Franco Battiato
Battiato
Nel primo album per la Ricordi il concettualismo di Battiato si fa rigorosissimo e autorevole. È composto da due soli pezzi: sul lato A troviamo Zâ, un componimento per pianoforte di venti minuti che Franco Battiato commenterà così: «Apparentemente povero. Quasi completamente formato da un accordo. Volutamente percussivo (non vi viene mai usato il pedale di destra), divide e sottrae risonanze, con una tecnica di rilascio. Ha bisogno di un ascolto che definirei meta-analitico, a favore di una non-spazialità atemporale». Sul lato B cè Cafè-table-musik, di circa diciannove minuti: «Questo pezzo della regressione europea è una specie di collage orfico; pieno di sostituzioni, manipolazioni, citazioni false, o meglio: copie originali. La scala di pianoforte diventa melodia, lesercizio di voce sentimento».
Zâ è composto quasi interamente da un solo accordo con poche variazioni che si ripete a ritmi differenti durante il brano, ognuno con una certa regolarità. La traccia è suddivisibile in alcune parti a seconda dellaccordo utilizzato, che varia leggermente. Questo componimento si dimostra essere un austero esempio di minimalismo (che nel mondo era stato sviluppato da Steve Reich e Terry Riley); laddizione dei suoni operata dal pianista Antonio Ballista è precisa ed ordinata e mette lascoltare alla prova: sta infatti a lui capire variazioni, accenti e dettagli tecnici.
È possibile far risalire Zâ ai grandiosi Momente (1962-69) di Karlheinz Stockhausen dove il fulcro ruotava attorno alla forma-momento, ovvero allamalgama di velocità, timbro, pitch ecc. in grado di rendere lavvenimento dellattimo, dellistante. Anche nel componimento battiatiano non si glissa sul tema delle interazioni dinamiche genitrici del momento stesso, e non si elude il problema circa le reminiscenze che un momento genera in quello successivo. Nellopera di Stockhausen e in quella di Battiato, infatti, ogni frammento porta in sé ricordi di quello precedente, e così via fino alla fine. Si vengono quindi a sovrapporre i concetti analogici di cambiamento e rinnovamento, tanto che le possibilità intraviste in Zâ sono infinite, cosicché questopera risulta solo come una probabilità incidentale.
Cafè-table-musik offre invece altri spunti di riflessione intellettuale e artistica. Innanzitutto gli scherzosi coffee table books di Marcel Proust; poi i nonluoghi di Marc Augé, teorizzati nel 1992; infine i tableau piège di Daniel Spoerri, creati a partire dal 1960: oggetti trovati casualmente in situazioni di disordine o di ordine vengono fissati al loro supporto esattamente nella posizione in cui si trovano, a cambiare è la loro posizione rispetto allosservatore. In questambientazione di musica-colore regna sovrana la decontestualizzazione duchampiana, rintracciabile ad esempio nellesclamazione: « Aranciate, panini, birra » che, tolta dal suo contesto duso ed immersa nel discorso lirico, perde, in base a una non consequenzialità logica, il suo senso vecchio «per passare dallemisfero semantico a quello musicale più semantico: libertà dal conosciuto per il conosciuto».
La convincente voce della soprano Alide Maria Salvetta, che ritroveremo anche nel disco successivo, e i suoni prodotti in studio dal compianto Claudio Rocchi, generano una perfetta astrazione dalla realtà dei singoli momenti sonori. Come afferma lautore stesso: «[In Cafè-table-musik] vi è una realtà rappresentata presso un teatro immaginario». Seppur permeato da un fervido concettualismo, Battiato non si sottrae comunque al neoclassicismo, con melodie meravigliose ed enigmatiche negli spezzoni pianistici di Ballista, toccanti e suggestive quando si spostano sulle corde vocali della Salvetta.
Battiato del 77 è questo: un disco amusicale, un dipinto adescrittivo, uninstallazione disinstallata, un film in bianco e bianco muto. Questo disco è come una galleria darte stracolma di visitatori ma con le pareti spoglie, dove ognuno è costretto a guardare laltro e questa stessa indagine tra esseri umani diventa loggetto artistico.
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