The Beatles
Rubber Soul
Grandi lavoratori i Beatles. Una gioventù vissuta con la chitarra in mano, in tour perenne sin dal 1960, i tempi dei lunghi ingaggi ad Amburgo look da teppistello e locali di quartordine, fatti di pasticche a suonare proto-punk tra marinai ubriachi, risse, guai con la polizia e puttane adescatrici. Poi la firma di un contratto con la EMI/Parlophone per un ruolino di marcia a dir poco impegnativo: ogni anno due LP e un paio di singoli inediti, nei momenti di pausa (si fa per dire) tour in ogni parte del globo, poi apparizioni tv e radio, film, interviste, sessioni fotografiche, una giostra in moto perpetuo.
Rientrati dallennesimo estenuante tour degli States, preceduto in giugno dal mini tour europeo che li ha portati per la prima e unica volta in Italia con tre date a Milano, Genova e Roma, i Beatles entrano in studio nellottobre 65 per le session di Rubber Soul. A questo punto è già iniziato per i ragazzi quello che Lennon definirà il nuovo periodo di presa di coscienza.
Stimolati dal nuovo giochino delle droghe e dalla sempre più forte competizione con i nuovi astri del music business (Byrds, Beach Boys, Who, Stones), eccitati dalla recente frequentazione degli ambienti underground della controcultura londinese, i ragazzi si allontanano quasi definitivamente dalla dimensione live per appropriarsi dello studio di registrazione. E il periodo in cui mettono in minoranza i severi tecnici di studio della EMI (allora in austero camice bianco), ed entrano nella control room al fianco di George Martin curando personalmente litinerario da seguire. Inducono lo staff di Abbey Road a superare gli antiquati limiti imposti dal regolamento, pretendono di saturare oltremisura i toni acuti delle chitarre di Nowhere Man e vi riescono, dopo le iniziali reticenze dei tecnici; lintroduzione del sitar in Norwegian Wood creerà parecchi grattacapi agli ingegneri del suono per i picchi in rosso causati dallimprevedibilità delle onde sonore dello strumento; provano a registrare il basso direttamente nella console senza passare dallamplificatore; gli studi di Abbey Road diventano quindi un laboratorio artigianale nel quale anche lumile operatore ai nastri è chiamato a fare la sua parte spingendosi oltre i suoi limiti. Il laboratorio è sempre aperto, anche a notte fonda.
Liniziale Drive My Car è probabilmente la miglior apertura mai ascoltata su un disco dei Beatles fino a quel momento, profetica la frase di chitarra solista sulla quale si attorciglia il basso pesante prima dellentrata della batteria di Starr, una traccia fortemente influenzata dai ritmi soul del periodo; lautore, McCartney, sfoggia la sua versatilità vocale sfruttando al meglio la neritudine del timbro rauco e acuto; il testo (con lo zampino di Lennon) è un riuscito pastiche di allusioni sessuali a partire dal titolo e culmina nei beep beep corali colmi di connotati erotici.
Norwegian Wood, un altro classico del disco composta quasi interamente da Lennon, si colloca nel filone delle canzoni-commedia del periodo, costruita su una progressione armonica tipicamente dylaniana ma in un atipico tempo di valzer; il brano concettualmente segna una svolta nel percorso dell'autore: di qui in avanti la descrizione per immagini sarà l'opzione primaria. Norwegian Wood è celebre anche per l'introduzione del sitar in un brano pop, lo strumento indiano a corde con cui Harrison aveva cominciato ad armeggiare durante le pause delle riprese del film Help!.
E' lo stesso Lennon a dar vita a Nowhere Man dopo una notte passata a scrivere qualcosa senza risultati apprezzabili, da qui l'idea de "l'uomo che non va da nessuna parte seduto sulla sua terra inesistente", filosofeggiante riflessione autoironica dall'andatura abulica e il suono squillante. Il tema dell'amore è affrontato con maturità e consapevolezza ben distanti dai tempi dello yè yè, gli arrangiamenti e le soluzioni armoniche divengono sempre meno lineari; è il caso di You Won't See Me e I'm Looking Through You nelle quali McCartney, circostanza insolita per l'autore, evidenzia il suo stato di inquietudine riguardo il rapporto ormai logoro con l'attrice Jane Asher.
