Cristina Donà
Torno a Casa a Piedi
A quattro anni di distanza dal precedente lavoro, una delle più brave e originali cantautrici rock italiane, Cristina Donà, si ripresenta al suo pubblico con un lavoro sorprendente, costituito da dieci canzoni che rappresentano una virata verso il pop della migliore specie. Dieci piccoli gioielli di semplicità e raffinatezza, tanto (apparentemente) leggeri nella musica quanto profondi nei testi.
Come lei stessa ha avuto modo di dichiarare, il tentativo del disco è quello di utilizzare la leggerezza per veicolare messaggi, dove quindi leggerezza non è sinonimo di superficialità. E il risultato è un disco tanto leggero e pop che il brano che apre il cd, Miracoli, è stato proposto alla selezione per il festival di Sanremo (ovviamente rifiutato). E non è un caso che il disco, appena uscito, sia entrato nella top ten dei dischi più venduti, oltre che nella top 5 di iTunes.
E in effetti Miracoli, brano allegro come l’arrivo della primavera (e della rivoluzione: "forse non sai che la primavera, arriverà a prenderti domani sera, metti un vestito per l’occasione, preparati c’è la rivoluzione"), con un’ottima sezione fiati, dal sapore positivo, ottimista nel testo e di un’allegria contagiosa nella musica, non avrebbe faticato a trovare il suo spazio nel festival ligure.
Nella seguente Un esercito di alberi alla sezione fiati si aggiunge anche la sezione di archi. Il pianoforte detta la melodia per un brano più riflessivo, cantato alla grande da Cristina Donà. Una canzone d’amore con un testo davvero originale, almeno se paragonato agli standard della canzone italiana.
In un soffio è forse l’esempio perfetto di questa ricercata leggerezza piena di contenuti: un brano più ritmato, una canzone apparentemente leggera, ma che nasconde al suo interno la zampata graffiante ("non sopporto gli urlatori nelle trasmissioni, che ti parlano di cose che non sanno fare"). Ancora l’orchestrazione perfetta, e un’interpretazione impeccabile della Donà, fanno di questo brano uno dei punti di forza del disco.
Più forte del fuoco si apre con chitarra acustica e fischio. Una canzone sulla forza dell’amore, più forte di tutto e di tutti. Anche qui perfetto l’arrangiamento orchestrale della sezione fiati, vera novità di questo lavoro della Donà, merito di Saverio Lanza, che ne ha curato l’arrangiamento, oltre ad aver scritto insieme a Cristina le musiche di tutti i brani.
Giapponese (l’arte di arrivare a fine mese) è il brano più rock del disco. Ritmo spezzato e caotico, per descrivere la vita in città, tra SUV, tangenziali, borse della spesa, semafori, lavaggio strade. Brano divertentissimo, che scopre il lato più ironico della Donà, alle prese con l’osservazione della vita quotidiana, riportata attraverso piccoli fotogrammi che la descrivono con leggerezza e ironia.
Torno a casa a piedi si apre con la voce nuda su poche note di piano, una canzone dal testo splendido e originalissimo sul rapporto di coppia, sulla fine di un amore, dove il "sono io che torno a casa a piedi" finale della protagonista della canzone rappresenta una libera scelta di indipendenza, una liberazione, ma anche la possibilità di miglior osservazione della realtà. Con le parole della stessa Cristina Donà, "durante lo spostamento a piedi è possibile osservare con più tranquillità le cose. Si possono meglio cogliere i dettagli che compongono la realtà, dove ogni scontata normalità nasconde, quasi sempre, lo straordinario, nel bene e nel male". Il brano più bello e intenso del disco, a cui giustamente dà il titolo.
Il disco si chiude con Lettera a mano, bellissima ballata finale, aperta da una splendida frase ("sulle pagine bianche cade inchiostro nero, è il sangue del mio pensiero") segno inequivocabile della maturità raggiunta dall’artista.
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