R Recensione

7/10

MasCara

L'amore e la filosofia

L’amore e la Filosofia” è l’Ep d’esordio della band di origini lombarde MasCara. Nonostante si tratti di un lavoro, autoprodotto, di sole cinque tracce (più una ghost-track), riesce a rivelare il talento di questa formazione varesina fin dal primo brano, lasciando, al termine dell’ascolto completo, qualcosa di più di una semplice impressione positiva. C’è una dedizione estetica riguardo la cura dei particolari di fronte alla quale non si può fare a meno di venire coinvolti, essa traspare tanto dal punto di vista musicale quanto dal punto di vista della confezione: un booklet con testi e splendide foto degno dei migliori dischi prodotti dalle grandi etichette.

Cos’è l’amore se non pietà”, è scritto come un’epigrafe sul retro di questo Ep, indicando la presenza di una tematica comune ad ogni brano - cosa che solitamente gli Ep non possiedono - la quale, seppur muovendosi attraverso ritmi e generi differenti, si dipana come un lungo filo rosso dal primo accordo fino all’ultima nota (quella della traccia fantasma, che non arriva, come accade solitamente, troppo tardi). È il tema dell’amore. Eppure, già a partire dal verso citato, si è consapevoli che l’amore di cui si sta parlando non è quello “semplice” che grossolanamente ci viene propinato dalla nostra società, ma è un amore contorto e incerto che fa sgorgare lacrime sulle stesse guance dove si disegnano sorrisi, che si abbandona alla violenza con la stessa semplicità per cui s’abbandona a un bacio, che accarezza e graffia con la stessa mano, che grida e si strugge con la stessa voce. È la tragicità dell’eroe omerico che saluta il figlio prima di gettarsi in una morte cui sa di essere destinato (“Il gesto di Ettore”), è il grido dell’amante tradito che riverbera l’eco decadente della propria delusione (“Fiore del male”), è la velata perversione di un cacciatore di fronte ad una preda (“Andromeda”), è la salvezza e la speranza di “Oltre il nero”, è la sconfitta e la dolce rassegnazione di “L’amore e la filosofia”.

Se c’è una pietà che tutti questi aspetti dell’amore riescono a suscitare, è quella dell’ascoltatore: egli riesce a vivere con tutta l’emozione che possiede ogni singolo brano, anche grazie alla musica che lo accompagna e che insieme alla voce si fa protagonista intensa e trascinante. È la musica infatti a dare la forza e la dolcezza che le parole vorrebbero esprimere e che quasi vi riescono da sole, grazie alla voce intensa di Lucantonio Fusaro (cui va il merito anche dei testi), il quale sa gettarsi con la stessa passione nella violenza e nel dolore, passando dal tono fiero di Piero Pelù a quello struggente di Antony. Le chitarre intanto virano in esplosioni post-rock e in suoni elettronici, accompagnate da una batteria che sa calibrare perfettamente la tensione e la calma spostando l’ago della bilancia spesso all’interno di uno stesso brano, in una costruzione complessa ma sempre coinvolgente e intensa.

L’evidenza di influenze dell’alternative italiano, dai Diaframma agli Afterhours, passando per Subsonica, Marlene Kuntz e Baustelle, non può sminuire l’originalità che i MaScara cercano di imprimere alla loro musica: un rock poetico, passionale e calibrato, raffinato anche nei momenti più aspri e duri grazie alla ricercatezza che il gruppo da alla propria musica e soprattutto ai propri testi. Possiamo goderci questo piccolo particolare gioiello nella curiosa attesa di ritrovare le capacità qui espresse in un album completo, che possa far entrare i MasCara dalla porta principale del panorama alternativo italiano.

V Voti

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C Commenti

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Gio Crown alle 21:00 del 4 gennaio 2013 ha scritto:

perchè nessuno ha recensito "Tutti usciamo di casa"? Mi piacerebbe sentire l'opinione degli intenditori su un album che a me è molto piaciuto

Gio Crown alle 21:01 del 4 gennaio 2013 ha scritto:

perchè nessuno ha recensito "Tutti usciamo di casa"? Mi piacerebbe sentire l'opinione degli intenditori su un album che a me è molto piaciuto