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R Recensione

8/10

Tonetta

777

Il mondo così come lo abbiamo conosciuto sta finendo. Non c'entrano nè i Maya nè gli alieni, sono stati gli uomini a decretarne la fine. Lo dimostra il fatto che in un paese di oltre 50 milioni di abitanti non c'è ne sia uno degno di fare il Presidente della Repubblica. O meglio, sicuramente c'è, ma sarà impegnato a fare altro (l'operaio, il commerciante, il contadino...). A questo punto (di non ritorno) siamo pronti per il perverso mondo di Tonetta. Se non altro, nel suo mondo, c'è sincerità, trasparenza e semplicità. 

Tonetta è Tony Jeffrey, cantante, performer e artista (qui trovate alcuni suoi disegni) canadese quasi settantenne. Ha iniziato a registrare le sue perverse filastrocche nel 1983, ma ha trovato recente visibilità grazie a Youtube. Tonetta registrava (e registra) tutto su un vecchio otto tracce, poi sovrappone basso, sbilenche chitarre funk, coretti improvvisati e la sua voce da crooner. Il risultato è un Tom Waits versione gay, un Serge Gainsbourg da marciapiede, un Lou Reed in coma etilico. Una delle migliori "porcherie" musicali mai apparse sulla scena. Il mondo raccontato da Tonetta è quello che vedete nei video pubblicati (e spesso censurati) di Youtube: travestitismo, latex, parrucche, maschere. Una perversione ostentata che è in realtà più gioco che vocazione: Tony, infatti, ha due figli e si è sposato due volte, e questo rende il tutto ancora più inquietante.

La prima raccolta di brani si intitola "777" ed è un compendio di musica (straordinaria), testi (decisamente "pulp") e video (inqualificabili nella loro scarna oscenità): in "My Bro" Tonetta parla del suicidio in un amico ancheggiando come uno stanco Iggy Pop, in "Drugs Drugs Drugs" sembra fare il verso ad Ariel Pink (ma il pezzo risale al 1983) e racconta del suo personale rapporto con le droghe ("I'm happy taking drugs / Don't take em away from me / I'm happy feeling free / Drugs drugs drugs give em all to me"), altre chitarre deviate fanno da sfondo al clima epico di "Still A Slave", mentre i toni funky riemergono nell' irresistibile (ehm...) "A really big cock". Il bello della musica di Tonetta è che, pur rimanendo nei suoi schemi lo-fi, può spaziare in pochi minuti dal pop (la storia d'amore tra "John and Yoko" al blues più sporco che esista ("Metal Man"), mettendo la melodia al servizio di contenuti "discutibili" ("She said she forgot to piss / He said he forgot to shit" - da "Viral") e creando in mezzo alla sporcizia ("I'm Gonna Marry a Prostitute" è come Lee Hazlewood senza mutande, in "Peeping Tom" canta qualcosa tipo "old lady old lady crapping her pants") dei piccoli indecenti capolavori.

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Franz Bungaro alle 12:08 del 23 aprile 2013 ha scritto:

Ho letto da qualche parte che la sua arte (come dire, provocatoria?) lo ha fatto divorziare e che i figli hanno ammesso di vergognarsi di lui...diciamo che è difficile (per il momento!) approfondire il lato artistico prescindendo dalla visione dei video...sicuramente minimal kitsch...mi sono venuti in mente i video di mai dire gol di 20 anni fa ...se però si chiudono gli occhi e si ascolta e basta effettivamente qualcosa arriva...ho pure letto che dice di non essere gay ma solo sessualmente deviato...insomma, un personaggio mica da poco...sarei curioso di vedere cosa combina in un live...

fabfabfab, autore, alle 13:05 del 23 aprile 2013 ha scritto:

Tutto vero, i figli si vergognano dei video... è comprensibile . Dal vivo non suona perchè sostiene di essere troppo timido... strano modo di esprimere la timidezza!