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R Recensione

7/10

Breathless

Green To Blue

L'autunno si tramuta in inverno. Sempre troppo velocemente, sempre più velocemente, inesorabilmente. E la massa umana che attraversa frettolosamente le traiettorie urbane sembra adeguarsi senza provare ad indugiare, senza opporre la benché minima resistenza. Tutto corre. Fuori dalle trafficate vie del centro, attraverso sobborghi sonnolenti, oltre le campagne che puzzano ancora troppo di città, c'è ancora, c'è sempre uno spazio geografico dal quale si possono guardare le cose da lontano, uno spazio che consente all'anima di tornare a respirare e di librarsi nell'aria gelida in una bolla d'aria tiepida, protettiva. Questo assorto scrutare è parte dell'essenza sonora dei Breathless: una dilatata new-wave che si tinge di riflessiva psichedelia, rivelando panorami shoegaze dalla suggestione unica. Il dimesso maestro di cerimonia resta Mr. Dominic Appleton la cui voce continua ad essere un faro per gli spiriti che non si abbandonano ad un sonno senza sogni e che rimangono indietro rispetto al transito forzato scandito da un tempo (dis)umano.

There's no need to worry

The pressure's off today

Just do what you're doing

If the feeling takes you

 

It's a dream day

It's not a bad life

No it's not a bad life at all

And nothing's going to change

Just for today

No nothing's going to change at all

Let's keep it that way

 

Just dream, dream

And hold th rest at bay

Dream, just dream

Just for today

 

Non c’é bisogno di preoccuparsi

La pressione é assente oggi

Fai semplicemente ciò che stai facendo

Se l’emozione ti pervade

 

E’ un giorno da sogno

Non è una brutta vita

Non è affatto una brutta vita

E nulla sta cambiando

No, oggi davvero nulla deve cambiare

Manteniamo le cose in questo modo

 

Sogna soltanto, sogna

Tieni a bada il resto

Sogna, sogna soltanto

Almeno per oggi

[Just For Today]

I brani di "Green To Blue" (che segna il ritorno alla batteria di Tristam Latimer Sayer) sono di quelli che scorrendoti nelle orecchie mentre sei in metro o su un bus che procede lento, ti portano lontano, ti cambiano la prospettiva della giornata, mutando il panorama oltre vetrate sporche e solcate da graffiti. Sono brani che non ne vogliono sapere di finire: il loro spleen sembra prorompere senza limiti e conducono l'ascoltatore in uno stato di vigile torpore mentale, nel quale ad ogni sfumatura corrisponde una metamorfosi emotiva che, nel suo manifestarsi, libera il cuore.

 

I looked forward as the sky above me changed

Nothing will ever be the same

But it all seemed so sure

Yes it all seemed fine

Time rolled along

Winding along those lanes.

It was the evening chill

It was the last light of day

 

Ho guardato avanti mentre il cielo sopra di me cambiava

Niente sarà più lo stesso

Ma tutto sembrava così sicuro

Sì, sembrava tutto a posto

Il tempo si è protratto a lungo

Snodandosi lungo quei vicoli.

E' stato il freddo della sera

E' stata l'ultima luce del giorno

[The Last Light Of Day]

 

Alcuni pezzi hanno una forma più svagatamente dream-pop (It's Good To See You, I Want You To Realize, Just For Today), anche se restano sempre evasivi e propensi a spiccare il volo alla prima occasione: tuttavia è "altra" la natura che caratterizza "Green To Blue". Una natura perfettamente rivelata dalle magnifiche peregrinazioni di Walk Away, Next Time You Fall, Fade Away e The Last Light Of Day (pura ascesi sensoriale). Non hanno il sapore del "nuovo", le composizioni dei Breathless: tutto riporta a quei giorni degli Anni '80, nei quali un manipolo di band (tra cui Cocteau Twins, The Chameleons, This Mortal Coil, The Church, Felt, Comsat Angels…) tracciarono delle vie di fuga per portarsi "out of this world", costruendo una idea di catarsi sonora, fatta di atmosfere liquide, dilatate, sognanti, astratte, assorte. I synth di Appleton continuano a suonare esattamente così come ce le ricordavamo, le chitarre di Gary Mundy sempre spiraleggianti, riverberanti: eppure, nonostante la loro proposta sia – oggi come forse allora – "out of time" e appunto "out of this world", adempie completamente le istanze di una "musica necessaria" per chiunque desideri  far calare su questo mondo in perenne e fallimentare rincorsa al "nuovo che avanza", l'unica colonna sonora possibile e credibile per rallentarne gli spasimi ed espandere le percezioni della mente e del cuore, senza l'utilizzo di strumenti chimici. Ammesso che la musica possa davvero esulare da una dimensione alchemica.

