R Recensione

9/10

Cccp

Epica Etica Etnica Pathos

vivrò l'ordine la libertà l'obbedienza

la responsabilità, l'uguaglianza

vivrò la gerarchia, l'onore, la punizione

vivrò la libertà d'opinione

la sicurezza il rischio la proprietà

vivrò la verità che è l'ultima, la prima

"la verità ti fa male lo so"

cittadine cittadini pargoli enfants teen-agers babies

this is the program, è senza prezzo:

l'antico è favolistico folklore grezzo

il moderno è iniziato e finito

voilà l'età del mezzo liberodemocraticoprogresso

larallalla larallallallallallalla”

Aghia Sophia

se l'obbedienza è dignità fortezza

la libertà una forma di disciplina

assomiglia all'ingenuità la saggezza”

Depressione Caspica

 Il CCCP che diventa EEEP, preludio alla trasformazione del gruppo in CSI. Sembrerebbe un gioco di sigle stupido eppure non c’è niente di casuale nella scelta dei simboli di Ferretti e soci. Il 1989 è l’anno della caduta del Muro, del crollo della cortina di ferro, termine inatteso della perestrojka nonché preludio alla caduta del regime sovietico. E con esso la fine di un’agonia politico-ideologica cui i CCCP reagirono negli anni ’80 con la loro stessa esistenza. L’avvento del pensiero unico e la fine dell’ostinazione romantica e un po’ infantile (all’epoca) di richiamarsi a parole d’ordine come socialismo, soviet, solidarietà e similia. Questo e molto altro è EEEP, non solo una massa di parole scelte a caso; piuttosto l’ovvia consequenza di un percorso artistico, intellettuale e politico di un collettivo che si ripiega su sé stesso e si impone di cambiare pelle.

EEEP è quindi un album completamente nuovo rispetto ai precedenti del gruppo, molto più che un preludio a quella che sarà l’esperienza CSI dei ‘90s. E ciònonostante un prepotente canto del cigno del più grande gruppo politico italiano, che per l’occasione non dimentica di lanciare le ultime invettive verso un mondo in decomposizione morale.

Merito, ancora una volta, dell’ottima vena creativa di Ferretti e Zamboni, che orfani dei fuoriusciti Chiapparini e Orlando, vengono accompagnati nella firma di tutti i pezzi (tranne Amandoti) da Magnelli e Maroccolo, questi ultimi due in fuga dai Litfiba assieme al batterista Ringo de Palma. A completare l’organico un giovanissimo Giorgio Canali alla seconda chitarra e i due membri “extramusicali” Danilo Fatur e Annarella Giudici. Di fatto è già un altro gruppo, la cui linfa vitale è garantita dalle forze fresche che permetteranno il restyling in CSI.  

Può quindi nascere la ricerca di una nuova piattaforma: epica, etica, etnica e pathos come motto ideale per un’epoca di transizione. “Il mondo si sgretola rotola via / succede è successo si sgretola e via”. In mezzo al caos si continua a lanciare appelli ad anime sempre più corrotte (etica), si riscoprono valori e culture del popolo, vera fonte di genuinità e di passione (etnica), ci si getta a capofitto nel brivido di un’emozione gratuita, frutto di pura e intensa lirica memore del romanticismo classico (pathos) e non si rinuncia a lanciare uno sguardo al proprio passato, circondandolo di un alone imperioso di leggenda (epica).

Il disco è composto da quindici composizioni teoricamente suddivise in maniera statica nelle quattro sezioni. In realtà io credo che questa rigidità nella delimitazione sia demistificante, un po’ perché si troverebbero spesso discrepanze, un po’ perché i confini sono molto meno netti di come faccia intendere un elenco inserito sulla grafica di un cd-rom. Ecco perché provvederemo a una nuova risistemazione conseguente a considerazioni personali di quello che probabilmente è l’album più riuscito del gruppo dopo 1964-1985. Affinità-Divergenze tra il compagno Togliatti e noi. Del conseguimento della maggiore età.

