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R Recensione

3/10

Coldplay

Mylo Xyloto

Brian Eno preferisco ricordarlo mentre intona versi bianchissimi alle stanze dei figli, ipnotizzato dai fiumi di "Before and After Science"; quel piano iniziale in crescendo, quel synth nel mezzo, la voce calma e magnetica, l'humming in coda... mi mancheranno molto. Sì, preferisco averlo presente così che alla supervisione di quell'orrore vuoto di "Mylo Xyloto", quinto e ultimo (speriamo) album dei Coldplay. E loro invece, Chris Martin e compagni, cerco di ricordarli per la pulizia negli arrangiamenti, le escursioni vocali al cristallo, le melodie semplici e ariose di "Parachutes", soprattutto, e di "A Rush of Blood To The Head", buona parte.

 

Ma liberata la testa da malinconie piacevoli, "Mylo Xyloto" ci fa capire quanto può essere frainteso, e implicitamente deturpato, l'immaginario pop della scena contemporanea. Allora diciamolo subito: un album pop non è un album di canzonette senza pretese, frivolo collage di operazioni di marketing; sbagliato sminuire in positivo l'ultimo lavoro dei Coldplay liquidandolo con un "svogliato ma si lascia ascoltare". Questa non è l'essenza pop: il fatto che il genere utilizzi soluzioni melodiche intuitive, facilmente fruibili e goderecce all'ascolto non implica una sua povertà musicale. Mentre quest'album non è solo banale o svogliato; è suonato male, prodotto peggio, e di una piattezza di contenuti sconcertante. E' nocivo.

 

Tralasciando i testi di ciascuna canzone (vi risparmio il teen-dream di "Paradise" e il tremendo ottimismo infantile di "Every Teardrop Is A Waterfall"), non si può sorvolare invece sull'oceano di mediocrità che compone i due singoli (!) di lancio di "Mylo Xyloto": da una parte un tempo pari sorretto da volgari linee di synth di bassa lega, coretti da stadio e finale in prevedibile e plasticoso solo di chitarra, dall'altra sempre un synth iniziale in costante pressione acuta, qualche giro di chitarra a vuoto (prima acustica, poi di nuovo un solo elettrico da brividi di paura), e ancora Chris Martin che dissemina soliti pallosissimi urletti (sì, ancora gli uuuuuh e gli oooooh da stadio tanto cari agli ultimi U2) sulla risalita ritmica della batteria. Due canzoni a specchio nella loro bruttezza, simili per composizione, inserimenti strumentali e tremendo risultato. Ma c'è dell'altro. "Hurts Like Heaven" e gli squilli velocissimi di un sintetizzatore giocattolo, finto cristallino, finto tutto; la noia spalmata di "Us Against The World", costruita su pochi accordi di chitarra e voce da recita natalizia, che non decolla mai (per nostra fortuna); "Charlie Brown" e il suo irritante (e infinito) arpeggio della lead guitar di Buckland.

 

Le pochissime tracce che si salvano, lo fanno solo perché innocue e quantomeno non fastidiose: l'esplosione e rimbombo di chitarre di "Major Minus", forse l'unica che tiene svegli... forse; e "Up In Flames", la cui discreta beat-intro rubata ai Radiohead è rovinata da una sviluppo linearissimo nel duetto piano-voce. Rimangono canzoni-fantasma sparse in un limbo di ripetitività sconcertante – tra queste, il disordine rumoroso senza capo nè coda di "Don't Let It Break Your Heart" che inneggia all'autostima dopo la fine di un rapporto amoroso (wow, che novità) – e quello che potrebbe essere il capolavoro elettronico dell'album (visto l'horror-medio dell'opera, l'ironia non è affatto scontata): le distorsioni raspose e scoordinate di "Princess of China", featuring Rihanna, su un tappeto dancefloor che fa apparire tremendamente fuori posto il cantante dei Coldplay (alla faccia di chi avrebbe pensato il contrario). Com'è che si dice? "Talmente trash che è quasi un cult". Se non fosse che il trash non ha mai fatto male a nessuno; e quest'album, invece, col suo Sahara di contenuti d'ogni tipo, fa malissimo alla buona musica. Ma anche solo a quella carina.

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Voto degli utenti: 4,4/10 in media su 35 voti.

