Carmen Consoli
Elettra
“Tra tutti i giorni in cui potevi partire, perché hai pensato proprio al lunedì?”. Comincia con questo interrogativo lancinante, immediato, diretto, “Elettra”, settimo album in studio di Carmen Consoli, il disco più sintetico ed esplicito che la cantantessa siciliana avesse mai prodotto. Il pezzo di apertura si intitola “Mandaci Una Cartolina” ed è dedicato al padre recentemente scomparso e a cui è dedicato il disco. E sono proprio i lutti quelli che più di ogni cosa, forse anche più dell’amore, hanno lasciato un segno indelebile della vita di Carmen.
A partire da quello di Francesco Virlizi, personaggio storico e suo primo produttore scomparso nel 2000 a causa di un tumore, poi quello di Leandro Misuriello, suo bassista scomparso tragicamente in un incidente nel settembre del 2006, il giorno precedente il compleanno di Carmen, fino a quello più recente dell’amatissimo padre. La malinconia e la tristezza vengono in questo disco, come da tradizione consoliniana, affrontati con cinismo e spavalderia, sarcasmo e durezza, caratteristiche tipiche solo di una donna concepita tra focu e mari che ha saputo riscrivere le regole del tanto agognato rock italiano.
“Elettra” si propone narrativamente come figlio legittimo di “Eva Contro Eva”, con storie e personaggi che continuano a fare i conti con la triste realtà che il bel paese si ostina a propinare, con l’alto onore della famiglia che in alcun modo deve essere intaccato e con l’amore in tutte le sue declinazioni, a partire da quello paterno. “Mio Zio” racconta la storia di “un’ordinaria” violenza sessuale tra le mura domestiche ad opera di uno zio difeso, osannato e venerato e che fino alla tomba, davanti ad una bambina surrealisticamente truccata con un rossetto rosso in ascolto degli sperticati elogi del parroco, non conosce peccato.
“A’ Finestra”, una divertente e irriverente ballata in dialetto siciliano, con un chiaro riferimento in Rosa Balistreri, narra invece delle assurdità e delle nefandezze che accadono in un paese in cui chiamarsi “Giuseppina” e mangiare granita e brioche è considerato poco opportuno da una borghesia poco incline alle diversità. Molto meglio allora chiamarsi Giusy e chiedere al barista Lemonsoda mentre l’omelia domenicale si accorcia improvvisamente perché sua maestà “Re Leone” “s’ha fari a comunioni”.
La donna che dà il titolo all’album, un personaggio mitologicamente inquietante, una sorta di Edipo al femminile, è qui una prostituta alle prese con un uomo immaturo e codardo davanti ad un sincero sentimento. Elettra come Eva si ritrova alle prese con il peccato, con il simbolo, con le maschere e col dovere di redenzione. In “Marie Ti Amiamo“ la cantantessa si affianca al suo maestro nonché vicino di casa Franco Battiato in un divertissement linguistico tra filastrocca popolare e nonsense.
Parzialmente abbandonato il minimalismo estetico di “Eva Contro Eva”, “Elettra” conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, le straordinarie doti compositive e canore di una delle poche cantautrici italiane capaci di affrontare la retorica e le convenzioni musicali in maniera originale, mai banale o ripetitiva. Indubbiamente uno dei lavori più maturi della Consoli. Chissà cosa ci riserverà per il futuro. Magari, perché no, un disco cantato completamente in dialetto.
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