Etnica. Probabilmente la parte più spiazzante del disco. Emerge il candore di Sofia: una fisarmonica, battiti di mani da un casolare sperduto e quello che sembra l’ululato di un cane. Poi ecco i petardi e le chiacchiere che pervadono In occasione della festa, giocoso ritmo calabro da matrimonio contadino. Amandoti (Sedicente cover) è un tango sorprendente per la gelida profondità di tono di Ferretti mentre El Ayam, danza folklorica araba dapprima commuove con un canto evocativo (“Al ayam shibti w ana sghir” che tradotto diventa circa “Sono giovane, eppure gli eventi hanno imbiancato già i miei capelli”) poi eccita gli animi con trascinanti ritmi frenetici. Ma sprazzi di musica etnica emergono anche nei due pilastri del disco, Aghia Sophia e MACISTE contro TUTTI, e trovano il loro compimento più assoluto nella rigorosa decisione di registrare in presa diretta (e corale) il disco in un cascinale abbandonato della campagna reggiana. Quasi a segnalare la necessità di avere un rifugio solitario, rustico e al contempo popolareggiante da cui assistere agli eventi del presente. Ma anche una chiara necessità di uscire dal digitalismo elettronico ormai insufficiente a garantire quell’idea di progresso tipica della modernità, e indice piuttosto di una sterile freddezza compositiva. Etnica quindi come ritorno all’arte e alla vita.

Pathos. Come il pathos che apre le danze nell’ouverture di Aghia Sofia e le chiude nella sofferta Annarella, quest’ultimo un brano posto in maniera alquanto significativa al termine non soltanto di un disco ma di un’epopea:

Lasciami qui / lasciami stare / lasciami così / non dire una parola che non sia d'amore per me / per la mia vita che è tutto quello che ho / è tutto quello che io ho e non è ancora finita

È questa una dichiarazione d’intenti assai chiara: in uno stato di desolazione non resta che il proprio “io”. Sconfitti i sogni, le profezie, le speranze, l’amore per il prossimo. Conta ormai solo l’amore per sé, l’individualismo un po’ turbato di un essere che rinuncia alla lotta, stanco, e si abbandona a vivere una vita aggrappandosi a poche fragili certezze per evitare di cadere nel nichilismo più assoluto. Ma il pathos più cristallino è quello di Baby blue, ballata blues da pianoforte cantata (o per meglio dire interpretata) da Danilo Fatur. E non stupisce in fondo che il risultato di maggiore pathos del disco non sia il frutto del graffiante e ispido Ferretti. Stupisce piuttosto la semplicità di un brano che giocando con un inglese essenziale, per non dire elementare, riesce a incrociare in maniera unica un Ray Charles d’annata con i Pink Floyd periodo Animals. Ma di pathos ne è carico l’intero disco se è vero che il termine, di origine greca, denota nell’italiano moderno una forte carica emotiva e commozione derivati dalle rappresentazioni teatrali e dalle arti figurative in generale.

Epica. Come i tre monoliti del disco: Aghia Sophia, Narko$ (contiene Baby Blue) e MACISTE contro TUTTI. Tre capolavori sulla durata media di dieci minuti che colpiscono per i collage imperiosi con cui il gruppo riattraversa generi e stili affrontati durante la carriera, toccando momenti di enorme intensità, come nella trionfale marcetta che chiude Aghia Sophia, perfetto mix di batteria militare, basso viscido e chitarra monolitica. Epica è la partenza di Narko$ (contiene Baby Blue) che immortalerà per sempre quella voce scalfariana decretante “La parola all’onorevole Officini della Sinistra Indipendente”. MACISTE contro TUTTI è invece un magnifico testamento artistico le cui peripezie musicali vengono tenute assieme da liriche ancora più ispirate: indimenticabile il passaggio “soffocherai tra gli stilisti / imprecherai tra i progressisti / maledirai la fininvest / maledirai i credit cards” ma ugualmente imperiosi i passi successivi, come il “(Costanzo show Italia olè Mozzill'o re Ueh!) tu quoque punk?” urlato a pieni polmoni nella maestosità di un’altra scorribanda sinfonica.

