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R Recensione

7/10

Charlotte Gainsbourg

IRM

Questo è il nuovo disco di Beck. Ok, non è vero, ma non sarebbe azzardato ammetterlo. Produced by Beck Hansen, si legge nelle note in retrocopertina. All songs written by Beck Hansen: è un monito o una speranza?

La verità è che questo disco parla di Charlotte Gainsbourg, e racconta la storia minuscola di una donna in balia di uomini, eventi, incidenti, del suo coma lucido e cosciente che la porta a intuire la realtà nonostante i cinque sensi appannati. Una rabdomante distorta ricerca. A filmare la scena, a scegliere le inquadrature (e la colonna sonora) è il signor Hansen, talvolta eccedendo nella saturazione dei colori, più spesso lasciando che a parlare siano le immagini, e il sussurro posato, elegante, ma incisivo come un bisturi, della bravissima attrice – chanteuse figlia d’arte (e che arte), giunta con IRM alla sua seconda prova su disco (se si eccettua l’album registrato appena ragazzina e facilmente prescindibile).

Adoro la Gainsbourg attrice, trovo che abbia una gravità espressiva e una sorta di malinconia innata che traduce in mimica come pochissime altre attrici odierne, reciti per Von Trier o Gondry non fa differenza. La stessa profondità, la stessa ricerca di sfumature, quella delicatezza inusitata nel porsi e nel porre, resta privilegio dell’ascoltatore dall’inizio alla fine del disco, nonostante gli interventi intenzionalmente fuori fase del musicista losangelino.

IRM è la sigla francese per indicare la risonanza magnetica ed è il chiaro riferimento all’episodio che vide la Gainsbourg in fin di vita dopo un incidente un paio d’anni fa, a causa di un’emorragia cerebrale risolta per miracolo da un intervento chirurgico. IRM dà il titolo anche al secondo brano del disco, un travaglio di beep ospedalieri, cori metallici e agonie spaziali, un testo che esula dalla realtà fermandosi in un limbo di certezze disconnesse e psicotiche (“Leave my head demagnetized/ Tell me where the trauma lies/ In the scan of pathogen/ Or the shadow of my sin."). In questa canzone, nel suo significato e nella sperimentazione semantica e musicale di cui è oggetto, giace il senso dell’intero lavoro.

Ed è un percorso morbido ma ondivago, che passa dai tribalismi dell’iniziale Master’s Hands alla bjorkiana già citata IRM, dalla delicatezza di Le Chat Du Café Des Artistes (cover di un vecchio brano di Jean-Pierre Ferland, cantato con dolcissima risolutezza) e di La Collectionneuse all’accoppiata Trick PonyGreenwich Mean Time, in cui prendono la scena bassi pulsanti e tappeti electro, mentre la voce della Gainsbourg viene prima distorta (nel primo brano, più riuscito) e poi distrutta dal vocoder, in una bolla ritmica che mi ha ricordato gli Eels più controversi (quelli di Souljacker).

Non tutto è perfettamente a fuoco, parlo specialmente di Heaven Can Wait, unico duetto con Beck e forse pezzo più debole del disco, una filastrocca alla Belle And Sebastian più gioiosi, e di Looking Glass Blues, non più di un divertissement tipico dell’artista americano. Anche Time Of The Assassins, ostentatamente beckiana, racconta di rinascite e speranze, è piacevole ma aggiunge poco alla cifra compositiva della coppia. Discorso diverso per Me And Jane Doe, un battito scandito di percussioni, marimba e coretti maschili (molto Magnetic Fields), per l’incedere westernato di Dandelion (i Kills che giocano con ottoni ed archi) e per gli arpeggi soavi di In The End, lieve e ricamata di violini.

Menzione d’onore infine per Vanities, poetica e straziante (“and I’m only burning vanities”), scenari infuocati di tramonti, lunga immaginifica coda, e per la bellissima Voyage, praticamente perfetta nella sua ritmica serrata, nell’incombenza degli archi, nel rincorrersi stonato di base e canto (anche se fin troppo simile a Paper Tiger di Beck).

