R Recensione

6/10

Jacob's Stories

Fledgling

E' un disco cucito a misura sulla stagione invernale, questo Fledgling: esordio sulla lunga distanza di Jacob's Stories, al secolo Stuart Lee, cantautore inglese dotato di una vena sognante e malinconica e di un timbro vocale che sta a metà strada tra Thom Yorke e Tim Buckley. Sullo sfondo layer sonori ariosi e sognanti e qualche glitch qua e là (ormai una consuetudine nell'indie, ben oltre gli indefiniti confini dell'indietronica), piano ed archi, movimenti orchestrali minimali e fluttuazioni spaziali.

Un disco che mantiente ciò che promette fin dalla prima canzone, con un cantautorato triste e depresso, una vena romantica un pò algida e molto british, che riporta alla mente il Thom Yorke meno disturbato ma soprattutto il pop intimista di gruppi come Talk Talk, House Of Love e Unbelievable Truth (dove militava peraltro proprio il fratello di Thom, Andy), in un ennesima rilettura in chiave moderna delle atmosfere anni '80. Dove la ricerca melodica si fa più coraggiosa, ad esempio in Old Swimmers, si ritorna a pensare all'innarivabilè papà Buckley, dove la presenza dell'elettronica si fa più invasiva e le melodie più ossessive, come in Unfinished Idea No.209 si torna a parlare di Kid A e The Eraser.

In generale non si può negare a Lee una pregevole ricercatezza melodica e una notevole eleganza stilistica: quello che però manca, perlopiù, è il coinvolgimento emotivo, la capacità di commuovere e incantare l'ascoltatore. Il disco non ha cali ma nemmeno picchi, sempre sul punto di raggiungere il climax ma sempre gelato all'ultimo da una sorta di algida artificiosità.

Rimandato a Settembre, nella speranza che il ghiaccio nel frattempo si sgeli un pò ...

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