Brothers In Law
Hard Times For Dreamers
Sulle sponde dellAdriatico, tanto ricche di vita nella stagione estiva, quanto malinconiche e nebbiose in inverno, si è sviluppato un microcosmo shoegaze. Fra gli astri più luminosi che illuminano le villette di Pesaro ci sono i Be Forest e i Brothers In Law, due lati della stessa riecheggiante medaglia, accomunati dalla presenza del chitarrista Nicola Lampredi.
Ma se i Be Forest, glaciali e oscuri, sono il volto invernale (Cold, del 2011, è un disco assolutamente da recuperare) i Brothers In Law sono quello estivo. Ben inteso unestate malinconica come può essere quella da shoegazers, "Hard Times For Dreamers", appunto. Immancabile, in città, la batteria suonata in piedi, semplice e minimale (alle pelli Andrea Guagneli). Completa il trio alla seconda chitarra Giacomo Stolzini, dal vivo ci si avvale di sequenze per basso e synth, senza che il risultato ne patisca troppo.
Manifesto dellalbum il duo Shadow, legate dallo stesso indimenticabile arpeggio. La prima parte Follow Me, come se i Girls suonassero in una cattedrale, si trasforma secondo la stessa progressione in Leave Me, un po Jesus And Mary Chains go surf (sulle orme della splendida Holy Weekend dallEP Grey Days)
A Magic disegna scenari hawaiani con gli slide della chitarra alternati a distese battute dal vento, mentre gli House Of Love si mischiano ai pad angelici degli Slowdive nelle tracce di apertura Lose Control e Go Ahead.
Cresce lenta come una canzone dei J&MC Childhood e cè spazio anche per una marcia pop come Shes Gone Too Far. Si chiude con lampia gamma cromatica di 40 Hours.
Malgrado tutti i riferimenti, lo stile è coeso, il timbro delle chitarre lucente e riconoscibile, la capacità di scrittura ottima. Neanche un minuto di questa mezzora è sprecato, sia che le canzoni seguano un climax, sia che vengano rilanciate a colpi di rullante. Perchè mai esagerare, quando si può tirar fuori un album senza neanche un calo?
Nellattesa che a Pesaro ritorni linverno, godiamoci lestate.
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