Anneke Van Giersbergen
Everything Is Changing
A fare una previsione dalla copertina ci si prepara ad una svolta decisiva: Anneke in posa plastica, sembra affidarsi al suo bel sembiante per cercare di attrarre chiunque si trovi a passare davanti ad esso senza nulla conoscere del suo passato musicale. Anche le foto nel booklet e il video paiono confermare questa impressione. Che la bellezza sia stata una dote che la cantante olandese ha spesso messo a servizio della sua squillante ugola, specialmente quando era la frontwoman dei The Gathering, nel periodo in cui questi hanno prodotto i loro lavori più significativi - da recuperare almeno "How To Measure A Planet?" (1998), "Mandylion" (1995) e "Nighttime Birds" (1997) - è cosa cognita: ce la ricordiamo col pancione nel DVD live in semi-acustico "A Sound Relief" o in strepitosa agilità in "A Noise Severe", ultimo documento in video con i suoi ex-compagni di viaggio. Poi le strade si sono divise e sia lei che la band senza di lei ci hanno in qualche misura rimesso, come se il magico equilibrio che aveva permeato le opere dei Gathering fra il 1995 e il 2006 non fosse rimasto ad appannaggio esclusivo di alcuna delle due parti in allontanamento. E ciò sebbene le architetture sonore siano sempre rimaste saldamente in mano ai fratelli Hans e René Rutten, presenti alla guida della band sin dalla fondazione (1989). Perché è con l'arrivo di Anneke e sotto il suo influsso, che gli archetipi gothic-metal della formazione hanno saputo aprirsi a prospettive a loro completamente nuove: Dead Can Dance, Slowdive, Massive Attack, Depeche Mode, Cocteau Twins sono divenuti nuovi stabili punti di riferimento che hanno portato ad adottare per il combo, la definizione di "trip-rock". Anneke per le due prime prove soliste ha scelto il moniker di Agua de Annique ma solo oggi sembra essersi decisa a presentarsi così come l'anagrafe l'ha conosciuta. Segno di una ritrovata identità artistica che le consente di liberarsi ad una urgenza espressiva senza pudori, utilizzando la forza comunicativa di un pop-rock tiratissimo ma dalle melodie cristalline.
Quella che si respira nelle tracce che danno vita a "Everything Is Changing" è una musica ispirata e lontana da ogni velleità sperimentale, che punta al nocciolo della propria essenza melodica , senza disperdere le energie. Si parte subito in modo sferzante con Feel Alive e You Want To Be Free, per riprendere fiato con la suadente e lievemente orchestrale title track (uno dei pezzi più intensi del lavoro); Take Me Home è uno dei singoli prescelti (ne sono stati individuati alcuni da destinare a paesi differenti), ma scorre via nonostante la sua verve pseudo-irruenta; molto meglio una My Boy che, ne sono certo, si appresta a divenire l'inno solista della performer come anche Slow Me Down, a detta dell'artista, uno dei pezzi più rivelatori della sua fiammeggiante anima. Ad ogni modo, brani che faranno faville in contesto live e che finalmente non sfigureranno accanto alle "hit" dei Gathering come Monsters, Liberty Bell, Saturnine o The Shortest Day. Anneke raggiunge momenti di grande intensità nelle ballad, ma per uno scherzo del destino una Circles - tutta voce, piano e archi - non diventerà un tormentone radiofonico al posto di tanta sozzura, "popular" solo quanto può esserlo la scolatura di una lattina di Coca Cola in pieno agosto a mezz'ora dall'apertura. Illuminata dalla luce degli Anathema - Danny Cavanagh ha condiviso il palco con la Signora in un alcune date in acustico fra 2009 e 2011 (favore contraccambiato prestando l'ugola in Everwake su "Falling Deeper" degli inglesi - è 1000 Miles Away From You e, guarda caso, tocca dei vertici e delle inquietudini non rinvenibili altrove nel corso del programma. Uno dei punti di forza del lavoro è una accurata produzione, sapiente nel donare spazialità alla voce della singer olandese e nell'imprimere una propulsiva dinamicità sonora: si ha la netta sensazione che dietro di sé la Van Giersbergen abbia finalmente ritrovato un gruppo in grado di sostenerla e di attribuirle la leadership. Qualche spruzzata di elettronica di raccordo, lima ulteriormente gli spigoli.
Nel percorso della olandese, questo "Everything Is Changing" va preso per quello che è, al di là di ogni aspettativa o pregiudizio: un ottimo album di canzoni perfettamente messe a fuoco, orientate a confrontarsi con il pop, salvaguardando il bagaglio di rock-woman che si porta dietro da tanti anni. Magari era lecito attendersi che i suoi saldi riferimenti musicali, gli stessi che hanno permesso ai Gathering di mutare pelle e sensibilità, avessero dato qui seguito a soluzioni maggiormente contaminate: dobbiamo invece accontentarci di una sorta di ibrido, per carità di pregiata fattura, fra il suo gruppo di provenienza e una media risultante tra Lacuna Coil e The Cranberries. Ora, ritrovata una felice vena creativa, sarebbe opportuno un ulteriore atto di coraggio che la allontani dalla ricerca di ordinarie rotte commerciali.
Considerando le varie componenti che caratterizzano "Everything Is Changing", fra punti deboli e punti d'eccellenza, assegnerei un sincero sei e mezzo. Dovendo scegliere fra un sei e un sette, anche confrontandomi con la tanta musica pop che mi gira intorno, sento però corretto assegnare il voto più alto. Ma se mi avete seguito fin qui, avrete ben compreso sia i miei convincimenti, sia le mie titubanze. Quindi immaginate la cifra seguita da una paio di segni meno.
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