The Raveonettes
Lust Lust Lust
Lo shoegaze scozzese che si trasferisce in Danimarca che si trasferisce a New York.
Con discrete venature: rock anni ’50-‘60, garage, noise.
L’ultimo (capo-)lavoro (?) dei Raveonettes s’intitola Lust, Lust, Lust e suona sporco. Ascoltandolo ci sembra ci sia un gap di 40 anni rispetto alla baldanzosa Love in a trashcan, singolo che li fece conoscere a ben più persone nel 2005.
Di Lust, Lust, Lust bisogna proprio puntualizzare questo: è impossibile non pensare ai Jesus and Mary Chain.
E’nella circolarità di certe ballate, Lust ad esempio, malinconiche e struggenti nella loro rassegnazione, che apprezzi questo disco.
È nel guardarsi istintivamente le punte delle scarpe ascoltando Eye Satin, (poi dovrai servirti del fast forward) che lo ami ancora di più.
Ma è soltanto nella melliflua Dead Sound che capisci però di essere stato preso per fesso.
Si, perché inizialmente non distingui il limite fra il favoloso (per davvero) e la “maniera” che surclassa i sentimenti in un’operazione di ripescaggi/citazioni inaccettabile..
You want the candy è l’agnizione definitiva: una versione rivisitata di Good for my soul solo più infiorettata di coretti fifties.
La resa è magnifica, purtroppo prolunga un effetto estenuato, quello che era stato già ottenuto da gruppi quali Black Rebel Motorcycle Club- peggio- i già citati Jesus and Mary Chain, di quelli senza nerbo. E così Lust, Lust, Lust è un disco godibilissimo, che si ascolta per qualche tempo, poi finisce col prendere polvere prematuramente. Magari accanto al disco dei Loves di sei mesi prima, e a questo simile per suggestioni, gesti e pose, in certi aspetti.
Gli scivoli romantici non mancano, anzi.
Da l’impressione di un tutto già visto/già sentito a cui fanno pendant un chitarrista capellone con la t-shirt a righe e una bellona infatuata della Ceciarelli.
Siamo sicuri che più belli di così non si può ?
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