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R Recensione

7/10

Bluvertigo

Metallo Non Metallo

Non posso affermare di non essere attratto, almeno concettualmente, da un personaggio come Marco Castoldi, in arte Morgan. A prescindere dall’hype creatosi attorno alla sua figura da quando giganteggia (fosse difficile…) a livello di preparazione e cultura musicale nel baraccone di X-Factor, ho sempre stimato e ammirato il suo approccio, la sua dedizione, e il suo amore sincero per il proprio “lavoro” di musicista, e spesso condiviso il suo fanatismo per mostri sacri come Bowie e De Andrè. La sua carriera, con i Bluvertigo e dopo da solista, ha vissuto alti e bassi ma si è sempre distinta a livello di preparazione e ricerca, e con la band spesso anche in originalità. Da poco è uscito il suo Italian Songbook vol.1, che non ho ascoltato e non giudico, ma oggi raccontiamo di Metallo Non Metallo, album a nome Bluvertigo datato 1997 - anno di grazia per il rock (in) italiano che ha visto tra gli altri l’uscita di capolavori come Hai Paura Del Buio? e Rosemary Plexiglass - che costituisce nelle intenzioni della band il secondo capitolo della cosiddetta trilogia chimica, preceduto e seguito sempre di due anni rispettivamente dal più immediato Acidi e Basi e dal più controverso Zero.

“Ciò che sta nel mezzo in genere è virtù” ma “…può essere anche mediocre” ci avvisa Morgan ne Il Nucleo, canzone appunto centrale del lotto. C’è una tendenza al perfezionismo, alla cura maniacale dell’arrangiamento, alla stratificazione del suono, c’è matematica sorprendente e un po’ boriosa, c’è un’attitudine comune nell’uso della lingua e dello strumento musicale, che è quadrata più che circolare. Il libretto, a pagina 1, ci introduce a un concetto stucchevole simile alla tesi-antitesi-sintesi di stampo hegeliano ma applicata al cuore anziché al pensiero. Insomma, ci sono tutte le premesse per accostarsi all’album con il dovuto scetticismo da guazzabuglio, chè sottile è il confine tra idea fertile e sterile sega mentale.

Un’intro da pronti via con la voce di Pancaldi, sostituito alle chitarre da Livio Magnini (arruolato in formazione al fianco di Morgan e Andy con Sergio Carnevale alla batteria), pochi secondi e arriva Ilmiomalditesta, un’apertura inaspettata con un attacco che ricorda i Pavement, chitarra pulsante sotto pelle e tracce di space rock, liriche un po’ stucchevoli ma contagiose, nel tipico stile senza rima tanto caro a Morgan. Fuori Dal Tempo è psichedelica nell’utilizzo molto poco umano dell’elettronica, la base in sottofondo è appuntita e ossessiva, fino alla lunga coda delirante. Il brano critica l’obsolescenza delle istituzioni nell’educazione dei giovani e racconta l’inadeguatezza sociale dell’individuo. Da questi temi parte pure Vertigoblu, autentico manifesto del credo della band, con le sue distorsioni chitarristiche, il basso violento e quasi sanguinante, la batteria in controtempo, e il ritornello più lineare, liberatorio, a sottolineare che basta un’idea coraggiosa, perché “l’esistenza cominci a prendere forma”.

L’intermezzo minaccioso di Tele Cinesi introduce la splendida Cieli Neri, ballata lieve anche nelle liriche, inesorabilmente triste e quasi pacificata, ricamata dal flauto impertinente di Mauro Pagani (ospite dell’album anche altrove) che disegna lo scenario come un fringuello fuori posto in una serata assolata. Fuori posto come la prescindibile Oggi Hai Parlato Troppo, col suo riffone tamarro, che precede l’apocalisse decadente alla The Downward Spiral in cui annega la già citata Il Nucleo, uno spartiacque nell’economia dell’album. Un carillon ci riporta in una dimensione ultraterrena nella dolce ninna nanna trasognata di Ebbrezza Totale, cullati dal canto (stavolta si) rassegnato di Morgan e dalla circolarità velenosa ma melliflua delle chitarre di Magnini. Altre F.d.V. è probabilmente il pezzo più famoso, autentico pilastro del Bluvertigo pensiero, dalla base narcotica, pulsante, tremendamente anni ’80, alla filosofia un po’ spicciola ma altrettanto ambiziosa che ne permea il testo, volto a dimostrare in parole povere l’assunto secondo cui “è praticamente ovvio che esistano altre forme di vita” da qualche parte nell’universo, criticando nuovamente, senza affondare troppo il colpo, le istituzioni obsolete (e di conseguenza la mentalità cattolica). Dopo un nuovo deviato intermezzo fa il suo ingresso in scena (Le Arti Dei) Miscugli in cui un loop molto funky accompagna parole che indagano i contrasti e i paradossi della mente umana, con citazioni sapienti che raramente peccano di umiltà (“agatodemone e cacodemone si scontrano in me”).