I pezzi firmati da Harrison per Rubber Soul sono due: Think For Yourself, un pop-rock tipicamente mid-sixties e ballabile balza agli onori della cronaca per l'inclusione di due tracce di basso, una registrata passando per l'amplificatore Vox come consuetudine, l'altra, sporcata da un distorsore fuzz, direttamente in console assolve la funzione di riff trainante; la seconda traccia, If I Needed Someone, verrà bollata a posteriori dall'autore come una delle tante canzoni scritte intorno all'accordo di re; in realtà si tratta del miglior brano mai scritto da Harrison fino a quel momento: offuscata da una nebbiolina vagamente psichedelica grazie alle chitarre effettate di eco e una linea vocale cadenzata cantata a più voci, ma soprattutto per l'ipnotico giro di basso suonato sui registri medio-alti da Macca, che inizia qui le prove per le inarrivabili vette di Paperback Writer e Rain dell'anno successivo. Il nuovo basso svincolato fa capolino anche in The Word, collaborazione tra Lennon (sua l'idea iniziale e la voce solista) e McCartney; il messaggio di amore universale, antesignano di quel che sarà All You Need Is Love un paio di anni dopo, è divulgato su un intelaiatura parente stretta dei singoli soul in voga al momento (Wilson Pickett e James Brown -cfr. Ian MacDonald-).
Completano il quadro Wait e What Goes On, la prima uno scarto delle session di Help! qui riproposta con poca convinzione, la seconda un country 'n' western co-firmato da Ringo che si cimenta alla voce. La traccia conclusiva è quella che ha aperto le sedute di registrazione, Run For Your Life è una stanca composizione di Lennon, musicalmente scialba e concettualmente imbarazzante segna un momento incontestabilmente involutivo dell'autore.
La maschera leziosa di McCartney si materializza con Michelle, delicata ballad tra folk e chanson pop, melliflua per qualcuno .adorabile per altri, rimane una delle tracce più popolari del novecento; contribuisce alla stesura anche Lennon (sua la sezione mediana degli I love you), il risultato finale è una consonanza di suoni vocali e strumentali assolutamente incantevole. Sotto la pressione dei limiti di tempo Lennon aveva trovato spesso ottimi spunti di ispirazione; è il caso anche di Girl, registrata in una interminabile seduta notturna lultima utile prima del missaggio finale; una pungente ballata acustica liricamente superba e con una deliziosa coda strumentale cadenzata come un sirtaki elegante come un minuetto.
In My Life è comunemente attribuita a Lennon, ma la paternità della musica è stata spesso oggetto di polemica tra i due bimbi nellera post-Beatles (è buffo ricordare che per un periodo hanno comunicato tra loro, da un lato allaltro delloceano, solo tramite ambasciatori-giornalisti); si tratta di un brano cardine per la crescita del quartetto, qui Lennon mette a nudo le sensazioni della sua attuale condizione di apparente compiutezza partendo dai tempi andati, guardandosi indietro rievoca ladolescenza con dignità e passione senza cadere nella struggente tristezza della trappola nostalgia, impreziosita da un solo di piano suonato da George Martin a velocità dimezzata e missato a velocità doppia per ottenere un suono simile al clavicembalo, In My Life verrà in seguito ricordata da Lennon come una delle sue prime ipotesi di arte maggiore, resta indubbiamente una delle migliori composizioni dell'intero catalogo beatlesiano.
In Rubber Soul per la prima volta cominciavamo a pensare agli album come forme d'arte di per sè, come entità complete e uniche. (George Martin)
La recensione del disco si basa sugli ascolti della recente ristampa, si tratta della prima rimasterizzazione dellintero catalogo dei fab4, per Rubber Soul il team di tecnici ha lavorato sul nuovo mix stereo che George Martin creò, sul finire degli anni 80, in occasione del trasferimento dei nastri in digitale. Loperazione di refresh è ben definita e attenta a non snaturare quelli che sono gli standard di una registrazione sixties. La sezione ritmica di Macca e Ringo è decisamente più presente rispetto alla vecchia edizione, così come alcune sfumature vocali, più in generale limpressione è quella di una resa sonora corposa e brillante. Impeccabile il corredo iconografico: cardboard sleeve apribile in tre parti, un apparato fotografico molto ricercato, perlopiù composto da scatti usati per le copertine dei 45 giri del mercato estero (in questo caso anche quello italiano). La label stampata sul cd è addirittura una replica della celeberrima black & yellow label, lemblema delle ambite prime stampe originali UK in vinile (black lo sfondo, yellow la scritta Parlophone). Operazione di marketing pienamente riuscita, i Beatles ne avevano bisogno; se poi è vero che la bellezza del mondo dipende dallimmaginazione delluomo .be' una rimasterizzazione fatta con cura aiuta non poco.
Rubber Soul era il mio album preferito, credo sia il migliore che abbiamo fatto. La cosa importante fu che improvvisamente riuscivamo a sentire suoni che prima non eravamo in grado di sentire. Sentivamo maggiormente linfluenza della musica di altri, cerano tante cose che stavano germogliando, noi compresi, perché stavamo ancora crescendo. (George Harrison)
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