Etica. La parte più sostanziosa, e in fondo è comprensibile, perché il lupo perde il pelo ma non il vizio, e nonostante i proclami più o meno nascosti della prossima svolta artistica i CCCP non rinunciano a lanciare gli ultimi strali, siano essi proferiti in maniera irriverente contro la mafia (“Forma sublime mamma /nutre protegge impera / causa nostra cosa nostra è [...] infima forma eccelsa / mmmmmaaaffffiiiiaaaa” da L’andazzo generale) o in liriche morbide contro il modo di vita urbano (“svanisce la città sfuma il traffico / sfuma / s'impone la poesia” da Campestre, curioso intreccio tra folk, psichedelia e dream pop). È una scelta etica riproporre il ritorno a un misticismo primitivo, come viene fatto in Paxo de Jerusalem e nel finale di di MACISTE contro TUTTI (quasi una preghiera francescana con tanto di uso arcaico della “k”). È etica la divertita condiscendenza popolare di motti mai proferiti ma fin troppo abusati nel vivere quotidiano (“libertè egalitè io rubo a te tu rubi a me / viva o re con la famiglia” dalla tarantella tamburellante di Mozzill’o re) così come l’indifferente denuncia di un sistema politico allo sfacelo (“Ecco che muove e sgretola dilaga / uno si dichiara indipendente e se ne va / uno si raccoglie nella propria intimità / l'ultimo proclama una totale estraneità” da Depressione Caspica meritevole di essere ricordata anche per l’accoppiata di basso dub e wah-wah chitarristico). Denuncia che diventa esilarante nell’incipit già ricordato di Narko$ (contiene Baby Blue), fervido industrial-noise che inquadra impeccabilmente un mondo con rabbia e con testo sublime, che ci permettiamo di riportare per intero per chiudere questa analisi.

Sai che fortuna essere liberi

essere passibili di libertà che sembrano infinite

e non sapere cosa mettersi mai

dove andare a ballare a chi telefonare

STUPEFACENTE STUPIDO SUADENTE

STUPEFACENTE STORDENTE INEBRIANTE

il mondo si sgretola rotola via

succede è successo si sgretola e via

NARCOTICO FRENETICO SMANIOSO ECCITANTE

STUPEFECENTE NARCOTRAFFICANTE

STUPEFACENTE ABROGAZIONISTA

STUPEFACENTE PROIBIZIONISTA

STUPEFACENTE RAMPANTE SOCIALISTA

STUPEFACENTE ASFISSIANTE PROGRESSISTA

stupefacente stasera resto fuori

vado in macchina al mare

vedo di rimorchiare

la dolce vita LA DOLCE VITA”

V Voti

Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 20 voti.
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9
8,5
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7
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6
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5
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3
2,5
2
1,5
1
0,5
bargeld 10/10
Cas 7/10
george 9/10
thorste 10/10
ThirdEye 9,5/10
Steven 9/10
loson 7/10
Robio 7,5/10
PehTer 9/10

C Commenti

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SanteCaserio (ha votato 8 questo disco) alle 11:45 del 13 gennaio 2009 ha scritto:

Poco da dire

sulla genialità. Preferisco il periodo d'esordio, ma non c'è nulla da contestare al Ferretti d'allora e compagnia!

Alla recensione non c'è niente da aggiungere, milioni di complimenti asfissianti

p.s. nel cercare di pubblicare la mini-bio dei CCCP ho visto che gli altri due dischi recensiti risultano come di un altro gruppo (Cccp). C'è modo di modificare o unire le cose?