Tutto sommato divertente. Ideaplatonica è nuovamente dolce, sulla linea già tracciata da Cieli Neri, e soprattutto da Ebbrezza Totale nella circolarità degli arrangiamenti. E personalmente trovo Morgan di gran lunga più credibile quando “canta” che non quando filosofeggia sui massimi sistemi (infatti il suo percorso solista è andato in quella direzione, n.d.a.). So Low - L’Eremita è più classicamente Bluvertigo pre-Metallo Non Metallo, con le chitarre grasse, i ritmi tirati e le liriche serrate. Da qualche parte tra Joy Division e Bauhaus, chiude la malata Troppe Emozioni, cupa e fatalista, un testo oscuro pronunciato tra i denti, e qualche livido raggio di sole dal ricamo vocale della brava Alice. Dopo qualche minuto in silenzio la ghost track è nulla più che il residuo di un rogo divampato lentamente.

Un disco che contiene in sé i germi schizzati di un cantautorato eccentrico che forse non ha mai preso piede veramente in Italia (mi vengono in mente i La Sintesi, o i Soerba, peraltro prodotti anche da Morgan), e per questo a ragione considerato capostipite di genere. Non sono tra i detrattori del buon Marco Castoldi, ma neanche tra gli adoratori, mi pongo nel mezzo, come il suo Nucleo, trovandolo un musicista interessante, dalle ottime intuizioni e dalla fervida cultura musicale, spesso citata e omaggiata con buonissimi risultati. Da qui a dire che Metallo Non Metallo sia un capolavoro epocale per la musica italiana, beh ce ne passa. In ogni caso, è solo l’opinione di un ascoltatore appassionato. O quella del mio Cacodemone, chi può dirlo...

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 20 voti.
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george 8/10
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F-000 9/10
ROX 7/10
David 8/10
PehTer 8/10

C Commenti

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KidInTheRiot (ha votato 7 questo disco) alle 10:04 del 22 maggio 2009 ha scritto:

mezzo voto in più ci stava

mezzo voto in più ci stava per il morgan dell epoca, ma sarebbe inevitabile toglierne mezzo per il Morgan di adesso!

Ivor the engine driver (ha votato 7 questo disco) alle 12:06 del 22 maggio 2009 ha scritto:

al tempo li odiavo a morte, come odiavo tutto l'inizio del revival '80. Poi mi è capitato di risentirlo un po'di anni dopo, e devo dire che nion era male, anzi tutt'altro. Beh il Morgan del tempo pure non scherzava in quanto a sbruffonaggine, ma quello che mi stava veramente sulle palle era il tastierista pseudo new romantic. Mi ricordo un live a pinarella di cervia in cui un paio di amici rischiarono di far finire prematuramente, durante il pogo, la carriera di Morgan. Che alla fin fine non mi è mai stato sul cazzo veramente, come invece da sempre Agnelli.

Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 14:13 del 22 maggio 2009 ha scritto:

eh si un 7 se lo merita dai....

loson (ha votato 7 questo disco) alle 14:47 del 22 maggio 2009 ha scritto:

Già. Non credo poi ci sia tutto questo divario qualitativo fra Bluvertigo, Afterhours e Scisma, ma de gustibus. Della band del Morganzio preferisco l'esordio "Acidi E Basi", ma anche questo qui fa la sua porca figura.

