rispetto ad una casa, un porto, un aeroplano, un ristorante / Una canzone è inutile, effettivamente. Facesse fare soldi o garantisse il potere, almeno: ma no, nemmeno quello. Il motivo di tanta e tale perseveranza è, piuttosto, un altro: Però poi quando sto male / Mi commuovo mentre canto una canzone / Urlo a squarciagola le parole / E spero in una rivoluzione (La Musica Non Serve A Niente). Musica come catarsi, songwriting come psicoanalisi ad impatto zero (Se sono commosso / O sono contento / Se sono depresso / Oppure sono distrutto / Quando mi stresso / Se non mi ascolto / In ogni caso / Piangere è perfetto, da Capovolto) et voilà, revenge is a dish best served cold, senza nemmeno passare dal via (tanto, Dei miei diritti non timporta una sega / Di fare langioletto sai che mi frega, da Vaffanculo).
A due anni di distanza dal bellesordio 2+2=8, il comeback del duo capitolino è una preziosa conferma di quanto LeSigarette!! sia un progetto senza eguali in Italia. Senza troppi scossoni, anche in La Musica Non Serve A Niente il fulcro del discorso è capitalizzato dal sottile contrasto fra il surrealismo quotidiano delle liriche perlopiù storielle di naïf autoriale, con punte di distopia più vera del vero nellimmaginario cartoonesco che irrompe fra le nevrosi di Siluro e il raffinato ordito strumentale intessuto da chitarra e batteria, una summa coerente e contagiosa della lezione ritmica impartita dagli anni 90. Ne risulta un disco breve, asciutto e ancor più diretto del predecessore, ma con quel non so che perennemente in fuga dalle smanie incasellatrici dellascoltatore: siano le storture punk funk dellanthemica title track, le imperfette armonie slacker di Capovolto o i guizzanti rivoltolamenti chitarristici di Muoversi. Potabile sì, insomma, ma con riserva. Il resto lo fa una scrittura leggermente più aspra del solito (le detonanti distorsioni dellesilarante Siluro, il ludico fuzz di Vaffanculo), alcuni guizzi isolati (il rumoroso ritornello grungey di Appena Svegliato risolleva le sorti di un brano un po sottotono) e, sopra ogni altra cosa, il notevole alt rock di Non Peso Niente, costruito su un 7/8 dallassoluta presa.
Curiosità di fine articolo: lalbum, uscito ad ottobre in digitale e da pochi giorni in formato fisico, è tra le primissime produzioni di N Etichetta, la label nata dallesperienza melogastronomica del locale romano Na Cosetta.
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