Lontano anni luce da prove affini di altre starlette patinate (non faccio nomi, Carla Bruni), IRM è disco vero di un’artista vera, a tutto tondo, non mero vezzo cantautorale estemporaneo. Un suono altissimo, ricercato, profondo, una produzione sopra le righe non sempre efficace, ma un piacevolissimo ascolto anche per orecchie abituate all’eccellenza.

La confezione deluxe comprende un dvd di 40 minuti con interviste alla Gainsbourg e a Beck, prove in studio, il video surreale di Heaven Can Wait con relativo making of. Deluxe edition reperibile in rete a un prezzo davvero irrisorio (ma questa è un’altra storia).

C Commenti

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Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 15:04 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

avevo un po paura di beck, non sempre mi entusiasma. qui ha fatto un buon lavoro, produzione e arrangiamenti misurati, io da buon nostalgico preferisco le tracce piu spoglie: La Collectionneuse, Le Chat Du Café Des Artistes, Me And Jane Doe, concordo con il buon daniele e il suo voto finale!!!

loson (ha votato 7 questo disco) alle 17:58 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

Io invece preferisco le cose più stravaganti come appunto la Title Track (Section 25 e Young Marble Giants ripassati al laptop?) e "Trick Pony", o le più strazianti come "Vanities" (una canzone di Merz, in pratica...). Carine anche "Heaven Can Wait" e "Me And Jane Doe", sì... Ottimo Daniele, recensione assai accurata.

Utente non più registrato alle 18:56 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

son d'accordo...

anche se in IRM di Bjork non ci vedo niente (e poi quale Bjork? Ma sai quante ce ne sono!), chissà perchè ho notato più affinità con l'ultimo di Martina Topley-Bird. Come Dr. Paul anche io di quest'album preferisco le tracce più minimaliste (a quelle citate aggiungo Time of the Assassins) che non quelle pilotate da Beck.

Utente non più registrato alle 20:43 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

Disco veramente splendido.

salvatore alle 21:57 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

RE:

e figliola veramente splendida. Per il voto ripasso, ma già anticipo che mi piace

pattume (ha votato 9 questo disco) alle 22:54 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

Disco fantastico. Nella Top 3 di inizio 2010

fabfabfab alle 22:56 del 15 febbraio 2010 ha scritto:

Il disco devo ancora ascoltarlo, il precedente era carino laddove Jarvis Cocker dava fondo alla sue risorse, e buono nel singolo, quando a quella di Cocker si aggiungeva la penna di tale Neil Hannon. Adesso c'è Beck. Della serie "così son capaci tutti". Aggiungeteci che lei ha la voce - come da tradizione francese - un po' sfiatata e monocorde, per il momento l'unica cosa che rimane è il cognome. Che è un signor cognome ( e tra l'altro Jane Birkin ancora campa facendosi scrivere album interi da questo e da quello ) ma insomma, il nepotismo musicale mi indispone molto...

bargeld, autore, alle 10:38 del 16 febbraio 2010 ha scritto:

RE: fabio

Aperto un topic nel forum su quest'argomento. Comunque io sono più scettico riguardo agli attori che vogliono cantare, i cantautori che si cimentano con la regia, i ballerini che recitano nelle fiction... piuttosto che sul nepotismo in sè. Battiato regista mi fa venire l'orticaria. La Gainsbourg mi pare una splendida eccezione.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 17:18 del 17 febbraio 2010 ha scritto:

Daniele arriva il solito rompi: questo disco è

uscito nel 2009 (Because music appunto).

bargeld, autore, alle 17:36 del 17 febbraio 2010 ha scritto:

Effettivamente l'etichetta porta 2009 (me ne sono accorto ora), in Italia è uscito il 29 gennaio 2010, in Inghilterra ad esempio mi risulta 25 gennaio, sempre 2010, tanto che il negozio da cui l'ho comprato lo aveva in preordine e cominciava a distribuirlo da quella data. Vedremo il da farsi, ma tranquillo non rompi affatto, anche scomparisse dai rolling records me ne farei una ragione!