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 15:50 del 22 maggio 2009 ha scritto:

Stimo il gruppo, fin dagli albori e sono attratto particolarmente dall'avvenenza intellettualoide e naturalmente carismatica di Marco Castoldi alias Morgan, ma soprattutto dalla loro gustosa prescrizione musicale, plasmata da un'ascendenza di bowiana memoria, intuizioni 'pop' brillanti, saturate di genealogie new wave, echi kraftwerkiani, melodia e testi di scuola ''battiatista'' che lambiscono il nonsense. ''Metallo Non Metallo'' resta il mio album preferito, e quindi tendo a riconoscergli per merito, di aver portato, nel panorama rock italiano, una decisa vivacità, un certo dinamismo stilistico e una buona dose di esuberanza, risultando un'allettante e suadente novità, al cospetto di un 'circuito rock alternativo' riesumato, grazie (come giustamente fai notare...) allo straordinario ''Hai Paura Del Buio?'' (che reputo superiore a quest'album) e ''Rosemary Plexiglas'' (che reputo inferiore a quest'album) che già si trovava in uno stadio di sensibile, eloquente e sintomatico mutamento.

Mr. Wave (ha votato 8 questo disco) alle 15:53 del 22 maggio 2009 ha scritto:

rispetto comunque, la tua disamina e il tuo pensiero caro Daniele

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 18:53 del 22 maggio 2009 ha scritto:

Per me, splendido. Oltre l'immagine di facciata c'è qualcosa di ben sostanzioso.

george (ha votato 8 questo disco) alle 21:48 del 22 maggio 2009 ha scritto:

a me piace roprio tanto. adoro i testi

Uallarotto alle 16:27 del 4 luglio 2009 ha scritto:

"Cieli Neri" è un po' troppo uguale a "I Talk to the Wind". Un po' troppo per essere solo una coincidenza.

Utente non più registrato alle 22:02 del 10 dicembre 2009 ha scritto:

Fa troppo strano leggere recensioni post-mortem di album usciti secoli orsono di cui s'è straparlato nelle riviste di settore. Solo di questo lavoro conservo una miriade di articoli su, attorno, riguardo a.

Recensione - per quanto mi riguarda - boriosa e iper-descrittiva ("_-). E l'album vale molto di più.

fabfabfab alle 23:14 del 10 dicembre 2009 ha scritto:

RE:

Mi si conceda - che di norma sono personcina discreta e poco incline alla baruffa - ma in questo caso mi sembra che la critica alla recensione sia ... come dire ... un pochino strumentale, diciamo gratuita, o quantomeno 'personale'. Una vendetta trasversale un po' meschina, ecco.

Utente non più registrato alle 23:23 del 10 dicembre 2009 ha scritto:

arrivano i rinforzi

ROX (ha votato 7 questo disco) alle 20:31 del 17 aprile 2011 ha scritto:

il migliore degli album dei Bluvertigo

NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 20:48 del 17 aprile 2011 ha scritto:

(le arti dei) Miscugli

Alternative-rock, wave, synth-pop, electro, industrial, psichedelia...Insomma uno dei migliori album italici anni Novanta, quando il signor Castoldi non era un buffo fenomeno da baraccone televisivo. "Il Nucleo" e "Il Mio Malditesta" strappamutande.

David (ha votato 8 questo disco) alle 16:57 del 20 settembre 2012 ha scritto:

Preferisco Acidi & Basi, però questo pure lo apprezzo, citazionista al punto giusto. La migliore Vertigoblu che mi ricorda parecchio i Primus.

Mattia Linea (ha votato 9 questo disco) alle 12:47 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Probabilmente il loro migliore album. Sicuramente, per un estraneo interessato ad addentrarsi ne "Il Nucleo" dei Bluvertigo l'album più giusto. Quattro musicisti incredibili, tecnicamente uno più bravo dell'altro. Testi malati, alienati e/o alienanti, onirici. Base musicale potentissima. Su tutte, da segnalare "Cieli Neri" (la più soft), "Il Mio Malditesta", "Oggi Hai Parlato Troppo", "Fuori Dal Tempo" e "Altre F.D.V", la loro canzone più famosa direi.

Bellissimo. Se si parla di rock italiano anni '90 non si può non citarlo.