Todo Modo
Prega Per Me
Quando, un paio di anni fa, appresi della formazione dei Todo Modo, gli entusiasmi per la svolta avantgarde della scrittura di Paolo Saporiti erano ben lungi dallessere spenti. Ritenni che la creazione di un side project autonomo fosse il coronamento ultimo e più alto di una collaborazione, quella con Xabier Iriondo, inizialmente stretta ai tempi degli arrangiamenti de LUltimo Ricatto (2012), replicata negli esperimenti anarcoidi di Irrintzi e poi proseguita con continuità per i due successivi full lengths del cantautore milanese. Latipica scelta di Giorgio Prette come fantastico terzo dellapocalisse non esattamente un musicista avvezzo a frequentazioni collaterali non faceva altro che aggiungere mistero e fascino ad un progetto promettente sin dai primissimi albori. Pensateci un attimo: il paroliere tormentato, il genio visionario del rumorismo tricolore, il batterista in libera uscita dagli Afterhours e in cerca di riscossa. Che questo triumvirato potesse porre le basi per una nuova fase del nostro noisewriting?
Lesordio omonimo (2015), seppur generalmente buono, tendeva a rimanere sul vago, giocando più di sovrapposizione che di compenetrazione e sollevando nellascoltatore un certo numero di legittime perplessità che, oggi, linatteso sophomore Prega Per Me dovrebbe provare a fugare. In effetti, sebbene la densità e lorientamento tematico dei singoli brani parli chiaro e forte sul crescente peso di Saporiti allinterno delleconomia del trio (perdita ed alterità sono concetti chiave che donano spessore concettuale al disco: si pensi allintensissimo spoken word funebre di Passaggio A Livello e alledipica copertina mutuata da una fotografia depoca, che rappresenta il padre di uno dei membri), Todo Modo oggi pensa ed agisce come un corpo solo, in una comunanza dintenti che nel first act affiorava solo sporadicamente. Svariati, in questo senso, i momenti da conservare. Il trogloditico e secchissimo andante charleston-rullante di Prette è una fucilata nei malleoli di Prendi A Calci I Tuoi Dolori, un claudicante panzer electro-rock tra Big Black e Damien Rice. Loscura patina soul di Fino A Farmi Male viene stravolta e sfregiata da stilettate e pruriti noise, come un The Niro affogato da Foetus. Nel Nome Mio è una dolente ballata acustica che leffettistica di Iriondo trasforma in un raffinato landscape desertico: allo stesso modo, la classicissima torch song di Clandestino (uno degli episodi più Nineties dellintero disco) si dibatte tra forma rock e pattern sintetici. Jekyll diventa poi definitivamente Hyde ne La Ballata Di Rouen, un deformante specchio ustore industrial-doom in cui i vaneggiamenti di Saporiti assumono la forma di un furibondo ed iconoclasta flusso di coscienza.
A gettare (involontariamente?) luce su Prega Per Me, tuttavia, è proprio lultimo passaggio ad effetto de La Ballata Di Rouen: Chi porta sempre un libro con sé o ha qualcosa di nuovo da dire, ma che non ha scritto lui e se ne vergogna, o ha qualcosa di nuovo da farsi perdonare. Il peccato dei nuovi Todo Modo è quello di esibire una biblioteca fin troppo ricca di volumi: unopulenza stilistica che deborda in uneterogeneità a macchia, una collezione di episodi nei quali vengono rielaborati incessantemente codici e linguaggi propri ed altrui. Ne deriva un disco, in definitiva, sporco e frastornante, ma piuttosto incolore sotto il profilo della personalità. Non fosse per un abrasivo solo mononota in coda, La Fine Del Mondo sarebbe unouttake dei Subsonica di Terrestre: le tumefazioni elettriche di Vero e lorgia noise de La Figlia Del Re (pungentissimo riferimento alle prevaricazioni di coppia) sono annacquate da sezioni di parole in libertà che si rifanno esplicitamente al Pierpaolo Capovilla del primo TDO (un deja senti intermittente anche nel post grunge trattato chimicamente della title track); la più lunga Non Dite Niente riesuma, tra passaggi di strumentazione e salti di atmosfera, metafore e progressioni dellormai preistorica stagione dellalt rock italiano degli anni 90 tantè che sembrerebbe di sentirvi una prosecuzione della vecchia LAttentato.
Un passo avanti per compattezza, due indietro per identità. In attesa della nuova fatica solista di Saporiti, Acini, prevista per i primi mesi dellanno prossimo, serve un terzo disco che aiuti a mettere maggiormente a fuoco tutte le potenzialità dei Todo Modo. Preghiamo per loro.
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