V Video

R Recensione

5/10

Elio E Le Storie Tese

L'Album Biango

La confezione che accompagna “Complesso Del Primo Maggio”, di fatto uno dei brani migliori mai partoriti – e musicalmente, e testualmente – dai cervelli del Complessino (dobbiamo tornare indietro a “Burattino Senza Fichi” o, in odore di revival post mortem, al classico “Supergiovane” per aver memoria di un pastiche così riuscito ed irriverente) dovrebbe essere, secondo logica, la migliore possibile. Introdotta dal manifesto declamatorio di Eugenio Finardi (bozzetto, come al solito, minimale, con le tastiere di Rocco Tanica e calembour come se piovesse), il brano infilza quasi più generi musicali che bersagli satirici, appiccicando al muro world, patchanka, chitarre pesanti, sincopi dispari e stacchi da canzonetta virtuosistica, in un esilarante minestrone zappiano che svergogna – senza troppo garbo – tutto e tutti: l’inflessione da possa militante di O’ Zulù o da sound system salentino, il pubblico “rosso” (memorabile la stoccata dell’intro: “A Piazza San Giovanni viene sempre tanta gente / Non per il concerto in sé, ma perché non costa niente”) che nemmeno sente la chitarra “calante”, i complessi “tipo Bregović” che sugli slogan anticapitalistici da salottino costruiscono la loro fortuna. Si ride fino alle lacrime e più di tutti, di noi che ridiamo, se la ridono gli Elii: un circuito vizioso che evita l’autoreferenzialità solo grazie ad una scrittura, lo ripetiamo, mirabile.

La critica integralista fa morire Elio e le Storie Tese nel 1996. Quando, cioè, reduci dalla vittoria scippata di Sanremo (mentre quest’anno, secondi, ci sono arrivati per davvero), se ne uscivano col gioiellino dadaista di “Eat The Phikis”. Un disco brutto, molto brutto, EelST l’hanno effettivamente pubblicato, ed è quel vacuo mastodonte alla disomogeneità, quel gigante dai piedi d’argilla chiamato “Craccracriccrecr”, le cui spaventose escursioni qualitative si dovranno reinterpretare come comprensibile difficoltà a ripartire dopo il tragico decesso del “largo factotumPaolo “Feiez” Panigada. Poi, però, grazie alla densità citazionista di “Cicciput” e al pout-pourri progressivo di “Studentessi”, le loro quotazioni sono risalite vertiginosamente, e la popolarità ne ha influito di conseguenza: radio, televisione, teatri, stampa specializzata e non, un tour continuo a zig zag per la terra dei cachi. Una seconda giovinezza. Di pubblicare un disco d’inediti, a distanza di cinque anni dal capitolo precedente, non ce n’era forse bisogno. La stanchezza de “L’Album Biango” (inutile specificare i riferimenti…) parla, d’altro canto, di per sé.

Se la necessità primaria era quella di garantire un ricambio generazionale ai brani presenti nella scaletta-tipo dei live – ma una ristrutturazione v’era già stata, per l’uscita della raccolta orchestrata di “Gattini” –, “L’Album Biango” può trovare un suo senso ed una sua collocazione, come incolore passaggio intermedio utile a spezzare il ritmo e regalare qualche sorriso in più. Sono comunque risate a denti stretti (giusto per ripiombare nel vizio dell’autocitazione…) quelle che si susseguono durante un disco più asciutto del solito ma, nella sua parziale nudità, eccezionalmente povero di sfumature e contenuti. Il senso del tempo che passa è in coda alla “Canzone Mononota” sanremese, giochino intellettuale che una volta disinnescato perde di reale concretezza: la richiesta di “figu” da parte di un Rocco Tanica via harmonizer viene accolta con un collettivo “ancora con ‘ste figu?!?”. V’è dell’evidente ironia in tutto ciò, ma lo spettro di un gruppo ormai cristallizzato nel “personaggio” – per quanto multiforme e istrionica, va detto, sia questa maschera – non può non avanzare. E tornando alle risate, per l’appunto, tolto l’irresistibile meccanismo del “Complesso” e gli inserti televisivi russi, poco suscita il sorriso, ancor meno l’ilarità. “Enlarge (Your Penis)” funziona a livello musicale, con riff nitidi e granitici in un dada-rock superbamente arrangiato, ma le liriche (costruite sui leit motiv dello spam informatico) non riescono a smuovere: “Amore Amorissimo” è la nuova, piacevole “Discomusic”, caramellata con chitarrine funky, cassa dritta, basso gommoso e svolazzi di ottoni che neanche gli Electric Light Orchestra di fine anni ‘70; “Il Ritmo Della Sala Prove” è una filastrocca pop-rock sulle cantine ricolme di wannabe rockers da ghigno stiracchiato.

Probabilmente è per questo che il “Complesso Del Primo Maggio”, ventidue anni dopo “Sabbiature”, sembra aver messo d’accordo tutti, le band bersagliate nel testo in primis: non tanto per sano e volontario spirito d’autocritica, quanto per la sensazione che gli Elii non abbiano più bisogno dei dischi per dire la loro e che, anzi, lo studio sia ormai assurto a luogo di convenzionalità. Davvero inoffensiva è la stralunata biografia britedelica di “Luigi Il Pugilista” – dove anche l’architettura musicale, posta al servizio esclusivo di strofe e ritornelli, scivola sul fondo  –, gira a vuoto il trotto di “Dannati Forever” (l’eccezionale contingenza politica richiedeva caustico zolfo sulla lingua e, strumentalmente, qualcosa di più di una sovrapposizione sui temi de “Il Vitello Dai Piedi Di Balsa”) e superfluo suona il lento di “Una Sera Con Gli Amici”. Un peccato. Dove il virtuosismo la fa da padrone nascono ancora dei fiori interessanti: gli Area al completo intervengono sul curioso gioco metatestuale di “Reggia (Base Per Altezza)”, sorta di dark-prog anarcoide giostrato su frequenze lounge, e tracimano nella sentita dedica immediatamente contingente, “Come Gli Area”, dove l’ispirazione diventa il pretesto per l’ennesima rottura della “quarta parete” (e giù con le ennesime stilettate al pubblico sinistroide che “non paga il biglietto”): spettacolare presenza musicale a parte, l’ennesimo slot riempito con mestiere.

Non vedo l’ora di rivedermeli dal vivo, sia chiaro. Ma se il frangente migliore di “L’Album Biango”, dopo decine di ascolti, continua a sembrarmi la reprise strumentale di “Come Gli Area” che si trascina, come seconda ghost track, in coda al “Complesso Del Primo Maggio”, qualcosa evidentemente non torna.

V Voti

Voto degli utenti: 6,1/10 in media su 7 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
motek 6/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 7 questo disco) alle 8:51 del 5 giugno 2013 ha scritto:

i tempi di ragazza che limoni sola erano un'altra cosa, però loro sono ancora molto bravi e arguti. Disco piacevole e simpatico.

fgodzilla (ha votato 7 questo disco) alle 10:52 del 5 giugno 2013 ha scritto:

Biasio mi spiace ma discordo certo come dice Petoman di frasi come "esaminando giornali tipo Lando" sono uniche ma il disco non e' male per me e' piu' che discreto

redbar alle 0:02 del 11 giugno 2013 ha scritto:

Non sono un grande esperto del loro repertorio, specie quello recente, ma il disco mi ha molto divertito. Concordo che il meglio è verso la fine con gli Area e il Primo MAGGIO