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R Recensione

7/10

Barnetti Bros Band

Chupadero!

Finalmente. Finalmente anche in Italia siamo riusciti a fare un disco rock che suona “rock”. Anche se per riuscirci i quattro fratelli Barnetti (Vince, Sonny, Billy e Giovannino Barnetti) sono dovuti andare negli Stati Uniti, più precisament enel deserto del Chupadero (New Mexico), a 2700 metri di altezza, in mezzo alle rocce, tra la polvere rossa, a due passi dal Messico.

L'idea di questo disco nasce lo scorso anno, quando i quattro musicisti (Massimo Bubola, Andrea Parodi, Massimiliano Larocca e Jono Manson), non ancora “fratelli”, iniziano a pensare ad un disco a otto mani, con un tema conduttore: raccontare la vita e le avventure di personaggi minori della Storia, gli “outsiders”, i “losers”. Raccontare le vite di questi uomini presi dalla tradizione italiana e americana, usando musiche tipicamente americane, ma cono forti accenti anche italiani. Raccontare l'America cono gli occhi degli europei, e vice versa.

Così, in 50 giorni di session, nello studio americano di Jono Manson, nascono questi undici racconti, che attraverso epoche e paesi ci descrivono quasi 200 anni di storia occidentale.

Come sempre impeccabile Massimo Bubola nel ritrarre personaggi, famosi o meno, con poche precise pennellate: dal Garibaldi di “Camice Rosse” che qui si colora di toni tex mex e diventa “Cops and Mosquitos” nella traduzione inglese di Jono Manson, a “Son Passator Cortese”, la vita di Stefano Pelloni, brigante ed eroe popolare dei primi dell'ottocento, alla “Ballata di Hannah Snell”, il primo soldato donna della marina inglese, che nel 1747 si finse uomo per potersi imbarcare e partire alla ricerca del marito e finendo per combattere in India.

Ancora outsider e ancora America e Italia nei due brani di Andrea Parodi. Se in “Dove corrono i cavalli” ci racconta un lato meno conosciuto della storia del famoso Billy The Kid, che qui ritroviamo in New Messico, scampato alle pallottole di Pat Garret, in “Camelia” ripercorre la Milano degli anni '60 e la vita avventurosa di Luciano Lutrig, “ladro gentiluomo”, “solista del mitra”, amante delle donne e dell'arte.

In questa serie di racconti di vite di briganti non poteva mancare la Maremma. E' qui che troviamo “Il Brigante Triburzi”, spina nel fianco dei Savoia alla metà dell'ottocento, raccontato sapientemente da Massimiliano Larocca. Ma anche nella musica, e soprattutto nel rock, non mancano le storie di perdenti. E Larocca non si dimentica di Don Di Miucci, l'italo americano che dominava le classifiche nei primi anni '50, raccontato in “L'Angelo del Bronx”.

Non poteva mancare il più famoso loser della canzone americana, Townes Van Zandt, il cui capolavoro “Pancho & Lefty” (ancora una volta una storia di perdenti) viene ripreso in maniera splendida nella traduzione italiana di Parodi e Larocca.

Altro tocco da mastri, la scelta di rifare in inglese il capolavoro di Luigi Grechi, “Il bandito e il campione” (portata al successo da Francesco De Gregori), che qui viene tradotta e interpretata da un grande Tom Russell, che la colora dei suoni tipicamente tex mex.

Si chiude con “Città di frontiera”, cantato da tutti i quattro “fratelli Barnetti”, che racconta ancora una volta una storia di perdenti, ma soprattutto racconta le città che fanno da sfondo a queste storie.

Un disco importante, di “rock d'autore” come se ne sentono pochi in Italia, che conferma, se ancora ce ne fosse stato bisogno, Massimo Bubola come uno dei più bravi autori italiani, e Andrea Parodi e Massimiliano Larocca come non più solo due giovani promesse, ma due realtà del rock d'autore italiano.

 

 

V Voti

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C Commenti

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chinaski (ha votato 5 questo disco) alle 13:16 del 29 marzo 2010 ha scritto:

Sarà che il Bubola cantante non mi ha mai convinto, sarà che mi aspettavo di meglio nella cover del classico di Grechi, ma tutto il disco suona quasi caricaturiale, vagamente banalotto, sicuramente ripetitivo. Si poteva fare di meglio, limitando ad esempio, Bubola alla scrittura.