Bluvertigo
Metallo Non Metallo
Non posso affermare di non essere attratto, almeno concettualmente, da un personaggio come Marco Castoldi, in arte Morgan. A prescindere dallhype creatosi attorno alla sua figura da quando giganteggia (fosse difficile ) a livello di preparazione e cultura musicale nel baraccone di X-Factor, ho sempre stimato e ammirato il suo approccio, la sua dedizione, e il suo amore sincero per il proprio lavoro di musicista, e spesso condiviso il suo fanatismo per mostri sacri come Bowie e De Andrè. La sua carriera, con i Bluvertigo e dopo da solista, ha vissuto alti e bassi ma si è sempre distinta a livello di preparazione e ricerca, e con la band spesso anche in originalità. Da poco è uscito il suo Italian Songbook vol.1, che non ho ascoltato e non giudico, ma oggi raccontiamo di Metallo Non Metallo, album a nome Bluvertigo datato 1997 - anno di grazia per il rock (in) italiano che ha visto tra gli altri luscita di capolavori come Hai Paura Del Buio? e Rosemary Plexiglass - che costituisce nelle intenzioni della band il secondo capitolo della cosiddetta trilogia chimica, preceduto e seguito sempre di due anni rispettivamente dal più immediato Acidi e Basi e dal più controverso Zero.
Ciò che sta nel mezzo in genere è virtù ma può essere anche mediocre ci avvisa Morgan ne Il Nucleo, canzone appunto centrale del lotto. Cè una tendenza al perfezionismo, alla cura maniacale dellarrangiamento, alla stratificazione del suono, cè matematica sorprendente e un po boriosa, cè unattitudine comune nelluso della lingua e dello strumento musicale, che è quadrata più che circolare. Il libretto, a pagina 1, ci introduce a un concetto stucchevole simile alla tesi-antitesi-sintesi di stampo hegeliano ma applicata al cuore anziché al pensiero. Insomma, ci sono tutte le premesse per accostarsi allalbum con il dovuto scetticismo da guazzabuglio, chè sottile è il confine tra idea fertile e sterile sega mentale.
Unintro da pronti via con la voce di Pancaldi, sostituito alle chitarre da Livio Magnini (arruolato in formazione al fianco di Morgan e Andy con Sergio Carnevale alla batteria), pochi secondi e arriva Ilmiomalditesta, unapertura inaspettata con un attacco che ricorda i Pavement, chitarra pulsante sotto pelle e tracce di space rock, liriche un po stucchevoli ma contagiose, nel tipico stile senza rima tanto caro a Morgan. Fuori Dal Tempo è psichedelica nellutilizzo molto poco umano dellelettronica, la base in sottofondo è appuntita e ossessiva, fino alla lunga coda delirante. Il brano critica lobsolescenza delle istituzioni nelleducazione dei giovani e racconta linadeguatezza sociale dellindividuo. Da questi temi parte pure Vertigoblu, autentico manifesto del credo della band, con le sue distorsioni chitarristiche, il basso violento e quasi sanguinante, la batteria in controtempo, e il ritornello più lineare, liberatorio, a sottolineare che basta unidea coraggiosa, perché lesistenza cominci a prendere forma.
Lintermezzo minaccioso di Tele Cinesi introduce la splendida Cieli Neri, ballata lieve anche nelle liriche, inesorabilmente triste e quasi pacificata, ricamata dal flauto impertinente di Mauro Pagani (ospite dellalbum anche altrove) che disegna lo scenario come un fringuello fuori posto in una serata assolata. Fuori posto come la prescindibile Oggi Hai Parlato Troppo, col suo riffone tamarro, che precede lapocalisse decadente alla The Downward Spiral in cui annega la già citata Il Nucleo, uno spartiacque nelleconomia dellalbum. Un carillon ci riporta in una dimensione ultraterrena nella dolce ninna nanna trasognata di Ebbrezza Totale, cullati dal canto (stavolta si) rassegnato di Morgan e dalla circolarità velenosa ma melliflua delle chitarre di Magnini. Altre F.d.V. è probabilmente il pezzo più famoso, autentico pilastro del Bluvertigo pensiero, dalla base narcotica, pulsante, tremendamente anni 80, alla filosofia un po spicciola ma altrettanto ambiziosa che ne permea il testo, volto a dimostrare in parole povere lassunto secondo cui è praticamente ovvio che esistano altre forme di vita da qualche parte nelluniverso, criticando nuovamente, senza affondare troppo il colpo, le istituzioni obsolete (e di conseguenza la mentalità cattolica). Dopo un nuovo deviato intermezzo fa il suo ingresso in scena (Le Arti Dei) Miscugli in cui un loop molto funky accompagna parole che indagano i contrasti e i paradossi della mente umana, con citazioni sapienti che raramente peccano di umiltà (agatodemone e cacodemone si scontrano in me).
Tutto sommato divertente. Ideaplatonica è nuovamente dolce, sulla linea già tracciata da Cieli Neri, e soprattutto da Ebbrezza Totale nella circolarità degli arrangiamenti. E personalmente trovo Morgan di gran lunga più credibile quando canta che non quando filosofeggia sui massimi sistemi (infatti il suo percorso solista è andato in quella direzione, n.d.a.). So Low - LEremita è più classicamente Bluvertigo pre-Metallo Non Metallo, con le chitarre grasse, i ritmi tirati e le liriche serrate. Da qualche parte tra Joy Division e Bauhaus, chiude la malata Troppe Emozioni, cupa e fatalista, un testo oscuro pronunciato tra i denti, e qualche livido raggio di sole dal ricamo vocale della brava Alice. Dopo qualche minuto in silenzio la ghost track è nulla più che il residuo di un rogo divampato lentamente.
Un disco che contiene in sé i germi schizzati di un cantautorato eccentrico che forse non ha mai preso piede veramente in Italia (mi vengono in mente i La Sintesi, o i Soerba, peraltro prodotti anche da Morgan), e per questo a ragione considerato capostipite di genere. Non sono tra i detrattori del buon Marco Castoldi, ma neanche tra gli adoratori, mi pongo nel mezzo, come il suo Nucleo, trovandolo un musicista interessante, dalle ottime intuizioni e dalla fervida cultura musicale, spesso citata e omaggiata con buonissimi risultati. Da qui a dire che Metallo Non Metallo sia un capolavoro epocale per la musica italiana, beh ce ne passa. In ogni caso, è solo lopinione di un ascoltatore appassionato. O quella del mio Cacodemone, chi può dirlo...
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