gull (ha votato 6 questo disco) alle 18:07 del 17 febbraio 2010 ha scritto:

Ogni volta che l'ho ascoltato sono arrivato "stremato" alla fine, nel senso che mi ha un pò annoiato. Comunque una sufficienza piena lo merita. A piccole dosi è piacevole e ben prodotto.

doopcircus alle 18:52 del 17 febbraio 2010 ha scritto:

Nessuna svista Per determinati dischi si fa semplicemente riferimento alla data di distribuzione Italiana, tutto qui

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 19:04 del 17 febbraio 2010 ha scritto:

Ah be allora

target (ha votato 6 questo disco) alle 17:16 del 18 febbraio 2010 ha scritto:

Non male, sì. Anche se in tanto eclettismo ci sono momenti, per me, di troppo (il disco, insomma, poteva essere un po' asciugato, soprattutto nella seconda metà). E poi ammetto, con fabio, che la costruzione 'industriale' di album così (scritti da tizio e interpretati da caio, caia in questo caso) mi crea sempre qualche personalissima resistenza, al di là del nepotismo.

synth_charmer (ha votato 8 questo disco) alle 17:03 del 21 febbraio 2010 ha scritto:

che sorpresa!

disco elegante ed impegnato. I presupposti negativi c'erano tutti, non ultimo un singolo che tanto ricorda i lavori meno felici di Beck, ma che fortunatamente è solo un momento isolato del disco. Vince invece il french style della Gainsbourg, per fortuna. Un disco da luce soffusa, l'uscita più raffinata del 2010, finora.

nico83 (ha votato 5 questo disco) alle 15:52 del 23 febbraio 2010 ha scritto:

Non so... non mi convince... forse mi infastidisce il fatto che sia solo un'interprete.

sarah (ha votato 7 questo disco) alle 14:53 del 24 febbraio 2010 ha scritto:

A me è piaciuto.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 9:04 del 27 febbraio 2010 ha scritto:

Secondo me dovrebbero ringraziarsi a vicenda,

"Guerita" chiaro per aver trovato la tavola imbandita, ma anche Beck perchè se avesse fatto

quest'album (magari cantando lui) penso (è una

mia sensazione eh) che avrebbe trovato meno benevolenza. Comunque io tutti i dischi fatti

da Beck dopo Sea change li ascolto volentieri.

hanno sempre qualche brano che mi piace, ma nel

complesso son per me nulla di speciale. Questo non

fa eccezione. Sufficienza piena.

TexasGin_82 (ha votato 7 questo disco) alle 17:46 del 27 febbraio 2010 ha scritto:

carino ma

carino ma, quando ho letto che è stato tutto scritto e prodotto da Beck, per un attimo ho sperato in qualcosa di più sperimentale. Come hai vecchi tempi. Quanto vorrei ritrovare qualcosa come Odelay e Mellow Gold, con tutti quei pezzettini di altre canzoni, messe insieme con il tocco del piccolo genio che gioca con il lego.

bargeld, autore, alle 18:05 del 27 febbraio 2010 ha scritto:

Beh doveva cucire un vestito addosso alla Gainsbourg, non ostentare bravura nella sperimentazione. Credo piuttosto che delle volte sia andato anche sopra le righe. E però la Gainsbourg con quell'abito che le dona poco, sembra ancora più bella.

Lobo alle 18:49 del 2 marzo 2010 ha scritto:

Che topa, canta anche bene?

lev (ha votato 6 questo disco) alle 13:20 del 6 luglio 2010 ha scritto:

strano sto disco. non ha niente che non va, però, a parte un paio di pezzi, non riesce a prendermi.

mdishes (ha votato 10 questo disco) alle 7:25 del 15 ottobre 2010 ha scritto:

molti dubbi

un lavoro di beck in posizione 49.....non capisco

figurehead (ha votato 8 questo disco) alle 22:19 del 9 gennaio 2011 ha scritto:

bel disco

gran bel disco, mi piace questa collaborazione.

Bella anche la recensione, meglio della mia!

http://bit.ly/g0Oobj