 

Alla fine del 2012 arriva dunque questo album (l’ottavo di una storia iniziata nel 1986), che sovverte tutte le sensazioni provate finora e tutte le certezze costruite nell'arco di dodici mesi, facendo venire voglia di rimettere mano alla top-five dei dischi più amati in questa pur "ottima annata".

Perché è troppo bello scivolare felpati sul pavimento del mondo, immersi in una luce abbacinante e procedendo con una danza di passi lenti.

 

Here again in the same sad state

Walking in to daylight in a new shade of fallen grace

No reason to stay here

There's nothing to stay here for

Pick up your things

Turn around

And walk.

 

Dream and dream again

A pattern I know

The reason we've made it this far

Is entirely down to you.

 

It's here I find I've lost all control

I realize I must walk away

It's been too long with no sense of consequence

No sense at all

I don't want to care anymore

I don't want to

It's time to walk away.

 

Eccomi qui ancora nello stesso stato triste

Camminando nella luce del giorno in una nuova sfumatura di grazia decaduta

Non c'è ragione di stare qui

Non c'è niente da per cui vale la pena restare

Prendi le tue cose

Girati

E cammina

 

Sogno e sogno ancora

Una trama che conosco

La ragione per cui siamo andati avanti fin qui

E’ tutta davanti a te.

 

E' qui che capisco che ho perso tutto il controllo

Mi rendo conto che devo andare via

E' passato troppo tempo senza alcun senso della conseguenza

Senza nessun senso

Non voglio badare ad altro

No, non lo voglio

E' tempo di andarsene.

[Walk Away]

V Voti

Voto degli utenti: 9/10 in media su 2 voti.
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REBBY 10/10

C Commenti

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benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 14:27 del 26 dicembre 2012 ha scritto:

Che ritorno inaspettato e per questo ancora più emozionante! Splendore di brani che avvolgono in un incanto onirico senza tempo. Là dove in Blue Moon la lunghezza dei brani talvolta sfociava nella prolissità, qui ogni nota è al suo posto e niente è di troppo. Grandissimi...

loson alle 12:56 del 28 dicembre 2012 ha scritto:

Davvero un gran bel ritorno. I brani fluiscono incantati, si prendono tutto il tempo necessario per sedurci: Walk Away, con la chitarra che fa suo lo strumming del Neil Young elettrico alla Cortez The Killer; Fade Away, incubo a spirale dov e gran gioco hanno synth e tastiere; Next Time You Fall, ipnotico condensato di spleen ed emotività dream-wave. Il basso di Ari Neufeld è sempre uno dei miei preferiti di sempre, con lei che se ne sbatte di qualunque appiglio ritmico e si perde in figure melodiche spesso confinate ai tasti più alti del manico, quando non del tutto avulse - pur mantenendo il medesimo centro tonale - dallo sviluppo della canzone. Presto per votare: per ora preferisco perdermi nella sua magia, che ok non sarà quella dei giorni gloriosi di "Three Times And Waving", ma resta sorprendente. Dovrò cercarmi anche il precedente "After All These Years", mi sa...

Utente non più registrato alle 14:15 del 28 dicembre 2012 ha scritto:

Bravo Stefano, continua così...e quoto benoitbrisefer, gran bel disco.

REBBY (ha votato 10 questo disco) alle 10:27 del 21 gennaio 2013 ha scritto:

La "scoperta" di questo album mi ha emozionato quasi quanto quando li conobbi nell'85 (ho controllato tra i miei vinili: il primo che acquistai, il secondo EP, è dell 85, mentre quelli che presi subito dopo, il primo 45 giri e il primo EP, sono dell'84) e ricordo bene essi diventarono uno dei miei ascolti più assidui di quel periodo. Paragonato ai loro primi dischi (primo LP dell' 86 compreso) questo ha meno urgenza sperimentale ed irruenza giovanile (inevitabile eh), ma credo sia altrettanto bello. Al momento mi sento di preferirlo al pur ottimo Chasing promises (89), che mi sembra più in linea coi precedenti citati...

Dice bene Benoit (d'altra parte so bene che condivide la mia stessa passione per questa band): " qui ogni nota è al suo posto, niente è di troppo. Grandissimi..."

Ah, Ivo Watts, mitico fondatore della 4AD, ha sempre detto che Dominic Appleton è il suo cantante preferito, nonostante i Breathless non abbiano mai inciso per la sua etichetta (l'ha chiamato a far parte però per il suo bellissimo "progetto" This mortal coil), e se non se ne intende lui di queste cose ...