C Commenti

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skyreader (ha votato 3 questo disco) alle 9:56 del 9 novembre 2011 ha scritto:

Nel "minimo" il "massimo"?

Quella dei Coldplay, a conti fatti, è stata una parabola discendente. Piano piano, di disco in disco, sempre più verso il basso (andamento inverso rispetto alle vendite). E dire che per loro all’indomani di “X&Y”, disco buono nel suo complesso (con brani eccellenti, ma con troppa disomogeneità d’insiieme a cui solo oggi diamo una spiegazione), avevo anche sperato, prima che qualsiasi gossip trapelasse, in un incontro con Messere Eno. Solo che mai avrei potuto aspettarmi risultati talmente insulsi. Non dico che dai Coldplay auspicavo in tutto e per tutto una svolta alla Radiohead, però un maggior allontanamento dai cori da stadio a favore di giochi elettronici di maggior rilievo. Dopo la già grande delusione di “Viva La Vida!” (pochissimi i fremiti e le felici intuizioni), questo “Mylo Xyloto” segna il punto di non ritorno: durante il pre-tour Chris Martin annunciava le nuove tracce come i “migliori brani della vostra vita ma che ancora non conoscete” e tentava impropri paragoni con “Sgt. Pepper”. “Mylo Xyloto” fa di tutto per restare nella memoria del più giovane dei suoi ascoltatori: giace in questo la sua grandezza? Sta in questo tentativo di essere “for all ages, for all tastes” l’uso di una produzione sonora architettata ad hoc, la sua arte? Risiede in questa ricerca di riconiscibilità a tutti i costi ("Charlie Brown") il suo spessore? Sta in questa ricerca di un minimo comun denominatore il suo genio? Ma questa è pura tecnica di comunicazione di massa attraverso il veicolo musicale! Non è musica. Proviamo infatti a spogliare, a smembrare questo veicolo musicale: ho seri dubbi che dentro troveremo dei piloti. Semmai troveremo un pilota automatico, mentre i suoi programmatori sono in vacanza su un’isola deserta. Costruita ad hoc, s’intende. Recensione lucidissima.

ozzy(d) (ha votato 1 questo disco) alle 10:11 del 9 novembre 2011 ha scritto:

ma si sciolgono veramente o rinviano tutto come il nano? non mi fido di questa gente qua.

swansong (ha votato 1 questo disco) alle 11:34 del 9 novembre 2011 ha scritto:

Gruppo alla deriva..se poi aggiungiamo che dal vivo continuano a prendere per il culo i loro fan suonando poco più di un'ora le loro ultime melasse infarcite di coretti zuccherosi ed irritanti, beh, per me, possono appendere gli strumenti al chiodo e godersi, nonostante la giovane età (l'artisticamente immeritata) pensione d'oro..al cospetto di questa ciofeca, anche l'ultimo dei Placebo, p.es., è un capolavoro assoluto..

Sor90 alle 14:06 del 9 novembre 2011 ha scritto:

Ho amato troppo Parachutes per avere il coraggio di ascoltare questo disco...

tramblogy alle 17:58 del 9 novembre 2011 ha scritto:

Non li conosco proprio...ops!

rdegioann452 (ha votato 4 questo disco) alle 20:14 del 9 novembre 2011 ha scritto:

d'accordo sul fatto che sia un flop colossale (ancor + di viva la vida & bla bla bla), ma non si può dire di ritirarsi. è una questione STILISTICA, di scelte totalmente sbagliate. una produzione che prende il sopravvento su tutto... IL TOP DEI COLDPLAY DA 10 ANNI A QUESTA PARTE SECONDO ME è MOVING TO MARS, RELEGATA A B-SIDE(!!!!).

