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R Recensione

7/10

Valerio Millefoglie

I miei migliori amici immaginari

 

Che il mondo della canzone d’autore e quello della letteratura siano vicini o contigui lo si sapeva da tempo. Ormai sono numerosi i casi di cantanti che si cimentano con la scrittura (uno per tutti, il Guccini scrittore affermato di gialli), così come scrittori che si propongono con dischi e concerti (Enrico Brizzi è forse l’esempio più popolare, ma dietro a lui segue una nutrita schiera) fino ad arrivare ad artisti che stanno perfettamente sulla linea di confine tra le due arti (Emidio Clementi dei Massimo Volume).

Quello di Valerio Millefoglie, autore del romanzo Manuale per diventare Valerio Millefoglie (Baldini & Castoldi Dalai editore), è quindi solo il nuovo nome da aggiungere all’elenco? In realtà le cose non stanno proprio così. Intanto perché lo scrittore milanese ha sempre bazzicato il mondo della musica, scrivendo su alcune testate specializzate, ma soprattutto perché in questo suo esordio su disco rifugge dalla classica trappola dello scrittore che recita i suoi testi su una base musicale. Qui si tratta di un disco vero e proprio, cantato e suonato ottimamente, grazie anche all’apporto di Massimo Martellotta (Calibro 35) che si cimenta con quasi tutti gli strumenti del disco (chitarra, batteria, pianola Bontempi). Il disco è dedicato agli amici immaginari della scrittore, in particolare a dieci di questi, uno per ogni canzone. uello qq        Quello degli amici immaginari è un “tipico fenomeno socio psicologico che si verifica quando un'amicizia prende luogo nell'immaginazione piuttosto che nella realtà fisica. Spesso possiede un'elaborata personalità e comportamento” (da Wikipedia). Raccontare di questi amici diventa per Millefoglie il modo per raccontarsi e ritrovarsi, come lo stesso autore ha dichiarato: per venti lunghi anni ne ho sentito la mancanza. Poi, riprendendo a suonare una vecchia pianola giocattolo, sono tornati nota dopo nota. Riabbracciandoli ho riabbracciato me). Così facciamo la conoscenza de L’uomo Pan di Stelle, in un’adolescenza anni ‘80 in cui Luis Miguel era la superstar da imitare, de L’Uomo Striscia Pedonale, forse la storia più strampalata di tutte eppure molto divertente, e de Il Conduttore Elettrico della Virginia, un valzer rock su una storia noir di fulmini veri (ricevuti) e d’amore (che invece non arrivano) che porterà al suicidio.

Divertentissimo il racconto di Ex Rapper, in cui l’autore, su una base di suoni elettronici, elenca tutte le cose iniziate e non finite tipiche di molti adolescenti (ex alunno di scuola di calcio, tennis, canto, danza, judo, nuoto) e non solo (ex fissato coi dischi) e chiude amaramente con il ritrovarsi nell’età adulta (poi mi sono svegliato, mi sono trovato nei miei anni enta, la vita  nei miei anni enta, non mi sembra molto contenta). Altrettanto divertente il primo singolo estratto dal disco, VM 18, brano poppeggiante e allegro, dedicato agli attori porno, il cui video clip è stato realizzato con un collage di tutte le scene non-porno dei film porno, diventando “il primo video “vm18” non vietato ai minori”.  

Proseguendo in questa galleria di personaggi immaginari, incontriamo Il Lottatore Mascherato con gli Occhiali, un brano lento e delicato, forse il più bello del disco, un piccolo gioiello di delicatezza e leggerezza pop. In altri momenti il disco prende pieghe più rock e sporche, come in Il mio Amico Altrove, un blues elettrico vicino a certe cose di Tom Waits o Nick Cave, dove però la voce mantiene toni delicati, per raccontare l’angoscia del crescere e diventare adulti, con il conseguente perdere di vista gli amici (veri o immaginari che siano), e un tono di pessimismo finale (non diventerò ciò che volevo diventare). Il rock sembra contaminarsi con il punk blues dei Cramps in Io l’ho sempre detto, o con il funk in Elvis has left the building. Molto interessante anche la costruzione stratificata di Torsolo di Mela.

Ottima anche la bonus track, Lottatore VS Gli Specchi, in questo caso un racconto e non una canzone, in cui il Lottatore mascherato incontra la sua immagine riflessa in tre specchi diversi, che gli mostrano i sui difetti, a cui si arrende togliendosi la maschera e facendo pace con se stesso. Splendida la confezione, una piccola opera d’arte curata da Federico Pepe che riproduce dieci illustrazioni di Emiliano Ponzi, in cui l’artista ha cercato di svelare i concetti nascosti dietro ogni canzone.

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