R Recensione

8/10

Tussle

Telescope Mind

A volte basta veramente poco.

In ‘Telescope Mind’, seguito dell’ormai culto ‘Kling Klang’ uscito nel 2004, i Tussle con due batterie, di cui una costituita da un’accozzaglia di oggetti trovati tipo secchi di plastica e ferraglia da autodemolizione, un basso slabbrato e una spruzzata di elettronica da scuole medie, srotolano senza battere ciglio dodici tracce quadrate, di rara geometrica perfezione, inanellando minuto dopo minuto passaggi brillanti a briglia sciolta, mischiando freddezza e sensualità in un mix a dir poco devastante.

Non ci sono minuti che fungono da riempitivi, non c’è un incastro in questa bolgia mutant-kraut che sembri forzato e non vi è nessun sentore di respiro affannoso per tenere il passo del flessuoso ritmo funk che pulsa sottocutaneo.

A più riprese il nome del quartetto out-rock di San Francisco è stato tirato in ballo a proposito della scena punk funk facente riferimento a Lcd Soundsystem, Rapture, Out Hud e !!!, ma a marcare una decisa distanza dall’agitata compagnia è un tiro maggiormente fisico e dancefloor-oriented che accantona quasi completamente gli accenti pop.

Per cui da un lato si viaggia in territori fortemente debitori al motorik dei Neu! dove il fantasma dei Can si aggira senza pace tra una canzone e l’altra ( quest’ultimi numi tutelari di quasi tutto l’indie rock più interessante in circolazione), dall’altro sono atmosfere cariche d’urgenza anfetaminica che fanno venire alla mente gli arrembaggi di band storiche come i newyorkesiLiquid Liquid, tornati alla ribalta grazie all’interesse tributatogli dal giro east-coast della DFA e non a caso presenti in carne ed ossa nelle vesti di Dennis Young e Sal Principato nell’ultima traccia del disco.

Forti delle reazioni entusiastiche ricevute unanimemente dal loro primo album (da Trevor Jackson passando per Prefuse 73) e dai concerti in compagnia di furie come Erase Errata e Coachwips (tecnicamente niente di più distante, ma evidentemente l’aggressività non ha la calcolatrice) che lo hanno preceduto e seguito, facendo crescere il già abbondante numero di ammiratori, i quattro non si perdono d’animo dopo la dipartita del bassista Andy Cabic, gia negli hipstersVetiver, e passato il batterista originario al basso e il nuovo Warren Huegel alla batteria rimpolpano il proprio sound con una maggiore spaziosità e propulsione ritmica.

E, a conti fatti, maturano un’accessibilità e una capacità di agganciare l’ascoltatore con non molti paragoni tra le band prettamente strumentali odierne.

L’apertura dell’album è affidata a ‘Lyre’, bozzetto paradigmatico delle successive ‘Cloud Melodie’, ‘Invisibile City’e ‘Cloud Melodie 2’: stracci malconci di ambient noise parente stretto di menti malate come Black Dice ma ancor piu’ Excepter; esperimenti diversi dal resto del disco ma non così alieni; si riascolti il cd di ‘No New York’ per comprendere che in fondo la sorgente di questi suoni è la medesima.

Ma i Tussle che tuonano sono tutti nella micidiale sobrietà dance-wave di ‘Warning’ ‘Flicker33/3’ e ‘Trappings’: un camion di funkyness lanciato a tutta velocità verso di noi, la prepotenza di un basso sexy che fa vibrare il petto, beats spigolosi e incisivi, per quanto nient’affatto ricercati o sperimentali. Impossibile non sentirsi partecipi della festa, addirittura l’handclapping di ‘Kindermusik’ a innestare il funk bianco nella kosmische music, e la conclusiva ‘Pow!’, un’orgia di rifrazioni percussive con un glockenspiel preso a mazzate a creare una melodia abrasiva.

'Telescope Mind' è un disco dalla grande energia e veramente compatto, perfetto sia per ripetuti ascolti quotidiani, che per dimenare braccia e fondoschiena in qualsiasi festa improvvisata, e cosa ancora più importante, si tratta di materiale adatto ad una lunga conservazione.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 2 voti.
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londra 6/10
REBBY 6/10

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