Mr. Wave alle 12:40 del 13 gennaio 2009 ha scritto:

RE: Poco da dire

''ho visto che gli altri due dischi recensiti risultano come di un altro gruppo (Cccp)...'' sì confermo. Ho notato anch'io questo piccolo problemino... mmm, ma comunque è risolvibilissimo

Alessandro Pascale, autore, alle 13:25 del 13 gennaio 2009 ha scritto:

problema risolto.

Thanks per i complimenti a santecaserio. ora vai pure con la mini-bio

TheManMachine alle 2:47 del 18 gennaio 2009 ha scritto:

Giovanni Lindo Ferretti mi stava sommamente antipatico negli anni Ottanta. Già allora mi era parso abbastanza chiaro che si trattava di uno scaltro affabulatore capace di riempire il vuoto esistenziale di certe categorie di adolescenti assetati del verbo di maestri di pensiero non allineati. Dopo vent'anni, mentre la mia opinione su di lui non è cambiata, vedo come ci si affanna a santificare/sacralizzare praticamente tutta la sua opera in musica, prodotta vuoi come CCCP, vuoi come CSI, vuoi con ogni altro brand dietro al quale ci stia lui. Si vede proprio che in Italia abbiamo un maledetto bisogno di eroi, e la musica non fa eccezione. Va be', a parte lo sfogo, bene hai fatto Alessandro a porre l'accento sui testi. Ammetto che quelli il Ferretti li sapesse scrivere, e bene. La tua recensione poi è bellissima.

Cas (ha votato 7 questo disco) alle 13:30 del primo febbraio 2009 ha scritto:

Ottima recensione peasy! Però ho sempre pensato che qui ci fosse troppa carne sul fuoco...Ottimi momenti, un'apertura netta al lirismo e alla spiritualità... Però nel complesso l'album non riesce a reggere tanto peso.

george (ha votato 9 questo disco) alle 20:07 del 26 aprile 2009 ha scritto:

forse il mio preferito...csi a parte

Norvegese (ha votato 9 questo disco) alle 14:18 del 15 gennaio 2011 ha scritto:

Mi è sempre piaciuta la dignità con la quale Ferretti, Zamboni & co. hanno capito che un capitolo doveva chiudersi, e la scelta di scriversi il proprio funerale... Anche musicalmente la svolta è servita, visto che i CCCP erano in fase calante con i precedenti 2 album. Un ottimo inizio per un'altra fantastica esperienza, i CSI, una delle più importanti band che l'Italia abbia avuto

Marco_Biasio (ha votato 9 questo disco) alle 22:56 del 18 gennaio 2012 ha scritto:

Gerusalemme santa, Gerusalemme

Ma che discone, ma che gruppone. Ma che canzoni Aghia Sophia e Narko$. Ma che recensione sontuosa, questa.

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 16:13 del 19 luglio 2013 ha scritto:

Gran bel lavoro, anche se in alcuni momenti lo ricordo un po' pesantino e fuori fase. Nulla a che vedere, in ogni caso, con Affinità-divergenze (del resto si tratta di una considerazione che vale per un buon 90% del rock nostrano: Affinità spazza via tutto e tutti come un uragano, un uragano meraviglioso).

dissonante (ha votato 8,5 questo disco) alle 9:23 del 13 ottobre 2013 ha scritto:

Un disco contenente Amandoti e Annarella non può avere meno di 8,5. Dsicontinuo, caotico, essenziale.

Mattia Linea (ha votato 7 questo disco) alle 17:19 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Riponevo moltissime speranze in questo disco, ma purtroppo mi ha lasciato con l'amaro in bocca (anche se viene considerato uno spartiacque-capolavoro). Da segnalare alcune gemme come "Maciste Contro Tutti", "Annarella", "Campestre" e "Narko$". Ho la sensazione che questo sarà uno di quei dischi che si capiscono solo dopo averli ascoltati migliaia di volte e maturando interiormente ed esteriormente. Rimangono, a mio parere, il miglior gruppo italiano di sempre.