NathanAdler77 (ha votato 3 questo disco) alle 22:38 del 9 novembre 2011 ha scritto:

Don't Let It Break Your Balls

Band cancerogena, con un frontman di 34 anni già più insopportabile di Bono Vox...Peggio del singolo con Rihanna c'è solo il capodanno azteco 2012, o in alternativa un governo Alfano.

rdegioann452 (ha votato 4 questo disco) alle 7:23 del 10 novembre 2011 ha scritto:

io preferisco il capodanno 2012

REBBY (ha votato 5,5 questo disco) alle 8:40 del 10 novembre 2011 ha scritto:

Anch'io penso sia di gran lunga il loro disco peggiore, con almeno 10 canzoni sul livello (basso) di Violet hill e Viva la vida del precedente album, anzi spesso anche meno. Per me con loro è semplice: quando ci sono x e y in copertina passo ad un'altro cd. Nella mia prossima mista ci sarà Up in flames, per le altre sarà l'oblio eheh.

rdegioann452 (ha votato 4 questo disco) alle 17:17 del 10 novembre 2011 ha scritto:

"up in flames" ti è piaciuta? per me è una delle pochISSIME a salvarsi (hurts like heaven e charlie brown).

nebraska82 (ha votato 4 questo disco) alle 18:08 del 10 novembre 2011 ha scritto:

mediocre e plasticoso.

REBBY (ha votato 5,5 questo disco) alle 18:49 del 10 novembre 2011 ha scritto:

"Up in flames ti è piaciuta?"

Si. Alla fine, a parte il beat elettronico, potrebbe essere una bonus-track di Parachutes. Mi sembra la meno prodotta di un album iperprodotto, la più essenziale e semplice, forse un po' ripetitiva, ma d'atmosfera ed inoltre breve, che in questo caso non guasta. Poi ha anche un testo sincero eheh: So it’s over this time I know it’s gone ... we have slowed way down ...

rdegioann452 (ha votato 4 questo disco) alle 8:23 del 11 novembre 2011 ha scritto:

So it’s over this time I know it’s gone ... we have slowed way down ...

forse hanno capito che dal prossimo album devono cambiare metodo. (piace molto anche a me)

Totalblamblam alle 12:29 del 11 novembre 2011 ha scritto:

RE:

molto pooetico seeeee ...spero invece che abbiano capito di togliersi dai marroni...mi sorprende che perdiate tempo ad ascoltare i coldplay (pure tu galluzzzo o forse non l'hai neppure ascoltato ghhghg) ma il mondo è bello perché è vario ehhehhe

swansong (ha votato 1 questo disco) alle 12:49 del 11 novembre 2011 ha scritto:

"Up in flames ti è piaciuta?"

sì..come un cucchiaio di miele ingoiato da un diabetico..

REBBY (ha votato 5,5 questo disco) alle 16:01 del 11 novembre 2011 ha scritto:

Miele giusto, il problema in questo caso è che tu sei il diabetico eheh. Comunque alla fine ha ragione lo Stoke(d), abbiamo perso del tempo ad ascoltare quest'album, siccome non ci è piaciuto. Comunque non c'era altro modo per poterlo sapere, visto che qualcuno dei precedenti (a differenza di Stoke a cui mai son piaciuti), indie o mainstream che fossero, invece l'avevamo goduto.

salvatore alle 11:32 del 12 novembre 2011 ha scritto:

Non l'ho ascoltato e dubito che lo farò... Quel poco che ho sentito (i brani postati su, e Up in flames, di cui se ne parlava bene in certi commenti) lo trovo orripilante. Per me i Coldplay hanno fatto solo un album buono, molto buono: parachutes (anche se la cosa migliore fatta da Martin - che a me non è affatto antipatico - resta quella di essersi accasato con la dea Paltrow ). Già il successivo, con quelle chitarre elettriche e quel piano calpestato suonava troppo magniloquente. Secondo me non è questione di talento perduto (non si possono perdere grazia e delicatezza dall'oggi al domani), ma di scelta consapevole: esibirsi nelle arene e raggiungere un maggior numero di persone (scelta che non condivido, ma che merita rispetto, perché no).

Il mio rapporto con i Coldplay, breve, ma discretamente intenso.

rdegioann452 (ha votato 4 questo disco) alle 13:55 del 12 novembre 2011 ha scritto:

ma se perdiamo tempo ad ascoltare i coldplay tu perché perdi tempo a commentare la recensione del loro disco?

hiperwlt (ha votato 4 questo disco) alle 17:15 del 12 novembre 2011 ha scritto:

recensione "acida", Fil: non oltre modo comunque, dato che mette in luce perfettamente le debolezze del disco - e, paradossalmente, se non fosse per quegli urticanti cori da stadio, "paradise" poteva addirittura essere un pezzo di onesto pop commerciale. non mi va nemmeno di commentare, sono sincero: prendo in prestito un tuo aggettivo,"volgare", per riassumere la mia percezione di "mylo xyloto"(???). ps: Salvo, guarda "two lovers"! lì è sublime

salvatore alle 12:49 del 13 novembre 2011 ha scritto:

RE:

Ok, grazie per la segnalazione! Non conoscevo...

