Brian Eno
Another Day On Earth
Another day on Earth non ha avuto un valore specifico solo perché è stato il nuovo album “di canzoni” di Brian Eno, cantate da Brian Eno: è stato un evento in quanto per il non-musicista per eccellenza ha rappresentato il manifesto, la summa e il frutto delle sue tante collaborazioni, nonostante sviluppato in totale solitudine. Another day on Earth succhia il midollo del genio sonoro e compositivo, sublimandolo in un diamante la cui superficie è costituita da undici facce, ognuna riflettente nell’altra e tutte attraversate da una luce antica, già sperimentata e assaporata eppure nuovissima.
L’insurrezione pre-new wave guidata insieme a David Bowie riecheggia in “Just another day”, la sintassi introspettiva ideologizzata in combutta con Robert Wyatt si ridisegna in “A long way down” e in “Passing over”, il sussultorio disincanto sviluppato con David Byrne riemerge prepotentemente nell’iniziale “This”, le acque leggermente increspate del mare solcato assieme agli U2 si infrangono in “And then so clear”, il sincretismo filosofico fondato con Robert Fripp riaffiora nella già citata “A long way down”, il lessico emotivo immaginato insieme a Peter Gabriel (ed iscritto nel linguaggio di Phil Manzanera) si rivela nella meraviglia di “Caught between”, le inquiete geometrie tracciate a due mani con Laurie Anderson si manifestano nella conclusiva “Bone bomb” (unico pezzo interpretato da una voce femminile), ma anche l’unisono dell’alchimia fra il musicicsta di Bath e (ancora) Byrne risuona in quel sogno ipoteticamente corale chiamato “Under”. “Passing over” oltre a permettere di vedere in prospettiva la stratificazione delle tante anime di Eno, potrebbe, da sola, continuare a indicare percorsi per i prossimi cento anni nella storia della musica. C’è anche lo spazio per un omaggio ai Beatles in “How many worlds”: Eppure anche in questo scorcio il panorama si rivela di una suggestione pittorica priva di confini e cornici. Un disco che ha nell’assenza di illustri collaboratori il suo punto di forza: l’evocazione dei musicisti citati è tanto forte da concretizzarsi nell’unica fonte di origine: Brian Eno. Nelle sue parole, tutta la chiave di lettura del suo universo: “in una canzone voglio sceneggiare le mie fantasie. Voglio interpretare varie parti come fossi un attore in un teatro, su quel piccolo palcoscenico che può essere un disco”. Another day on Earth è, di fatto un Best of, involontario, non pianificato, ma naturale, sentito.
Un atto di ossequio a 35 anni musica che in qualche misura convergono, si condensano e si riversano nello spazio di tre quarti d’ora. Se lascerete cogliervi di sorpresa, senza esagerate aspettative, la bellezza di questo album potrebbe addirittura stupirvi. Pura degustazione Enogastronomica.
Info: http://www.enoweb.co.uk
[Recensione originaria apparsa sul magazine Wonderous Stories]
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