Motta
La Fine Dei Vent'Anni
Di una bellezza raggelante, La Fine dei VentAnni, una bellezza gravida di fuggevolezza e cicatrici. Non effimera, non vuota, ma satura di echi, respiri, e poco più. Unopera presuntuosa, per fortuna, da una parte perché urgente, violenta e impettita, dallaltra per il suo risuonare esotica e universale, figlia di un lavoro chirurgico di fioretto su una materia impalpabile e ribelle.
Francesco Motta, voce dei Criminal Jokers, con La Fine dei VentAnni disegna uno sconcertante affresco di risme di fotografie violacee, cadute in terra con disadorna noncuranza, eppure a fuoco, vissute non da molto e ripudiate, rimpiante, comunque perdute.
Il suo album solista desordio gode della produzione del buon Riccardo Sinigallia, che dilata la personalità del musicista pisano senza ottunderla né barricarla, anzi acuendone le spigolature e destabilizzandone i magnifici vuoti. Una maniera di scrivere, quella di Motta, che vive di somme e splendide sottrazioni, destrutturazioni nichilistiche e impavide aperture al mondo: anche la voce sta piegata sullo sfondo, poi improvvisamente diventa protagonista, si supera e pare doppiare sé stessa, per disgregarsi e nuovamente cambiare forma. È metallica, gelida nel dondolio splatter di Abbiamo Vinto UnAltra Guerra e nella più cantautorale title-track, diviene sopraffatta, annegata, nella tropicaleggiante Del Tempo Che Passa La Felicità, epica e sfumata di grana livida, e più tardi sguaiata e sopra le righe nei tunnel bui di Se Continuiamo A Correre.
Le trame sonore si prostrano dinoccolate alle storie con cui danzano: sabor del caribe in Mio Padre Era Un Comunista, tratti orientaleggianti in Prenditi Quello Che Vuoi, lambiscono la dance in Prima o Poi Ci Passerà, e la levità stralunata del pop nella bella davvero Sei Bella Davvero. Roma Stasera è caracollante e gonfia di rabbia repressa e tuttora inespressa, Una Maternità chiude in un vestito così dolce e perfido, che non taspetteresti una fine dei ventanni più appropriata di questa.
Contaminato ed esperienziale, lontano dalle strizzate docchio di certo nuovo cantautorato tricolore, lesordio di Motta è un viaggio psicotico a cuore caldo, mente fredda e respiro universale.
"L'amore è aspettare insieme la fine delle cose", e la fine è proprio qui, insieme allamore, allattesa, ai miei ventanni e ai vostri, e ad ogni volta in cui non li abbiamo avuti più.
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