ThirdEye alle 18:09 del 14 novembre 2011 ha scritto:

Non l'ho ascoltato ne mai lo faro', loro forse tra i più sopravvalutati degli ultimi dieci anni, pallosi e plasticosi all inverosimile. Partirono bene con The Blue Room EP. Poi...peccato.

sfos (ha votato 7 questo disco) alle 10:36 del 15 novembre 2011 ha scritto:

Davvero un bel dischetto. Abbandonata la pretenziosità di Viva La Vida, i Coldplay costruiscono probabilmente il loro album più accessibile e godibile. Paradise, Hurts Like Heaven, Charlie Brown hanno il timbro della perfetta pop-song. Unico neo: quei lenti pallosissimi.

max997 (ha votato 8 questo disco) alle 17:57 del 20 agosto 2012 ha scritto:

buon disco,molto sottovalutato anche se alla lunga stufa

REBBY (ha votato 5,5 questo disco) alle 19:05 del 20 agosto 2012 ha scritto:

se alla lunga stufa non può essere un buon disco eheh

max997 (ha votato 8 questo disco) alle 19:22 del 24 agosto 2012 ha scritto:

Può darsi ma 3 mi sembra esagerato,secondo me merita almeno la sufficienza

Filippo Maradei, autore, alle 2:28 del 25 agosto 2012 ha scritto:

Ma guarda che il 6 è un bel voto eh! Bisogna meritarselo, altroché. Dai su, obiettivamente è un album terrificante: niente a che vedere con il pop arioso degli inizi.

lauramariotti alle 9:32 del 23 agosto 2012 ha scritto:

Disco che si lascia piacevomente ascoltare, ovviamente per chi sa apprezzare questo genere di musica....

REBBY (ha votato 5,5 questo disco) alle 19:43 del 24 agosto 2012 ha scritto:

Filippo è giovane, normale e giusto che sia esagerato eheh Facciamo il tuo 8 più il suo 3 uguale 5,5

Giuseppe Ienopoli (ha votato 4,5 questo disco) alle 22:29 del 24 agosto 2012 ha scritto:

... i Coldplay hanno saputo del giusto compromesso e tunaitt dormiranno sonni tranquilli ... assegno un voto in pù del recensore per diversa età + mezzo voto per le simpatiche proboscidi e per l'inchino finale del video ...

Giuseppe Ienopoli (ha votato 4,5 questo disco) alle 14:38 del 26 agosto 2012 ha scritto:

... è così anche a scuola ... e se lo guardi a testa in giù ti sembrerà un nove!

kida (ha votato 5,5 questo disco) alle 10:38 del 15 novembre 2012 ha scritto:

credo si possa fare un forzoso parallelismo con gli ultimi lavori dei Muse; entrambi i gruppi, partiti con forte personalità, hanno finito per cercare (con successo, aggiungerei) di assecondare vendite e pubblico con prodotti poco profondi.

ROX (ha votato 10 questo disco) alle 16:43 del 18 dicembre 2012 ha scritto:

cavolo ho sbagliato votando

ROX (ha votato 10 questo disco) alle 16:44 del 18 dicembre 2012 ha scritto:

cavolo ho sbagliato votando

Mattia Linea (ha votato 7 questo disco) alle 18:16 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Album gustosamente pop. Le canzoni estratte per diventare dei singoli sono splendide, con melodie meravigliose e ritmiche catturanti (seppur strizzino l'occhio alla cassa dritta dell'house). Purtroppo, le rimanenti tracce lasciano il tempo che trovano, rimanendo senza infamia e senza lode.

Dario Diem (ha votato 7 questo disco) alle 21:03 del 11 ottobre 2015 ha scritto:

Bah, a parte Paradise e l'orrenda Princess Of China, secondo me il livello è alto.

Ok è un album molto "prodotto", ma se tutti gli albm prodotti fossero così la musica nelle radio sarebbe molto migliore.