Mia Martini
Oltre la collina
Mia Martini è una delle più grandi interpreti della canzone italiana, forse davanti a lei c'è solo Mina. E non parlo tanto della voce quanto della forza interpretativa che l'ha fatta paragonare alla francese Edith Piaf. Ci fu un periodo in cui davvero qualsiasi canzone finisse tra le "mani" di Mia, si trasformava in successo.
"Oltre la collina" è il primo album della cantante a nome Mia Martini. Prima aveva già inciso ma con il semi-pseudonimo di Mimì Bertè.
L'album è sicuramente uno dei più significativi del panorama musicale italiano di quei tempi e non solo. Le canzoni, oltre ad essere interpretate con grande forza, sono interessanti per le tematiche dei testi, certamente troppo scomodi e graffianti per l'epoca. Ne è un esempio eclatante "Padre davvero", brano di punta dell'album uscito anche come singolo. Il testo racconta del difficile rapporto fra un padre e la figlia, dove frasi come: "e con mia madre dormivi nel fieno, anche in aprile e di me era piena. Padre, davvero, sarebbe grande sentire il parere della tua amante", oppure: "ma chi ti somiglia, ma sei sicuro che sia tua figlia?" gli valsero la censura da parte della Rai. Cinque delle canzoni dell'album sono state composte da un semi-sconosciuto Claudio Baglioni, mentre altre cinque sono versioni italiane di canzoni straniere. Tra queste la famosa "The lion sleeps tonight" che stranamente conserva il titolo inglese, mentre la "Into white" di Cat Stevens diventa "Nel rosa" ( notare la variazione cromatica del colore… ) alla cui stesura del testo ha partecipato la stessa Mia Martini.
L'album si apre con "Tesoro... ma è vero?", struggente storia di una non vedente che cerca di capire com'è fatto il mondo attraverso gli occhi del suo uomo, ma il finale è tragico perché lui l'abbandona.
Tra le composizioni di Baglioni, notevole è "Gesù è mio fratello" che a causa del titolo ha avuto anch'essa i suoi problemi di radio diffusione. I censori hanno badato al titolo e non ai contenuti che esprimevano un incitamento alla fede. Nelle ristampe successive il titolo venne modificato in "Gesù caro fratello".
"Prigioniero", il cui testo è stato scritto dalla Martini, è probabilmente autobiografico e si riferisce al breve periodo di detenzione che la cantante ha dovuto subire sul finire degli anni '60 per detenzione di droga. Per proseguire coi brani scomodi ecco "La vergine e il mare" che parla di uno stupro. Il testo recita: " Mi prese dai fianchi, piegò la mia schiena, fu su di me. Dalla nuda parete il quadro dei Santi e Dio, Dio mi maledì. Mi piacque giacere con lui." Inutile specificare che anche questo pezzo ebbe i suoi guai con la censura , forse non tanto per l'atto in sé ma per la compiacenza della protagonista. "Lacrime di marzo" e "Testamento" sono una la conseguenza dell'altra, laddove la prima canzone parla del suicidio della protagonista e la seconda rende note le sue ultime volontà. Purtroppo la prima è fin troppo profetica…
Il brano che dà il titolo all'album è anche quello che lo chiude. Si tratta di un recitato che scorre sulle note della musica della prima canzone "Tesoro…ma è vero?" e tra le voci del coro si può riconoscere quella di Baglioni.
Un album dunque che tocca temi scottanti per quegli anni: la religione, il sesso, il suicidio. Un disco dalle atmosfere tristi, desolanti, ma di grande spessore artistico e umano e quindi giustamente considerato tra i migliori lavori della cantante.
Mia Martini ha trovato la morte nel 1995 ( suicidio o incidente? La cosa non è mai stata chiarita del tutto… ) dopo una lunga e onorevole carriera ed una vita segnata dalla solitudine e soprattutto appesantita da un fardello indegno, dovuto alla cattiveria degli uomini che le hanno appioppato fin dall'inizio il marchio di portatrice di jella, marchio che si è trovato cucito addosso per tutta la durata della carriera e a causa del quale, in molte occasioni, ha dovuto subire lo snobismo dei suoi stessi colleghi.
Se proprio vogliamo dargli un voto io dico 4 stelle.
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