R Recensione

7/10

Klein Blue

Fertilizzafrasi

Un ottimo album di debutto per un’etichetta (la Vaggimal records) che muove anch’essa  i suoi primi passi sul mercato discografico. Sono i Klein Blue, come il colore “blu profondo mare” inventato dall’artista transalpino Yves Klein. Una band dal background che più vario non si può (dal conservatorio ai canti post-parrocchiali alle più pagane feste rock’n’roll) di base nel Veronese. Sei canzoni che mentre si ascoltano non possono che riportare alla mente quel blu brillante e acceso. Un suono melodico caldo e aperto, a rimembrare di continuo l’ampiezza del mare. “Fertilizzafrasi”, il titolo di questo mini. E “fertilizzare frasi” deve essere probabilmente il loro hobby preferito, vista la capacità di scrivere strofe tra il sognante e l’estatico e la facilità di creare immagini e luoghi sconosciuti (come il paese di Nubicuculia!) evocati nell’album. Un suono che per certi tratti può ricordare quello della scena di Glasgow – Belle and Sebastian e Arab Strap in primis –, ma che nella sua originalità si rifà anche al (più prolifico) cantautorato italico. Come nel brano d’apertura “Forse anche sotto”, oppure nella già citata “Nubicuculia” dove a far da contrappunto alla voce e agli archi si erge una splendida tromba. Il disco continua con sottili insicurezze (“Non avevo capito”), per poi approdare nel “Porto” (in)sicuro della canzone d’autore. Si finisce con la title-track, in un’ideale ponte sonoro tra Cristina Donà – a cui per certi versi si rifà il timbro della cantante Carlotta Favretto – e i raddoppi vocali di marca Stereolab.

Un debutto in punta di piedi per un gruppo e un’etichetta che non fanno che confermare il fermento della scena indie veronese. Un suono (e soprattutto) un attitudine che hanno contagiato un po’ tutto il Veneto. Una varietà di gruppi, di stili e di atmosfere che non si era mai vista nel “ricco e sonnolento Nordest”. Il numero della band che il sottobosco indie produce è impressionante. Alcune nascono e muoiono nel giro di qualche settimana. Altre rimangono in vita, galleggiando tra un concerto e un’apparizione in qualche raccolta. Altre letteralmente esplodono – basti citare il caso Rosolina Mar – per lo meno ad un livello per così dire underground.

Ciò che resta è una scena frastagliata, dalle mille sfaccettature, difficilmente riscontrabile (al momento) in altre zone d’Italia. Un humus culturale da cui nascono anche i Klein Blue. Il disco è stato realizzato secondo la ricetta del più classico “do it by yourself” negli studi “Sotto il mare” di Valeggio sul Mincio e poi spedito a Chicago (patria del post-rock, altra sottile influenza che si può intuire) per essere masterizzato negli studi di Carl Saff. Insieme a Carlotta Favretto, voce, chitarra e autrice delle liriche, gli altri membri del gruppo sono Federica Furlani (viola), Arrigo Cestari (batteria) e Tobia Poltronieri (chitarre).

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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